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Bayonetta Origins: Cereza and the Lost Demon | Recensione

Abbiamo seguito passo passo la crescita di Cereza e scoperto quale oscuro passato si cela dietro Bayonetta Origins.

Avatar di Pietro Spina

a cura di Pietro Spina

Mentre guardavo scorrere i titoli di coda di Bayonetta Origins: Cereza and the Lost Demon, mi sono reso conto di essermi letteralmente innamorato di questo gioco. Non c’erano dubbi in merito, soprattutto considerando come mi fossi goduto la seconda metà del gioco tutta d’un soffio, senza intoppi, smarrimenti o incertezze.

Mi sono fermato quindi a riflettere dei perché di questa infatuazione, in particolare alla luce dell’esperienza avuta pochi mesi fa con Bayonetta 3. L’ultimo capitolo della trilogia originale non si è rivelato un gioco perfetto - anzi - eppure mi aveva divertito dall’inizio alla fine, senza sosta, stampandomi spesso in faccia un sorriso esaltato.

Pensavo dunque di essermi trovato in una situazione simile, ammaliato da un videogioco oltre i suoi effettivi meriti e ben disposto a sorvolare sulle sue mancanze. Ho riflettuto, ho riavvolto il nastro, l’ho riprovato dopo la conclusione e… no, effettivamente ritengo che questo strano e imprevedibile prequel sia davvero un prodotto confezionato a dovere, il cui valore riesce ad andare oltre le aspettative di qualsiasi fan (e non) stranito dall’annuncio di un titolo ben lontano dall'essere uno stylish action game.

Come capitato altre volte, prima di continuare con la recensione suggerisco di recuperare l’anteprima, se non l’avete già fatto, ricca di dettagli in merito ai fondamentali del gioco che potrebbero non essere trattati in questa recensioni per evitare di essere ridondanti. È inoltre possibile provare una corposa demo, con cui vivere le fasi iniziali dell’avventura e preservare i propri progressi per la versione completa.

Anche l'occhio vuole la sua parte

È chiaro come quando una produzione “nuova” come questa si appoggia al suo pubblico sia davvero importante fare una buona impressione, subito. Non perde un colpo da questo punto di vista Bayonetta Origins: Cereza and the Lost Demon, che si mostra con una resa grafica da cel shading acquarellato che conquista immediatamente, che sostiene ed eleva l’originale character design che danza tra il figurino e l’illustrazione da fiaba.

Siamo lontani da quanto abbiamo imparato a conoscere e ad amare nei capitoli della serie principale, e ci troviamo in un vero e proprio libro per bambini. Fortuna vuole che negli anni siano state tante le produzioni che hanno frantumato il pregiudizio estetico, proponendo esperienze estasianti e imperdibili pur partendo da fondamenta all’apparenza infantili.

La direzione artistica è solida, puntando a design ricercati ma dai tratti quasi astratti, che si fondono alla perfezione con le ambientazioni da sogno che ospitano gli eventi di trama. Non sarà quindi un caso se è proprio un sogno a fungere da innesco per gli eventi di questa storia, con la giovane Cereza costretta a rivivere la separazione dalla propria madre ogni volta che si adagia tra le braccia di Morfeo

Nel mondo dei sogni è un giovane ragazzo, all’apparenza coetaneo di Cereza, a invitarla nella foresta di Avalon, luogo in cui avrebbe trovato una fonte di potere in grado di aiutarla a recuperare la propria madre. Talmente grande e importante l’obiettivo finale da rendere la giovane incapace di considerare qualsivoglia pericolo. Il salto nel buio compiuto riecheggia di coraggio ma è invero da stolti, e la protagonista lo scopre molto presto.

Uscita per la prima volta dalla sicurezza della magione in cui era ospitata dalla propria maestra, Morgana, la piccola strega entra in un regno a lei totalmente sconosciuto, all’apparenza in balia della natura ma in realtà dominato dalle temibili fate.

Colori saturi e accesi si alternano a tinte naturali, quasi spente: nel disegno generale, l’apprendista strega di Umbra spicca decisa, delineata da un contorno nero che non è proprio delle altre creature. Una scelta che denota le differenze di questa “umana” rispetto agli abitanti del regno delle fate, che permette anche di tracciare con più facilità il nostro avatar durante l’esplorazione.

