Alla (ri)scoperta di... Risen!

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a cura di Michele Pintaudi

Editor

Bentornati ad un nuovo episodio della rubrica con la quale noi di Tom's Hardware puntiamo a dare una seconda possibilità a quei giochi che, per le ragioni più varie, non hanno avuto tutto il successo che forse meritavano.

Dopo il grande successo del nostro speciale sul terzo Monkey Island, in questo nuovo atto vogliamo tornare a parlarvi di Piranha Bytes. Già perché sebbene Gothic ci abbia lasciati a bocca aperta con una trilogia che - pur non esente da alti e bassi - riesce ancora a evocare un'atmosfera straordinaria, non è certamente l'unica opera della software house tedesca.

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Se le avventure del nostro eroe senza nome furono dunque, perlomeno a livello qualitativo, qualcosa di davvero importante il team non poteva certo fermarsi a quel punto: qualcosa di nuovo bolliva già in pentola...

Un nuovo eroe... Senza nome.

Facciamo un salto di qualche anno, arrivando al 2009: Deep Silver, uno dei publisher più noti del mondo videoludico, inizia a diffondere degli spettacolari trailer di un nuovo progetto intitolato Risen, con cui Piranha Bytes prova a reinventarsi dopo il successo ottenuto proprio con Gothic. Un progetto che promette di essere maestoso e che punta ad affermarsi in un panorama come quello dei giochi di ruolo che, in quel periodo, vedeva le uscite di titoli come Fallout 3 e Dragon Age:Origins.

Nel mese di ottobre Risen arriva finalmente su PC e, per la prima volta nella storia della software house di Essen, anche su console con una release esclusiva per Xbox 360. Il gioco ci mette nei panni di naufrago che, a seguito di una tempesta causata da un Titano, si trova spiaggiato sull'isola di Faranga: stanco e provato ma, nonostante tutto, ancora in vita.

Nelle primissime fasi del gioco saremo in compagnia di Sara, un'altra sopravvissuta al disastro, e ci verranno illustrate man mano le basi della sopravvivenza: l'isola non è certo tra gli ambienti più ospitali, essendo abitata in ogni angolo da animali e creature non sempre amichevoli.

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Dopo aver sistemato la nostra compagna di viaggio in una capanna abbandonata, percorreremo un sentiero che ci porterà in una fattoria dove potremo guadagnare qualche moneta aiutando gli agricoltori. Qui il capo Tristan ci racconterà la situazione in cui versa l'isola: dopo che delle misteriose rovine sono emerse dal terreno, un gruppo capeggiato dal potente Inquisitore Mendoza viene mandato a far luce su quanto successo. I Maghi, fazione in precedenza al potere, divengono anch'essi parte asserviti all'Inquisizione mentre un terzo gruppo, guidato da Don Esteban, rappresenta l'opposizione: banditi cacciati dalla città e ridotti a vivere in una malfamatissima palude lontani da tutto.

Nel nostro viaggio dovremo decidere da che parte stare, con tutte le conseguenze del caso: la storia si plasmerà infatti sulle nostre scelte e ci condurrà su percorsi diversi ma sempre e comunque avvincenti. In tal senso Risen compie davvero un ottimo lavoro, mettendo il giocatore nella condizione di decidere il proprio destino sposando una causa piuttosto che un'altra.

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L'isola, di grandi dimensioni e ampliamente esplorabile, è caratterizzata da ambienti di vario genere che vanno dalla Città del Porto, sede operativa dell'Inquisizione, al monastero dove i novizi vengono formati per combattere le oscure forze che minacciano l'isola, passando per distese di foresta, rovine e coste in grado di costruire un'atmosfera e un'estetica adatte alla nostra avventura. Già perché le ambientazioni risultano davvero ben curate e in grado di immergere il giocatore in un mondo ricco di personaggi stravaganti, storie da ascoltare e missioni secondarie molto variegate.

