L'intelligenza artificiale sta entrando prepotentemente nell'arena elettorale, sollevando interrogativi cruciali sulla tenuta dei sistemi democratici. Una serie di studi condotti su oltre 80.000 elettori in cinque paesi diversi ha dimostrato che i chatbot basati su grandi modelli linguistici possono modificare le preferenze di voto con un'efficacia paragonabile a quella di esperti politici in conversazioni faccia a faccia, superando nettamente gli strumenti tradizionali di propaganda elettorale. La ricerca, guidata da David Rand del Massachusetts Institute of Technology, rappresenta la più ampia indagine mai condotta sulla capacità persuasiva dell'intelligenza artificiale in contesti elettorali reali, aprendo scenari tanto preoccupanti quanto inaspettatamente rassicuranti sul futuro della partecipazione politica.
Il nucleo della ricerca ha coinvolto 2.400 elettori statunitensi durante la competizione presidenziale tra Donald Trump e Kamala Harris. I ricercatori hanno chiesto ai partecipanti di identificare la questione politica più importante per loro o la caratteristica personale che consideravano fondamentale in un presidente. Successivamente, ogni elettore ha valutato la propria preferenza tra i due candidati su una scala di 100 punti e ha fornito risposte scritte per spiegare le ragioni delle proprie scelte. Queste informazioni sono state poi utilizzate per alimentare chatbot come ChatGPT, programmati per condurre un dialogo strutturato della durata di circa sei minuti, composto da tre domande e relative risposte.
I risultati hanno sorpreso gli stessi ricercatori. Le conversazioni con i chatbot hanno modificato le preferenze per i candidati presidenziali di una media di 2,9 punti, un effetto considerevole data la notoria resistenza al cambiamento delle opinioni politiche consolidate. Come osserva Rand, anche atteggiamenti verso candidati presidenziali, tradizionalmente considerati estremamente difficili da modificare, possono essere influenzati in modo significativo dalle interazioni con questi modelli di intelligenza artificiale. Gli effetti persistevano nelle valutazioni di controllo effettuate un mese dopo le conversazioni iniziali.
Ancora più marcata è risultata la capacità persuasiva dell'IA su questioni politiche specifiche. Nel caso della legalizzazione delle sostanze psichedeliche, i chatbot hanno spostato le opinioni degli elettori di circa 10 punti percentuali in entrambe le direzioni, a seconda dell'obiettivo assegnato. Per confronto, le pubblicità video tradizionali hanno prodotto spostamenti di solo 4,5 punti, mentre gli annunci testuali si sono fermati a 2,25 punti. Questa efficacia superiore colloca l'IA in una categoria a sé, più vicina alle conversazioni personalizzate con attivisti esperti che alle tradizionali campagne mediatiche di massa.
La metodologia è stata estesa a un campione ancora più ampio in uno studio parallelo condotto nel Regno Unito, dove quasi 77.000 persone sono state esposte a 19 diversi modelli linguistici su 707 questioni politiche differenti. Anche test condotti su elettori canadesi e polacchi durante recenti elezioni presidenziali hanno confermato il pattern generale, suggerendo che il fenomeno trascende contesti culturali e sistemi elettorali specifici. La robustezza statistica di questi dati, pur necessitando di ulteriori replicazioni indipendenti come sottolineato da Claes de Vreese dell'Università di Amsterdam, fornisce evidenze difficilmente ignorabili.
Il dato più rassicurante emerso dalla ricerca riguarda però il meccanismo attraverso cui l'IA esercita questa influenza. Contrariamente ai timori più diffusi, la persuasione non deriva principalmente dalla personalizzazione degli argomenti basata su informazioni personali degli utenti, tecnica che solleva gravi preoccupazioni etiche e di privacy. I chatbot si sono rivelati più efficaci quando impiegavano argomentazioni fattuali solide piuttosto che strategie di manipolazione mirata. Come sintetizza Rand, la persuasione avviene essenzialmente attraverso la costruzione di argomenti convincenti che inducono le persone a riconsiderare le proprie posizioni.
Sacha Altay dell'Università di Zurigo interpreta questo risultato come una notizia positiva per la democrazia: significa che gli elettori possono essere influenzati da fatti e opinioni più che da tecniche di personalizzazione o manipolazione. Questa distinzione è cruciale perché suggerisce che l'IA sta facilitando un processo di deliberazione razionale piuttosto che l'imposizione subdola di agende politiche attraverso la manipolazione emotiva o l'exploitation di vulnerabilità psicologiche individuali.
Tuttavia, permangono significative incognite sulla trasferibilità di questi risultati al mondo reale. Gli ambienti sperimentali, in cui ai partecipanti veniva esplicitamente chiesto di impegnarsi in interazioni prolungate e concentrate con i chatbot su tematiche politiche, differiscono sostanzialmente dalle modalità spontanee con cui la maggior parte delle persone si rapporta alla politica nella vita quotidiana. De Vreese sottolinea questa limitazione metodologica, evidenziando che le conversazioni politiche reali avvengono tipicamente in contesti meno strutturati, spesso con amici o conoscenti, quando non vengono del tutto evitate.
Nonostante queste riserve metodologiche, l'adozione di chatbot come consulenti elettorali sta crescendo rapidamente. Un'indagine su oltre mille elettori olandesi in vista delle elezioni nazionali del 2025 ha rilevato che circa uno su dieci consultava l'intelligenza artificiale per ottenere consigli su candidati, partiti o questioni elettorali. Come osserva de Vreese, questa proporzione diventa particolarmente significativa considerando che le competizioni elettorali contemporanee sono spesso decise da margini sempre più ristretti, dove anche spostamenti limitati di consenso possono determinare l'esito finale.
L'integrazione dell'IA nel processo politico si sta verificando su molteplici livelli, ben oltre le interazioni dirette tra elettori e chatbot. I politici stessi utilizzano questi strumenti per elaborare proposte politiche, mentre le campagne elettorali ricorrono all'intelligenza artificiale per scrivere annunci pubblicitari e ottimizzare messaggi. De Vreese conclude che, tanto come ricercatori quanto come società, dobbiamo accettare che l'IA generativa è ormai parte integrante del nostro processo elettorale, rendendo urgente lo sviluppo di framework normativi e di literacy digitale adeguati.