Avalon è strepitosamente ricca in dettagli ed elaborata nelle sue viste, stimolando la curiosità del giocatore sia nell’immediato che a lungo termine. Le aree di gioco si estendono infatti in 3 differenti livelli di profondità e, nonostante la telecamera fissa, permettono spesso di allungare l’occhio verso passaggi e anfratti che potrebbero - con il giusto potere - aprirci nuove strade.

L’esplorazione è quindi guidata non solo dagli obblighi di trama (indicati in modo evidente, non temete), ma anche dalla capacità del mondo di gioco di stupirci e incuriosisci, spingendoci alla nostra prossima mossa. Pur non potendo godere dei dettagli che potrebbe offrire un hardware rodato nei rendering ad altissima definizione, Bayonetta Origins: Cereza and the Lost Demon supera le incertezze di qualche linea seghettata di troppo per offrire nel complesso un impianto visivo solido e piacevolissimo, senza incorrere in fastidiosi rallentamenti. Ogni area è distinta e riconoscibile, e alcune location risultano davvero sorprendenti per personalità e ricercatezza.

Cheshire, la star di Bayonetta Origins

Non me ne voglia la giovane Bayonetta, che si spera capirà non avendo sviluppato ancora il caratterino che la contraddistingue nella serie principale, ma se dovessi identificare il vero protagonista di questo titolo si tratterebbe di Cheshire, il demone che la piccola Cereza invoca accidentalmente nelle prime fasi di gioco.

Burbera, maldestra e inesperta, la creatura spacca lo schermo grazie al suo design che estremizza l’immaginario del bambolotto di pezza, costruito con elementi un po’ casuali, e lo accende di colori e trame che vanno ben oltre il tessuto rammendato, richiamando invece le pennellate del Modernismo.

Sarà anche un po’ sgraziato, ma la sua potenza è fondamentale per consentire a Cereza (e al giocatore) di venire a capo delle sfide che li attendono. Il bizzarro duo di vive di contrasti e complementarietà, provando a smussare le mancanze dei singoli - entrambi inesperti - compensando con le qualità dell’altro.

Lato esplorazione, vedremo Cereza usare la magia della danza per attivare alcune aree della mappa e fornire nuovi passaggi o appigli utili alla prosecuzione. Ceshire invece userà i suoi potenti artigli per rimuovere ostacoli, liberando la strada dove necessario. La foresta di Avalon è però un luogo permeato dalla magia elementale, e spesso i due si troveranno a dover prendere scelte obbligate a causa di sigilli e blocchi con cui non è possibile interagire.

Ed è qui che Cheshire diventa protagonista: con il prosieguo della trama il nostro duo entrerà in possesso di poteri legati agli elementi (legno, pietra, acqua e fuoco), i quali oltre a cambiare l’estetica del gattone di pezza, gli forniscono nuove abilità con cui può finalmente accedere a luoghi altrimenti inaccessibili o attivare meccanismi prima inutilizzabili.

Per capirci, il potere del legno gli permette di utilizzare la lingua come liana, con cui trascinare oggetti dotati di appiglio, l’acqua di emettere getti potenti con cui attivare meccanismi a mulinello e la pietra di sfondare le superfici pericolanti. Il fuoco… beh, con il fuoco si scioglie il ghiaccio, naturalmente.

Per quanto anche Cereza con il passare del tempo cresca come maga, è Ceshire a dettare la progressione, come ogni buon protagonista che si rispetti.

Giocatori che viaggiano spediti, forse troppo

Probabilmente è già evidente, ma ritengo valga la pena rimarcarlo: Bayonetta Origins: Cereza and the Lost Demon non è strutturato in modo lineare, missione dopo missione, come la serie regolare ma è invece un vero e proprio metroidvania tridimensionale (a la Metroid Prime, con le dovute proporzioni), suddiviso in capitoli che scandiscono i momenti cruciali dell’avventura.

