Per sviluppare 5G e fibra mancano almeno 200 miliardi di euro

Cattive notizie per lo sviluppo delle telecomunicazioni in Europa: assenti oltre 200 miliardi.

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a cura di Luca Rocchi

Managing Editor

Un nuovo allarme relativo alle infrastrutture di telecomunicazione preoccupa: gli obiettivi europei del Decennio digitale sono a rischio a causa dell'assenza di oltre 200 miliardi di euro dagli investimenti necessari per la fibra e il 5G.

Questo è quanto è emerso da un rapporto della Commissione europea che sarà pubblicato a luglio, ma di cui la commissaria Kamila Kloc ha fornito alcune anticipazioni. Kloc ha evidenziato un "divario" tra gli investimenti necessari e i capitali effettivamente disponibili per i progetti di connettività. Sarebbero infatti almeno 174 i miliardi di euro mancanti per realizzare l'infrastruttura in fibra e 5G entro il 2030, ma questa cifra potrebbe essere ancora più elevata.

"Se guardiamo a livello globale e oltre il 2030, pensiamo che questo divario di investimenti sia molto più alto", ha affermato Kloc, responsabile della divisione "Decennio digitale e connettività" nel dipartimento digitale della Commissione. "Le compagnie di telecomunicazioni europee potrebbero aver bisogno di oltre 200 miliardi di euro, forse persino quasi 230 miliardi."

Il tema degli investimenti nelle nuove reti è diventato molto importante nel dibattito europeo, suggerendo l'ipotesi di un contributo da parte delle grandi piattaforme digitali, come YouTube e Netflix, ai costi degli operatori di telecomunicazioni per l'implementazione dell'infrastruttura.

Deutsche Telekom, Orange, Telefónica e Vodafone hanno sostenuto che i grandi fornitori di contenuti dovrebbero contribuire in modo equo agli aggiornamenti dell'infrastruttura, in quanto responsabili della maggior parte del traffico di rete in Europa. A questo proposito, è stata avviata una consultazione per comprendere se sia necessario imporre alle grandi piattaforme di contribuire ai costi degli operatori di telecomunicazioni. Un suggerimento in merito a questo quesito è già giunto, tuttavia, da Etno e Gsma (i principali rappresentanti dell’industria europea delle telecomunicazioni) i quali han dichiarato che le grandi società di contenuti dovrebbero essere costrette a negoziare con gli operatori per delle tariffe mirate.