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Vietare smartphone: le conseguenze che non ti dicono

Smartphone ai giovani: vietare è controproducente. L'educazione e la consapevolezza sono la vera protezione e la chiave per il futuro.

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a cura di Andrea Ferrario

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Questo è un argomento molto complicato. Vi prego quindi di seguirmi con cura perché è facile, parlando di un argomento del genere, interpretare in modi diversi quello che sto cercando di dire. Partiamo da alcuni presupposti: nelle scorse settimane ho fatto un video di denuncia verso un ministro del governo che ha espresso opinioni, a mio avviso, molto stupide verso i videogiochi e ha detto cose del tipo "bisogna vietare il cellulare ai ragazzini che hanno meno di 14 anni".

Ovviamente quel video ha attirato molti commenti, molti che la pensano come me, molti che invece sono contrari. Quelli che non erano d'accordo dicevano che, appunto, non avessi ragione a esprimere quella mia opinione. Riprendo alcuni commenti, perché a quanto pare "i cellulari rincoglioniscono i ragazzi" o "io non ho figli piccoli, quindi non posso capire quanto sia giusto o sbagliato togliere i social, i videogiochi o robe di questo genere". Io credo fermamente che proibire queste cose, enfasi sulla parola proibire, sia molto sbagliato. E ora vi dirò perché. 

Prima la pensavo diversamente

Sono molto sincero: le prime volte che mi sono interrogato su questioni di questo tipo, come il ruolo del cellulare nella vita dei giovani, quello dei social network, ho reagito come molti sotto quel video, cioè pensando che di base fosse giusto limitare l'accesso e tenere i giovani, tenere i nostri figli, lontano da quello "schifo" di TikTok e da buona parte di quello che succede su Instagram o su altri social. Dopodiché ho approfondito, ho messo in campo altre variabili e sono giunto alla conclusione che è necessario proteggere i più giovani, assolutamente, ma non è il proibire la soluzione.

L'approccio del vietare ha tutta una serie di conseguenze molto più gravi

Prima di tutto perché, mi dispiace, ma non è possibile vietare del tutto social e smartphone. Credete di riuscire a controllare vostro figlio o vostra figlia? Credete che togliere il cellulare lo lasci lontano dai social network e, soprattutto, credete che - anche se mai foste in grado di farlo - imprigionare completamente vostro figlio e non permettergli di vedere le cose che succedono sui social sia il giusto metodo per educarlo? Credete che prendergli la testa e cacciarla sotto terra lo protegga oppure, forse, lo espone solo a più rischi? Perché, appena voi vi girate, lui la testa da sotto terra la toglie e si trova da solo a dover capire come interpretare quello che accade attorno a lui senza, purtroppo, avere la capacità di farlo.

Il rischio del proibire le cose

Vi siete chiesti quali sono le conseguenze psicologiche del proibire un qualcosa? Questo pezzo l'ho realizzato con il supporto di una psicologa (Martina Migliore, psicoterapeuta cognitivo comportamentale e Direttrice Formazione e Sviluppo di Serenis - qui il suo sito web) e accedendo chiaramente a una documentazione medica estesa e disponibile per tutti. Quindi, in questo caso, non sto esprimendo una mia opinione ma sto riportando motivazioni mediche scientifiche.

Quando si proibisce qualcosa, specialmente quando si proibisce ai più giovani, entrano in gioco complessi processi psicologici legati al desiderio, quindi alla percezione dell'autorità e alla costruzione dell'identità personale. Uno di questi è chiamato effetto della reattanza psicologica, cioè è una reazione emotiva e cognitiva che si attiva quando una persona percepisce che la sua libertà di scelta viene limitata.

Foto di MarieXMartin da Pixabay
ragazza smartphone social media - Image

Il divieto rende l'oggetto proibito ancora più desiderabile. In pratica, si desidera di più quello che non si può avere. Vi sarà successo qualche volta, provate a pensarci, a me è successo parecchie volte, è normale. Ciò porta a manifesti comportamenti di ribellioni e tentativi di aggirare quel divieto, e ciò è particolarmente più forte negli adolescenti che sono in una fase di esplorazione e di ricerca di autonomia. L'esempio più classico che viene fatto è "ti vieto di usare lo smartphone": bene, allora "cerco modi alternativi per accedere a quello che mi offre lo smartphone", vedi ad esempio i social network.

