Beyond Contact | Recensione - Un survival particolareggiato

Abbiamo provato in anteprima Beyond Contact, il survival alieno di Playcorp Studios, ci avrà convinto in positivo?

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a cura di Andrea Riviera

Managing Editor

Nel corso degli ultimi anni di survival ne abbiamo visti parecchi e soprattutto di ogni genere possibile, da quelli ambientati nel passato a quelli sott'acqua fino ad arrivare a quelli fantascientifici. Beyond Contact rientra in questa ultima categoria, proponendo un gameplay con visuale isometrica, una difficoltà tutt'altro che semplicistica, ma anche un mondo di gioco abbastanza anonimo e non così originale.

Tuttavia va comunque detto che se state cercando un survival game che possa intrattenervi e chissà, magari mettervi in difficoltà, allora potrebbe fare al caso vostro. Ma non aspettatevi uno dei migliori esponenti del genere, questo sia ben chiaro.

Beyond Contact, il setting

Siamo nel 2766, l'umanità ha raggiunto progressi tecnologici importantissimi, tra cui il viaggio nell'iperspazio. Il nostro compito, dopo aver scelto e personalizzato il nostro personaggio, sarà quello di raggiungere il pianeta Ketern e cercare sopravvissuti di una precedente spedizione e scoprire qualcosa di più su questo mondo tanto ostile.

Ben presto, il protagonista da noi scelto, Quinn Hick, un agente dei Corpi Spaziali del Congresso dei Mondi Uniti (si, è un bel po' sofisticata come attribuzione), si ritroverà nel bel mezzo di una possibile catastrofe generata da una fonte di energia misteriosa. Tra dialoghi con il nostro fidato droide C.A.R.L. e alcune scene d'intermezzo, la storia prosegue in maniera abbastanza lineare, ma in maniera anche curiosa, visto che l'avventura in sé è anche piuttosto interessante nel complesso, anche se nulla di particolarmente ispirato.

Inutilmente difficile

Beyond Contact è un videogioco survival e come tutti i videogiochi survival lo scopo è semplice: sopravvivere. Per farlo occorre scansionare flora e fauna, potenziare l'equipaggiamento con le risorse che è possibile raccogliere in giro e soprattutto mangiare e rimanere costantemente ossigenati attraverso le classiche bolle d'aria raccoglibili. Insomma, un gioco abbastanza classico che funziona nella sua semplicità apparente.

Il problema di fondo inizia nel momento in cui gli sviluppatori hanno voluto introdotto una difficoltà sopra la media, non dotata da sfaccettature complesse, quanto più da scelte che trovo onestamente irragionevoli, dall'ossigeno ridotto all'osso fino al cibo che viene richiesto dal protagonista ogni due-tre minuti. Penso che l'idea originale dei developer fosse quella di creare un continuo stato d'ansia al giocatore, per metterlo in difficoltà. Obbiettivo raggiunto, ma forse anche troppo.

Insomma, esplorare diventa spesso fastidioso, soprattutto quando occorre percorrere grandi distanze sul pianeta. In nostro soccorso ci viene un diramato sistema di costruzione per dar vita a una base inespugnabile, con tanto di muri e torrette difensive a nostro soccorso. Tuttavia, per poter espandere la base e creare oggetti ed edifici più imponenti, occorre necessariamente scansionare più risorse possibili, così da sbloccare nuove ricerche nel nostro albero tecnologico.

Col passare del tempo, completare incarichi che vanno da punto A a punto B o continuare a difendere la base dai temibili mostri alieni con i nostri armamenti diventa abbastanza ripetitivo e se in altri survival l'esperienza si evolve di continuo, in Beyond Contact, una volta sbloccata la base, diventa tutta una grossa ripetizione di meccaniche che non offrono particolare soddisfazioni generali.

Un mondo anonimo

Ketern è si un mondo vasto, ma non così particolarmente originale. Nulla colpisce veramente, perché per una cosa o per l'altra molte cose le abbiamo viste in svariati altri titoli molto simili. Lo studio di sviluppo, Playcorp Studios, ha optato per un comparto visivo colorato e semplicistico con alcuni elementi che ricordano vagamente un fumetto, in particolar modo nelle cutscene.

Ciò che lo rende anonimo è più che altro la scelta della proceduralità, molte zone sono interessanti, altre tutt'altro. Mi sono addentrato in vasti campi dove non c'era praticamente nulla e in altri dove, invece, ho potuto trovare di tutto. I biomi sono diversi, alcuni tranquilli, altri tossici (questi ultimi in quantità quasi esagerata).

Insomma, il pianeta è esplorabile, alcune parti non sono così dimenticabili, ma nella maggior parte dei casi vi potreste ritrovare in mezzo a qualcosa di già visto e rivisto, nulla che faccia sobbalzare o che banalmente possa sorprendere. Peccato, per il resto il gioco è ottimizzato benissimo e dal punto di vista della fluidità, si fa giocare che è un vero piacere. Ma se cercate un prodotto stilisticamente unico, non è forse il gioco che fa per voi.