Ci si troverà dunque, almeno inizialmente, a dover rinunciare all’esplorazione di alcune zone, recuperandole poi nel momento in cui si entra in possesso del potere elementale corretto. Ed è dopo una cospicua fase di apprendimento che al giocatore viene concesso dunque l’utilizzo del viaggio rapido, fondamentale strumento.

I motivi che dettano l’esplorazione fuori trama sono presto detti: il recupero delle risorse utili per apprendere le abilità dei personaggi e la raccolta dei vari spiritelli smarriti, presenti nei vari angoli della mappa - e prima che vi creiate aspettative, tendenzialmente anche loro forniscono oggetti legati alla crescita del personaggio.

Si passa dunque dallo spulciare ogni angolo per trovare un cristallo o un materiale nei cespugli al risolvere enigmi di abilità a tempo, cercando poi le vie migliori per raggiungere le Perle di Luna e i Frutti infernali, che permettono di sbloccare le abilità avanzate di Cereza e Ceshire.

Occasionalmente ci affacceremo anche in proiezioni del mondo delle fate, i Tír na nÓg, da completare mettendo alla prova la sinergia tra i due personaggi su enigmi ambientali o nei combattimenti. Si tratta di veri e propri mini-mondi nascosti, che vanno ad aggiungere spessore all’esplorazione e ampiezza al mondo di Bayonetta Origins: Cereza and the Lost Demon.

Ovviamente il dinamico duo si troverà anche a menare le mani, con la strega di Umbra che userà le sue abilità per rallentare i nemici e mentre il demone userà artigli e abilità elementali per farli fuori. Il grimorio delle creature è adeguatamente fornito di avversari, che spesso acquisiscono nuove abilità grazie all’infusione degli elementi. Starà a noi capire quale usare, anche se il linguaggio visivo è plateale, per avere la meglio.

Menzione d’onore per i boss: non sono tantissimi, ma offrono tutti un’esperienza piuttosto differente l’uno dall’altro, offrendo in alcuni casi gimmick specifiche legate alla natura del personaggio o all’ambiente in cui vengono affrontati. Tra soggettoni da circo (letteralmente) e creature che sembrano sbucare da Monster Hunter, il regno delle fate vi lancerà addosso rivali davvero temibili.

L’elemento sfidante in questo caso non sarà la sola difficoltà, tendenzialmente tarata verso un livello medio/basso, quanto piuttosto la vostra capacità di coordinare i due personaggi: ricordiamo infatti che Cereza e Ceshire sono assegnati ognuno a metà controller (o a un singolo Joy-Con), con tanto di controllo separato delle levette per i movimenti e dei dorsali per attacchi e magie. Ci vuole allenamento, ve lo assicuro, per eseguire certe manovre sotto pressione!

Ho comunque trovato l’esperienza molto coinvolgente nel suo complesso, senza cadere mai nella frustrazione e trovandola impegnativa principalmente nelle fasi finali. Il giocatore curioso non avrà mai bisogno di andare a perdere tempo per “farmare” oggetti curativi e di potenziamento (ne troverà a bizzeffe) e una discreta dose di abilità permetterà anche di non dover ricorrere alle abilità di Cereza nel creare pozioni e profumi, riuscendo a superare gli scontri con l’energia base ricaricandosi con i bonus di fine battaglia.

Per esperienza personale, quasi tutte le sfide del gioco sono abbastanza leggibili e con la giusta attenzione possono essere superate al primo colpo. Va sicuramente evidenziato un picco nella difficoltà negli ultimi 2-3 boss, ma la spettacolarità della messinscena e la possibilità di usare tante abilità in modo ragionato rendono queste sfide entusiasmanti.

Il cuore di Cereza brilla nelle sue imperfezioni

In fase di anteprima ci siamo lasciati con sensazioni molto positive in merito al valore del gioco, con qualche dubbio in merito a quella che potesse essere la portata narrativa di un prodotto che sembrava molto distaccato dal franchise e in qualche modo creato solo ed esclusivamente per dare corpo ad alcuni degli elementi introdotti nel terzo capitolo - in certi casi presentati in modo fin troppo azzardato.

Senza volere cadere in spoiler, Bayonetta Origins: Cereza and the Lost Demon è una storia di origine sì interessante, capace in alcuni momenti sa toccare le corde giuste e stuzzicare i fan, che però si richiude in sé stessa come spesso accade quando parliamo di inserti narrativi in contesti già esistenti e consolidati.