C'è poi l'effetto del frutto proibito: gli esseri umani tendono ad essere attratti da ciò che è vietato perché è considerato misterioso. Per gli adulti le cose misteriose, se così possiamo definirle, sono altre. Per i più giovani sono anche cose banali come i social, perché noi proibendoli li rendiamo misteriosi.

"Perché non vuole che vada sui social? Cosa ci sarà mai sui social da cui vogliono tenermi lontano?".

Quindi ciò porta, nel caso dei giovani, a fargli addirittura aumentare a dismisura il desiderio, immaginando che l'oggetto vietato offra un'esperienza straordinaria a lui o a lei preclusa. Un altro esempio: "Ti vieto i videogiochi violenti o i materiali per adulti", cioè ti spingo a cercare di raggiungerli in un altro modo.

E poi c'è il concetto dell'autodeterminazione: gli esseri umani hanno tre bisogni fondamentali: autonomia, competenza e relazione. Il proibire minaccia il bisogno di autonomia, quindi il vietare non permette di avere autonomia e i giovani tenderanno a riaffermare il controllo sulle loro scelte contrastando le regole imposte. E, se il divieto viene considerato ingiusto e autoritario (avete ad esempio il fatto che l'amico a scuola ha il cellulare, invece io no), ciò porta a danneggiare addirittura il rapporto con colui che ha imposto tale divieto. In altre parole, il rapporto con il genitore che "ha vietato" è compromesso.

C'è poi anche il meccanismo del coping, cioè quando un divieto viene percepito come insormontabile, i giovani tendono a sviluppare strategie per recuperare il controllo. Tendono ad aggirare le regole, mentire, interiorizzare il senso di ingiustizia che porta a risentimento e conflitti, nonché il vietare può portare addirittura a sviluppare ansia e inadeguatezza. Per fare un esempio: "ti blocco i videogiochi o te li limito". Appena il ragazzo può accedere ai videogiochi il suo approccio sfocerà in comportamenti ossessivi.

Il proibizionismo nella storia

Voglio aggiungere un capitoletto che non ha assolutamente niente a che vedere con lo smartphone o con i videogiochi e con i social network. Ovviamente questo discorso non può assolutamente essere confrontato uno a uno, mi raccomando. Secondo me, però, rende l'idea.

Ho recuperato un po' di fatti storici delle conseguenze che ha avuto il proibizionismo nel mondo, proprio nella storia dell'umanità. Non voglio esprimere un giudizio qualitativo sulle decisioni prese, voglio però farvi questi esempi per chiarire un concetto fondamentale: a volte, quella che può sembrare un'azione volta a fare del bene, nasconde delle conseguenze totalmente inaspettate che poi, solamente dopo, portano a capire quanto fosse sbagliato "il proibire". La soluzione, come si è capito solo in seguito, è stato gestire il problema e non "il proibire".

Tra il 1920 e il 1933 negli Stati Uniti c'è stata la famosissima era del proibizionismo in cui si vietò la produzione, la vendita e il trasporto di alcol. Ecco le conseguenze di questo divieto: aumento della criminalità organizzata (qua parliamo dei tempi di Al Capone), crescita del mercato nero, perdita di entrate fiscali per lo Stato (miliardi di dollari), peggioramento della sicurezza (molte persone si avvelenavano con merci da contrabbando).

Altro esempio: tutt'oggi e da decine di anni è in atto, lo sappiamo, una guerra contro la droga. Contro la marijuana in alcuni casi, la cocaina, l'eroina, insomma tutto il resto. Questo è super complicato come argomento, e lungi da me volere anche solo dire di "liberalizzare le droghe". Non mi interessa nemmeno, non le consumo, quindi sinceramente chissenefrega. Detto questo, in ogni caso, questa guerra al divieto ha portato alla crescita dei cartelli della droga, al sovraffollamento delle prigioni, alla nascita di mercati illegali violenti e chiari problemi di salute pubblica. Lo ripeto ancora - perché devo ripeterlo e ripeterlo - ve l'ho detto a inizio video: attenzione a non interpretare le mie parole in maniera sbagliata. Questo è un esempio per mettere in risalto delle conseguenze di una scelta. 

Aggiungiamo un ulteriore esempio: il divieto del gioco d'azzardo. In passato, in molti Paesi, questo divieto portò all'espansione delle scommesse clandestine, che portarono arricchimento alle organizzazioni criminali e la mancata regolamentazione portava molti giocatori innocenti ad essere truffati. La regolamentazione del gioco d'azzardo ha ridotto moltissimo i problemi di illegalità e addirittura ha portato entrate fiscali significative ai suddetti Paesi.

