La corsa verso il computer quantistico commerciale si trova di fronte a un paradosso metodologico fondamentale: se queste macchine sono progettate per risolvere problemi irraggiungibili dai supercomputer classici, come possiamo verificare che le loro risposte siano corrette? Un gruppo di ricerca della Swinburne University of Technology in Australia ha sviluppato nuovi strumenti di validazione che potrebbero rivelarsi decisivi per garantire l'affidabilità di questi dispositivi, identificando errori nascosti anche in esperimenti quantistici considerati all'avanguardia. La questione non è puramente accademica: dalla precisione di questi sistemi dipenderà lo sviluppo di applicazioni concrete in farmacologia, crittografia, intelligenza artificiale e fisica fondamentale.
Il problema della verifica nasce dalla stessa natura rivoluzionaria del calcolo quantistico. Come spiega Alexander Dellios, ricercatore post-dottorato presso il Centre for Quantum Science and Technology Theory della Swinburne e primo autore dello studio, "esistono categorie di problemi che nemmeno il supercomputer più veloce al mondo può risolvere, a meno di non essere disposti ad attendere milioni, se non miliardi, di anni per ottenere una risposta". Proprio questa capacità di affrontare calcoli proibitivi per l'informatica tradizionale rende impossibile utilizzare i computer classici come termine di paragone per validare i risultati quantistici.
Il team di ricerca australiano ha concentrato la propria attenzione su una particolare architettura quantistica nota come Gaussian Boson Sampler (GBS), dispositivi che sfruttano i fotoni – i quanti elementari della radiazione elettromagnetica – per generare distribuzioni di probabilità estremamente complesse. Questi calcoli probabilistici richiederebbero migliaia di anni di elaborazione anche ai supercomputer più potenti attualmente disponibili, rendendo il GBS uno dei candidati più promettenti per dimostrare la cosiddetta "supremazia quantistica", ovvero la capacità di superare definitivamente le prestazioni dei sistemi classici.
La metodologia sviluppata dai ricercatori rappresenta un cambio di prospettiva nella validazione quantistica. Invece di confrontare direttamente i risultati con simulazioni classiche impossibili da completare, il nuovo approccio analizza proprietà matematiche specifiche delle distribuzioni di probabilità prodotte dal dispositivo quantistico. Secondo Dellios, "in pochi minuti su un laptop, i metodi sviluppati ci permettono di determinare se un esperimento GBS sta producendo la risposta corretta e quali errori, se presenti, sono rilevabili". Questa velocità di analisi contrasta drammaticamente con i tempi proibitivi che sarebbero necessari per una verifica attraverso simulazione classica completa.
Per dimostrare l'efficacia del loro sistema di validazione, i ricercatori lo hanno applicato a un esperimento GBS recentemente pubblicato nella letteratura scientifica, un test che richiederebbe almeno 9.000 anni per essere riprodotto utilizzando i supercomputer attuali. I risultati dell'analisi hanno portato alla luce discrepanze significative: la distribuzione di probabilità generata dal dispositivo quantistico non corrispondeva all'obiettivo teorico previsto, inoltre il metodo ha identificato fonti di rumore aggiuntive nell'esperimento che non erano state precedentemente caratterizzate dagli autori originali.
Questa scoperta solleva interrogativi cruciali per la validazione della supremazia quantistica. Il passo successivo della ricerca consiste nel determinare se riprodurre questa distribuzione inattesa sia comunque un compito computazionalmente impossibile per i computer classici, oppure se gli errori osservati abbiano fatto perdere al dispositivo la sua genuina natura quantistica – quella che i ricercatori definiscono "quantumness". La distinzione è fondamentale: un sistema che genera risultati errati ma comunque irraggiungibili dai computer classici mantiene un valore dimostrativo limitato, mentre un dispositivo che ha perso le sue proprietà quantistiche a causa del rumore non può più rivendicare alcun vantaggio computazionale.
Le implicazioni di questa ricerca si estendono ben oltre la validazione di singoli esperimenti. Lo sviluppo di metodi scalabili per verificare l'accuratezza dei computer quantistici costituisce un requisito indispensabile per la loro transizione da prototipi di laboratorio a strumenti commerciali affidabili. Come sottolinea Dellios, "sviluppare computer quantistici su larga scala privi di errori è un compito erculeo che, se raggiunto, rivoluzionerà campi come lo sviluppo farmaceutico, l'intelligenza artificiale, la sicurezza informatica, e ci permetterà di approfondire la nostra comprensione dell'universo fisico".
La sfida della correzione degli errori rappresenta uno degli ostacoli principali nell'ingegneria quantistica. I sistemi quantistici sono estremamente sensibili alle interferenze ambientali: anche minimi disturbi termici, vibrazioni meccaniche o campi elettromagnetici parassiti possono causare la decoerenza, il fenomeno attraverso cui il sistema perde le sue proprietà quantistiche e si comporta come un dispositivo classico rumoroso. Metodi di validazione rapidi ed efficaci come quelli sviluppati dal gruppo australiano permettono di identificare precisamente quali errori affliggono un determinato dispositivo, fornendo indicazioni concrete su dove concentrare gli sforzi di miglioramento ingegneristico.