Gli abitanti dell'isola di Faranga, anch'essi molto eterogenei, ci proporranno infatti diverse attività - più o meno importanti ai fini della storia - che prolungheranno e non di poco il nostro viaggio. Quest secondarie che, come in ogni RPG, ci permetteranno di implementare le abilità del nostro protagonista e di migliorare il nostro equipaggiamento.

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Non mancherà, come in ogni titolo targato Piranha Bytes, qualche missione con una buona dose di ironia: dal cercare in lungo e in largo una guardia per poi coglierla in dolce compagnia a discutere con marinai i stato di ebbrezza, troveremo dunque qualche buona occasione per spezzare per un attimo il serio susseguirsi degli eventi.

Eventi che si tradurranno nel confluire di diverse storie in un unico filone: la nostra battaglia contro o al fianco dell'Inquisizione sarà accompagnata dalla storia di una figlia che segue le tracce del padre, il famigerato Barba d'Argento, e del suo tesoro sepolto chissà dove sull'isola. Una trama avvincente che, nonostante a volte permanga la sensazione di trovarsi di fronte a forzature non da poco, vi terrà incollati allo schermo per sapere come finirà.

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Ulteriore punto a favore di Risen è la colonna sonora - disponibile nella versione del gioco che trovate su GOG - curata da Kai Rosenkranz, compositore già all'opera su Gothic e che riesce anche qui a creare un accompagnamento epico e degno di questo nome.

Risen: incompreso e incompiuto?

Come di consueto, ci tocca però anche spendere qualche parola sul fronte opposto: Risen infatti non è il gioco perfetto. Pur potendo contare su una buona longevità, può sembrare infatti che il gioco si dilunghi spesso in dialoghi o situazioni senza né capo né coda.

Qualche critica ha colpito anche il sistema di combattimento, per molti troppo ostico e realizzato in maniera non ottimale: un elemento che ha contribuito secondo alcuni a rendere il titolo troppo "classico", con la poca innovazione che avrebbe allontanato le nuove generazioni di videogiocatori. Un'osservazione questa che non ha mai trovato d'accordo chi vi scrive: Risen prende sì i caratteri più classici dei giochi di ruolo, ma ponendoli in un'ottica dove l'asticella viene alzata leggermente per creare un prodotto unico nel suo genere. Risen è bello perché, anche se in maniera meno marcata rispetto a Gothic, immerge sin da subito il giocatore in un mondo crudo e spietato dove bisognerà da fondo a tutte le proprie abilità per sopravvivere. Chi accusa il titolo di essere particolarmente ostico nelle prime fasi deve semplicemente armarsi di pazienza per far crescere, quest dopo quest, il proprio personaggio.

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Un altro aspetto che ha fatto inizialmente storcere il naso agli appassionati è la pensantezza del motore grafico proprietario adoperato dal team tedesco: pur disponendo di un buon computer da gaming il titolo appariva infatti tutto fuorchè fluido anche sfruttando al massimo il sistema, problema risolto in seguito grazie a delle patch.

Al netto di tutto questo e di qualche bug, non ce la sentiamo proprio di condannare Risen: un gioco che ha tanto da dare e dove i difetti sono sì presenti, ma ricoprono un ruolo marginale a fronte di tutta la bellezza che caratterizza l'universo di gioco.

La buona, o addirittura ottima, base posta con questo primo capitolo ha dato poi vita a due sequel: Dark Waters uscito nel 2012 e Titan Lords del 2014. Due buoni titoli ma che, al netto di tutto, non sono riusciti ad avvicinarsi alla perfetta imperfezione di Risen. Noi di Tom's Hardware vi consigliamo dunque, se non ne avete mai avuto la possibilità, di dargli almeno una chance... Non ve ne pentirete! Se invece avete già vissuto questa avventura vi invitiamo a dirci la vostra: com'è stata la vostra esperienza con Risen?


Tom's Consiglia

Il titolo di Piranha Bytes è disponibile su GOG ad un prezzo davvero molto interessante... Non lasciatevelo scappare!