Vi faccio un ultimissimo esempio: nell'Unione Sovietica, a un certo punto, venne vietato l'uso dei beni di origine occidentale come i jeans e l'ascolto del rock and roll. Il risultato fu la fioritura di un mercato nero di questi beni e addirittura una rivoluzione culturale, dove i giovani sovietici adottarono questi simboli occidentali proprio come forma di ribellione contro il regime.

L'ultimissimo, giuro. Andiamo ancora più indietro, molto più indietro, quando la Chiesa Cattolica con l'indice dei libri proibiti vietò la lettura dei libri considerati eretici come le opere scientifiche di Galileo, Copernico o Giordano Bruno. Ed ecco che fiorì la divulgazione clandestina. Paradossalmente, il divieto attirò maggiore curiosità su queste opere. L'Illuminismo si sviluppò anche grazie alla circolazione clandestina di questi testi banditi.

Vedete? C'è un singolo comun denominatore in tutto questo discorso: si proibisce con l'intento di proteggere, il risultato non è mai mai stato quello atteso.

Il ruolo dei genitori

Alcuni dei commenti sotto al mio precedente video mi hanno fatto di più pensare, mi hanno spinto a fare questo approfondimento, a parlare con una psicologa e a cercare, a leggere vari studi. Quei commenti, che mi fanno veramente paura, sono stati quelli del tipo "tu non hai figli, vero?".

Intanto no, non ho figli. Credo che, però, ciò non significhi nulla. In realtà ho avuto le mie esperienze con bambini di differenti età, ho partecipato al loro percorso di crescita. Quindi anche se non ho figli biologici miei, ho sperimentato e ho fatto esperienza. 

Ma, anche se non avessi avuto questa esperienza, la scienza e la psicologia sono abbastanza chiare a riguardo. Posso assolutamente capire la preoccupazione dei genitori, perché sono preoccupazioni che in quei momenti ho avuto anche io. Posso capire la difficoltà dei genitori in quest'epoca nel crescere i figli. E con altrettanta sicurezza posso condannare pesantemente chi cerca di eliminare un problema ponendo un divieto, perché è solamente una scorciatoia sbagliata. Per tutti i risvolti psicologici sopracitati, educare un figlio oggi - ma anche ieri - non significa dire "quello che può fare" e "quello che non può fare", bensì significa - o meglio dovrebbe significare - accompagnarlo alla scoperta del mondo che lo circonda.

Il primo step è chiaro, e se non lo è lo specifico nuovamente: non è proibendo i social network ai bambini che si tengono al sicuro. Prima di tutto perché i bambini non sono scemi, e proibirgli qualcosa significa spingerli a trovare altri modi per accedervi. O decidete di legarli a una sedia fino ai 14-16-18 anni, con chiare conseguenze psicologiche, oppure state sicuri che in ogni momento in cui voi non potete controllarli loro evaderanno dalle regole imposte: a scuola, con gli amici, in vacanza, alle feste.

Ogni singolo momento in cui sono in contatto con altre persone vedranno che esistono i social, come vedranno che esistono gli smartphone e i videogiochi, e  li desidereranno perché voi glieli avete tolti, mentre gli amici attorno a loro ce li avranno. Dovete educare, non dovete vietare. Non dovete proibire, dovete spiegare cosa sono i social e dovete accompagnare il ragazzino a capire quello che c'è sui social, quello che c'è su internet.

Dovete spiegare che non tutto quello che c'è sui social è vero. Dovete affrontare le tematiche che ci sono sui social: la sessualità, la morte, la felicità, la tristezza. Dovete spiegare che i canoni di bellezza e di magrezza sfoggiati oggi sui social non sono la regola e non sempre sono sani. Dovete spiegare che i canoni di benessere e ricchezza non sono quelli a cui devono puntare con scorciatoia come si vede sui social. Dovete spiegare cosa è giusto e cosa è sbagliato. Se non volete farlo, perdonate la franchezza, forse avreste dovuto pensarci prima. Vietare, l'ho detto prima, è una scorciatoia che non farà altro che fare del male, perché il ragazzino si troverà ugualmente sui social e verrà ugualmente in contatto con quei canoni di vita sbagliati che oggi i social sfoggiano direttamente.

