La complessità genetica dei disturbi dello spettro autistico, con centinaia di geni coinvolti e altrettante vie molecolari alterate, ha da sempre rappresentato una sfida formidabile per la ricerca terapeutica. Mentre l'approccio tradizionale "un gene-una terapia" si rivela impraticabile di fronte a questa eterogeneità biologica, un gruppo di neuroscienziati dell'Academia Sinica di Taiwan ha esplorato una strategia radicalmente diversa: agire contemporaneamente su molteplici meccanismi cellulari attraverso una combinazione mirata di nutrienti a basso dosaggio. I risultati, pubblicati sulla rivista open-access PLOS Biology il 2 dicembre, aprono prospettive inedite sulla modulazione nutrizionale dello sviluppo neuronale atipico caratteristico dell'autismo.
Il team guidato da Tzyy-Nan Huang, Ming-Hui Lin e Yi-Ping Hsueh ha testato una miscela di zinco, serina e aminoacidi a catena ramificata (BCAA, dall'inglese branched-chain amino acids) su tre diversi modelli murini di disturbo dello spettro autistico. La scelta di questi specifici nutrienti non è casuale: ciascuno di essi è noto per influenzare, attraverso meccanismi molecolari distinti, la formazione e il rafforzamento delle sinapsi, le giunzioni attraverso cui i neuroni comunicano tra loro. La scommessa scientifica consisteva nel verificare se la loro azione sinergica potesse produrre effetti significativi anche a dosaggi individuali inefficaci, riducendo così i rischi di tossicità associati alle alte concentrazioni.
La metodologia dello studio ha combinato approcci complementari per valutare gli effetti a livello molecolare, funzionale e comportamentale. I ricercatori hanno analizzato i livelli di espressione delle proteine sinaptiche, utilizzato l'imaging del calcio per monitorare in tempo reale l'attività neuronale nell'amigdala - una regione cerebrale cruciale per l'elaborazione delle emozioni e delle interazioni sociali - e condotto test comportamentali per misurare le capacità di socializzazione degli animali. Questo approccio multilivello ha permesso di tracciare con precisione la catena causale che collega la supplementazione nutrizionale ai cambiamenti osservabili nel comportamento.
I risultati hanno rivelato un'efficacia sorprendente della miscela combinata. Nei topi che presentavano caratteristiche simil-autistiche, il trattamento ha modificato il profilo delle proteine sinaptiche, avvicinandolo significativamente a quello degli animali di controllo neurotipici. Parallelamente, l'imaging del calcio ha documentato una riduzione dell'iperattività neuronale anomala nell'amigdala, un pattern disfunzionale frequentemente associato ai disturbi dello spettro autistico. Sul piano comportamentale, gli animali trattati hanno mostrato miglioramenti nelle interazioni sociali, un dominio tipicamente compromesso nei modelli sperimentali di autismo.
L'aspetto più significativo della ricerca riguarda però la specificità dell'effetto sinergico. Quando i ricercatori hanno somministrato gli stessi dosaggi dei singoli nutrienti separatamente, non hanno osservato alcun cambiamento misurabile né a livello molecolare né comportamentale. Solo la combinazione dei tre componenti si è dimostrata efficace, e questo pattern si è ripetuto in modo consistente nei tre modelli murini di autismo testati, ciascuno caratterizzato da alterazioni genetiche diverse. Questa riproducibilità attraverso differenti eziologie genetiche suggerisce che la miscela agisce su meccanismi convergenti comuni a molteplici forme di disturbo dello spettro autistico.
Come ha sottolineato Yi-Ping Hsueh, l'approccio multi-nutriente rappresenta una strategia potenzialmente più sicura e praticabile per applicazioni a lungo termine rispetto alle terapie mirate a singoli bersagli molecolari. La possibilità di utilizzare dosaggi ridotti minimizza il rischio di effetti collaterali, un aspetto cruciale considerando che eventuali interventi nutrizionali potrebbero essere iniziati già nell'infanzia, durante le fasi critiche dello sviluppo cerebrale. Ming-Hui Lin, co-primo autore dello studio, ha espresso particolare entusiasmo per la rapidità con cui emergono i cambiamenti nei circuiti neuronali: appena sette giorni di trattamento hanno prodotto modifiche significative nell'attività e nella connettività neuronale osservabili in tempo reale.
È fondamentale sottolineare che questi risultati, per quanto promettenti, provengono da studi preclinici su modelli animali e non possono essere direttamente estrapolati all'applicazione clinica umana. I disturbi dello spettro autistico nell'essere umano presentano una complessità ancora maggiore, influenzata da fattori genetici, epigenetici, ambientali e di sviluppo che i modelli murini possono rappresentare solo parzialmente. Sarà necessaria un'attenta valutazione della sicurezza, del dosaggio ottimale e dell'efficacia attraverso studi clinici controllati prima che qualsiasi raccomandazione nutrizionale possa essere formulata per bambini o adulti con autismo.