Ogni tanto ho percepito la medesima assenza di urgenza che può trasmettere un "episodio filler", magari creato apposta per inserire il retcon di sorta. Questo sia chiaro è dovuto alla pregressa esperienza con animazione, serie TV e anche storici franchise videoludici che hanno compiuto passi simili. Si riconoscono i segnali e si alzano le antenne, un po’ preoccupati.

Prendendo però Bayonetta Origins: Cereza and the Lost Demon per quello che è, ovvero un gioco che racconta il passato senza la pretesa di posizionarsi come può essere Episodio 1 in Star Wars, alla fine del viaggio non si può che esprimere un giudizio di apprezzamento per l’opera e per le scelte approntate dal team.

Cosa si può rimproverare a questo gioco? Forse la mancanza di coraggio nel mettere davvero alla prova il giocatore con il controllo dei due personaggi: inizialmente il gioco sembra voler sposare l’approccio da puzzle game, cedendo invece poi il passo maggiormente all’azione - comunque divertente e intrigante nelle sue meccaniche. Magari può pesare l’assenza di cutscene animate, ma con una storia raccontata come lo sfogliare di un libro e puntellata da un voice acting praticamente perfetto, non se ne sente il peso.

L’esplorazione inoltre richiede davvero molta attenzione e capacità di leggere le mappe su più livelli, portando i meno navigati un po’ a perdersi, ma è il classico problema del genere. Sta al giocatore mettere insieme i pezzi in una propria mappa mentale per navigare al meglio.

Bayonetta Origins, una storia d'amore

Infine, si poteva desiderare qualcosa in più nel combattimento avanzato, variando le opzioni a disposizione del giocatore - invero limitate - e non semplificando ulteriormente nelle fasi finali. L’intento è chiaro, ovvero introdurre delle meccaniche atipiche come il controllo dei due personaggi in contemporanea senza però alienare tutti i potenziali acquirenti.

Ecco perché mi sono letteralmente innamorato di questo gioco. Perché Bayonetta Origins: Cereza and the Lost Demon è un gioco migliorabile, ma non manchevole o difettato, e quando funziona al suo meglio offre un’esperienza che rimane impressa nella mente - oltre ad essere unica nella libreria di Nintendo Switch.

Voto Recensione di Bayonetta Origins: Cereza and the Lost Demon - Nintendo Switch


8.5

Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • - Visivamente eccezionale grazie a una direzione artistica che supera i limiti hardware

  • - Complesso inizialmente, ma alla lunga è divertente e gratificante

  • - Molto più vasto e ricco di quanti lasci intendere

Contro

  • - Sbilanciato verso l'azione rispetto alla componente puzzle

  • - Un po' più di profondità nel sistema di combattimento avrebbe giovato

Commento

Bayonetta Origins: Cereza and the Lost Demon è un prodotto che sfoggia un grande cuore, che ci ricorda come in PlatinumGames ci lavorino persone capaci di regalarci titoli fantastici come Okami, Wonderful 101 e Viewtiful Joe senza fossilizzarsi su un singolo genere, sperimentando e arricchendo ogni volta. Sì, poteva essere meglio e sì, ancora, forse a livello narrativo non aggiunge quanto sperato al franchise, ma è un gioco a cui comunque non si dovrebbe rinunciare. E la sua qualità, per essere un primo esperimento, può permettere a PlatinumGames e a Nintendo di guardare al futuro con fiducia per nuove collaborazioni, che possano andare oltre a quella che sembrava una routine fatta solo di hack 'n' slash.Nell'attesa di scoprire cosa ci attende nel futuro di un franchise che Kamiya vede proiettato verso un numero indefinito di nuovi capitoli, possiamo goderci questo delizioso viaggio unico nel suo genere, incrociando le dita perché questa digressione occasionale faccia sufficientemente bene da potersi trasformare, magari, in qualcosa di più concreto e sostenibile a lungo termine. Perché ne varrebbe davvero la pena.

Informazioni sul prodotto

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Bayonetta Origins: Cereza and the Lost Demon - Nintendo Switch