Lo specchio di una società sbagliata 

Ora, cari genitori, fratelli, sorelle, nonni, nonne, chiunque viva in questo momento in cui le difficoltà sono tante: anche se fino a due secondi fa sono stato molto duro nel dire quello che ho detto, non pensate che non capisca le difficoltà. Tuttavia, lo stato di fatto è che oggi i social esistono, i cellulari esistono, i videogiochi esistono e non è qualcosa che possiamo scegliere di avere o non avere. Esistono, sono la realtà, che lo vogliate o meno. Sono qui e rimarranno qui e i vostri figli li useranno che voi lo vogliate o no, che voi cerchiate di impedirlo o no, così come i vostri figli faranno sesso, così come si prenderanno una bella sbornia prima o poi, così come proveranno a fumare o a prendere qualche qualche droga, così come entreranno in contatto con qualsiasi benedetta cosa che esiste in questo mondo.

Se qualcosa deve cambiare, ad esempio, sono i social stessi, ma non cambieranno. O i videogiochi, ma non cambieranno. Volete che non esistano più i videogiochi in cui spari e ammazzi qualcuno? Non succederà. Volete che su Instagram non si pubblichino più tette e culi? Non accadrà. Oggi, come sempre è stato, viviamo in una società imperfetta e quello che dobbiamo fare è semplicemente capirlo.

In quel mio video, quello in cui mi scagliavo contro l'uscita del politico, l'ultima frase che ho messo nel video è:

"Pensate con la vostra testa e mantenete uno spirito critico senza lasciarvi condizionare".

Questa frase è tanto per mettervi in guardia da chi vi dice cose, ma anche per tutto il resto. Date ai vostri figli la capacità di questo spirito critico e per svilupparlo devono sapere, devono conoscere, non devono essere messi allo scuro di quello che accade. Bloccare la conoscenza, impedire di usare la tecnologia, vedi appunto niente smartphone nelle scuole o come l'Australia niente social fino ai 16, significa bloccare la conoscenza.

Chi la pensa in questa maniera vuole creare una bolla di irrealtà. Qualcuno ha fatto una battuta sotto quel mio video, richiamando la cultura degli Amish che, battuta o meno, è però molto azzeccata. Gli Amish, per chi non lo sapesse, sono delle comunità culturali il cui fulcro principale è la conduzione di una vita semplice e il distacco totale dalle tecnologie moderne, ovviamente in cui c'è anche una forte componente religiosa. E non giudico affatto se comunità del genere oggi abbiano o meno senso, per quello che mi riguarda potete anche ritirarvi in un monastero in Tibet.

Ci sono ugualmente, però, dei dati di fatto: il mondo viaggia verso un determinato futuro che è differente dal loro: social, tecnologia, intelligenza artificiale, multimedialità avanzata, nuove fonti energetiche, spazio e via discorrendo. Questa direzione del mondo non è una scelta. Scegliere se usare l'IA o no, non è una scelta: il mondo ha detto che sarà il futuro. Tecnologia indossabile ovunque, solare, elettrico, realtà virtuale, eccetera, eccetera... non è una vostra scelta. L'unica vostra scelta è tra stare al passo con il mondo o non stare al passo con il mondo come gli Amish.

Se decidete di non stare al passo con il mondo, quello che vi aspetta è perdita di competitività, incapacità di inserirvi nella società, perdita di opportunità professionali e sociali, impoverimento, ignoranza. Mi dispiace, non faccio io le regole. Se volete giocare a calcio, a meno che non vogliate fare il portiere, non potete usare le mani. E se non vi sta bene questa regola, se non vi sta bene il non poter usare le mani, non potrete giocare. Oggi il mondo ha delle regole: vi adeguate o lo subite.

Impedire a un giovane di accedere al mondo di oggi tenendolo allo scuro significa portarlo al fallimento. Prendete un ragazzino nato in una comunità chiusa senza tecnologia, senza social, senza smartphone, senza auto, ma con una bella carrozza attaccata al cavallo e mettetelo all'interno di una società moderna. Cosa pensate che succederà a quel ragazzino? Come si integrerà? Come sosterrà la propria vita? È un esempio estremo, siamo d'accordo, ma credo che abbia passato il concetto.

Quello che dobbiamo fare secondo me e secondo non so quello che ci dicono i dati, in soldoni, è agire sui social, sui videogiochi e sulla tecnologia cercando di imporgli delle regole per renderli meno rischiosi. Dobbiamo provarci, ma non è detto che ci riusciremo. Dobbiamo agire alla fonte del problema, non alla fine della catena, quindi dalla parte opposta. Perché non dobbiamo vietare uno strumento, ma dobbiamo insegnare a usarlo nella maniera corretta.

