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Kingdom of Amalur: Re-Reckoning Fatesworn | Recensione del DLC

Come già scritto sulle pagine di GameDivision nel 2020, Kingdom of Amalur: Re-Reckoning era in attesa di un nuovo DLC, denso di contenuti aggiuntivi, per dicembre 2021. Puntuali come un orologio svizzero, gli sviluppatori di Kaiko GmbH hanno rilasciato l’atteso DLC: Fatesworn proprio in questi giorni. 

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a cura di Lorenzo Quadrini

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Pubblicato il 02/01/2022 alle 17:00
Come già scritto sulle pagine di GameDivision nel 2020 (potete leggere qui l’articolo a firma di Alessandro Palladino), Kingdom of Amalur: Re-Reckoning era in attesa di un nuovo DLC, denso di contenuti aggiuntivi, per dicembre 2021. Puntuali come un orologio svizzero, gli sviluppatori di Kaiko GmbH hanno rilasciato l’atteso DLC: Fatesworn proprio in questi giorni. 

Risulta inutile ripercorrere da capo quanto già detto sul prodotto in generale, che non è stato minimamente ritoccato in occasione del rilascio di Fatesworn (anzi, per precisione massima, la versione Re-Reckoning doveva già comprendere Fatesworn, poi rimandato per le lungaggini di sviluppo ed infine approdato con un sovrapprezzo sul prodotto “base”). Allo stesso modo, comunque, è il caso di ribadire alcuni concetti sul gioco a vantaggio degli utenti completamente digiuni del prodotto in parola. 

kingdoms-of-amalur-re-reckoning-112265.jpg

Riscoprendo (ancora) Kingdom of Amalur

Kingdom of Amalur: Reckoning è un GDR, rilasciato nell’ormai lontano 2012 e curato da Ken Rolston, designer di Morrowind ed Oblivion. La mano “a la Bethesda” si sente moltissimo all’interno dell’opera, assieme ad un’ulteriore ispirazione che pesca alcuni degli elementi più iconografici di un altro grande gioco di ruolo: Fable. Un mix in apparenza esplosivo, che però non è mai riuscito a fare davvero breccia nel cuore di critica e pubblico. Non parliamo di un flop, eppure Kingdom of Amalur: Reckoning non è mai riuscito ad entusiasmare o infiammare gli animi. Le motivazioni dietro questo approccio tiepido sono complesse e forse rientrano in quell’alea di mercato, tale per cui un prodotto buono, con presupposti eccellenti ed uno sviluppo solido, non dia poi il risultato matematico che ci si aspetta. 

La versione Re-Reckoning, uscita nel 2020, raccoglieva tutti i contenuti esistenti per il gioco, apportando modifiche significative all’impalcatura grafica, al gameplay ed al bilanciamento. Oltre a textures degne di questo decennio appena iniziato (complice un design grafico fiabesco e pastelloso, capace di invecchiare senza risultare inguardabile), la Re-Reckoning ha curato in maniera certosina il loot degli oggetti, la scalabilità degli incontri casuali dei nemici (soprattutto all’interno dei dungeon) e lo spawn di oggetti, materiali ed altri ammennicoli vari. In questo modo, quello che per il 2012 sembrava essere un titolo “facile”, è oggi un software equilibrato ed impegnativo. 

kingdoms-of-amalur-re-reckoning-112264.jpg

Fatesworn, un DLC da end-game

Fatesworn si colloca sostanzialmente all’interno dell’end-game del videogioco, spostando l’attenzione su una nuova area, densa di contenuti, chiamata Mithros. Mithros è il luogo dove la divinità del Caos, Telogrus, è emersa per la prima volta, con l’obiettivo di conquistare il regno (ed inserendosi nel contesto già piuttosto arzigogolato della guerra tra le razze mortali e gli immortali Fae “oscuri”). Una zona contraddistinta da vetta innevate, caverne, dungeon e pericoli mortali, tanto da permettere al giocatore di superare il level cap di 50, oltreché accumulare nuovo equipaggiamento e seguire delle missioni secondarie connesse proprio a Telogrus. Non andremo oltre per evitare spoiler, soprattutto a coloro che non hanno mai sfiorato neanche la prima versione del gioco. 

foto-generiche-205477.jpg

Contenutisticamente quindi Fatesworn si colloca in posizione successiva a quanto già narrato e sviluppato attorno al mondo di Kingdom of Amalur: Re-Reckoning, senza rivoluzionare un intreccio già corposo e senza stravolgere quanto visto in precedenza. Come per la versione “base”, anche questo DLC introduce alcune missioni secondarie di notevole pregio, che tentano di distaccarsi dal solito cliché delle quest riempitive, con l’obiettivo di intrattenere il giocatore introducendo situazioni e personaggi di rilievo. Il tentativo riesce a metà (un po’ come l’intera produzione): sebbene il fruitore riesca sempre a percepire l’impegno e la qualità profusi nello sviluppo del titolo, non si può nascondere una certa mancanza di pathos, di epicità. Kingdom of Amalur: Re-Reckoning Fatesworn cerca di introdurre un mondo vibrante, denso di avvenimenti, con un miscuglio di serio e faceto ed una pletora di personaggi intriganti. Eppure, il risultato finale, semplicemente, non riesce a spiccare il volo, staccandosi certo dalla mediocrità ma senza mai lambire quello status privilegiato che tanti altri concorrenti (con meno sforzo) riescono a toccare. 

foto-generiche-205478.jpg

Come già espresso in sede di recensione, Fatesworn condivide gli stessi PRO e gli stessi CONTRO. Da un lato un titolo valido, pieno zeppo di attività, con un design accattivante e dinamico; dall’altro un menù vetusto, con una user’s experience ai limiti del sopportabile ed un gameplay che diverte, ma che inizia a sentire gli anni che passano. Certo, il regno di Amalur è talmente denso di oggetti, armature, armi, creature e magie che annoiarsi risulta francamente impossibile, però ci si sarebbe potuto aspettare qualcosa di più, soprattutto dopo un anno di sviluppo. 

Conclusioni

In conclusione, il DLC di Fatesworn non fa altro che accumulare contenuti all’interno di un prodotto già piuttosto ingombrante per quel che concerne le missioni, gli item e le aree esplorabili. Al tempo stesso non si può dire che questa espansione allarghi in maniera sensibile il panorama di gioco di Kingdom of Amalur: Re-Reckoning, tanto che la nostra recensione del 2020 continua a servire egregiamente allo scopo. Il prezzo complessivo del DLC (19,90 euro se avete già la versione rimasterizzata, quasi 55 per il pacchetto completo) è in linea con la mole del software ma forse potrebbe risultare eccessivo per i non appassionati, che allo stesso prezzo possono accedere a competitor non necessariamente “migliori”, ma certo più al passo con i tempi. Rimane comunque un acquisto che ci sentiamo di consigliare, soprattutto per i fan dei GDR.

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