Dobbiamo insegnare che passare 24 ore con la faccia sullo schermo del cellulare non è giusto, ma non è scorretto il cellulare in sé. Dobbiamo educare all'uso corretto dei videogiochi, non vietarli, spiegando cos'è la finzione, spiegando cos'è la verità, cos'è il concetto di guerra, cos'è il concetto di gioco. Dobbiamo educare a quello che c'è di giusto e di sbagliato sui social, e insegnare a riconoscere il giusto e lo sbagliato, non proibire tutto il pacchetto. E chi può parlare e influenzare le masse deve ricordarsi queste cose: inneggiare al divieto porterà gravissime conseguenze. Porterà i genitori, gli insegnanti e chiunque abbia un ruolo nella vita soprattutto dei più giovani, a deresponsabilizzare il loro ruolo, a dare la colpa a qualcun altro, ad essere vittima di quella o dell'altra cosa.

Socrate diceva: "Solo la conoscenza rende l'uomo libero". Conoscenza e consapevolezza dobbiamo raggiungerla noi e dobbiamo assicurarla ai nostri figli. Potete non essere d'accordo su tutto quello che ho scritto. Ho portato molti dati assieme, appunto, al supporto della psicologa e molti dati medici, molte informazioni. Ci ho messo un po' di opinione, ho specificato dove. In ogni caso credo di aver portato molto su cui ragionare e spero che, in qualche modo, anche proprio minimo minimo minimo, possa magari aver fatto scattare qualcosa dentro di voi.

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6 Commenti

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Fortunatamente non ho figli.
Auguro buona fortuna a chi ne ha.
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Non è questione di proibizionismo, o altro, la questione è molto diversa da come la pensiamo tutti. I cellulari fanno male, sia fisicamente sia mentalmente, sia spiritualmente!

Quando dici: "Scegliere se usare l'IA o no, non è una scelta: il mondo ha detto che sarà il futuro" E' universalmente falso! Tutti possono sempre scegliere in qualsiasi ambito o condizione. Tutti abbiamo il libero arbitrio.
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Ci si spaventa per troppo poco. A 14 anni hai il telefono e problema risolto.
Non ci vedo particolari traumi anche se realizzassero la legge, semmai l'amico di 13 anni non ce l'avra e l'altro sì.
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"niente smartphone nelle scuole o ..., significa bloccare la conoscenza"
Non sono per niente d'accordo. Dagli studenti è usato solo per aver la soluzione finale, non per imparare a risolvere. Gli effetti di questo si vede in vari nella vita quotidiana: senza smartphone non sanno più niente, dal trovare dove hanno parcheggiato fino al sapere che cambia l'ora.
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Che delirio .... per quanto io sia uno di quelli che ODIA il proibizionismo, sono TOTALMENTE D'ACCORDO con la regolamentazione. Proibire in toto NO, ma porre barriere all'uso indiscriminato SI, esattamente come per PC, console e TV, per non ritrovarci (come già oggi) con UN'ALTRA GENERAZIONE completamente rincretinita da messaggi idioti veicolati da strumenti incontrollati. Per cui: via smartphone da scuola, limitazione all'uso nel tempo, e genitori che insegnino l'uso dello strumento per cose MENO cretine di social di tipo scimunito. Poi, è chiaro, MOLTO sta nell'intelligenza dei soggetti coinvolti, ma ALMENO cerchiamo di salvare quelli che ragionano.
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L'articolo parte da un assunto sbagliato e ovviamente ex falso quodlibet, proibire sotto i 14 anni non attiva tutti i meccanismi che illustra l'autore, quei meccanismi si attivano nell adolescenza e quindi dai 13 in poi (con qualche differenza fra femmine e maschi), quindi non c'e' niente di male a vietare un device personali (tablet e callulari a quell eta') come lo si fa per armi, fumo, sesso (si esiste un eta del consenso), guida ecc ecc .
Sarebbe diverso il discorso se si proebisse toutcour qualsiasi dispositivo connesso (leggi smart tv/PC/Consolle) ma i dispositivi non personali sono piu' facilmente controllabili dai genitori e spesso si usano insieme ad altri oltre ad essere di slito fisicamente legati all ambiente domestico.
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