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Loop Hero | Recensione, un fenomeno oltre il tempo

Loop Hero è l’ultimo videogioco prodotto da Devolver Digital e sviluppato dal (fino ad oggi) quasi sconosciuto team Four Quarters. Il titolo ha avuto sin dall’uscita su Steam un’eco incredibile in termini di recensioni positive e successo di pubblico, confermandosi come vera e propria rivelazione indie di questo inizio di 2021.

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Avatar di Lorenzo Quadrini

a cura di Lorenzo Quadrini

-

Pubblicato il 22/03/2021 alle 10:00
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In sintesi

Loop Hero è l’ultimo videogioco prodotto da Devolver Digital e sviluppato dal (fino ad oggi) quasi sconosciuto team Four Quarters. Il titolo ha avuto sin dall’uscita su Steam un’eco incredibile in termini di recensioni positive e successo di pubblico, confermandosi come vera e propria rivelazione indie di questo inizio di 2021.

  • Pro
    • -Mix di generi perfettamente bilanciato e innovativo
    • -Artisticamente bellissimo
    • -Grande narrazione
  • Contro
    • -Rigiocabilità praticamente assente
    • -Qualche piccolissimo bug

Il verdetto di Tom's Hardware

9

Loop Hero è una ventata di aria fresca in un panorama videoludico certo denso, ma anche asfittico per quel che concerne le novità, soprattutto se riferite al gameplay. Il suo approccio ibrido non è un semplice mischione, quanto un sapiente lavoro di cesello (o di mixology, per prendere in prestito un termine gastronomico), che tocca tutte le corde giuste e che riesce a divertire senza rinunciare a narrare. Avvicinandosi quasi più al board game che al videogioco, Loop Hero rapisce il giocatore per liberarlo solo a fine campagna. Se siete completamente digiuni dagli indie al gusto retro magari spulciate qualche video online, ma se siete degli appassionati del genere comprate ad occhi chiusi.


Informazioni sul prodotto

Immagine di Loop Hero

Loop Hero

€ 14.99 su Store
Vedi su Ebay

Loop Hero è l’ultimo videogioco prodotto da Devolver Digital e sviluppato dal (fino ad oggi) quasi sconosciuto team Four Quarters. Il titolo ha avuto sin dall’uscita su Steam un’eco incredibile in termini di recensioni positive e successo di pubblico, confermandosi come vera e propria rivelazione indie di questo inizio di 2021.

Il gioco è nato, almeno come concept, dalla Ludum Dare del 2019 (il cui tema era “Start with nothing”), durante la quale la software house ha avuto la brillante idea di mescolare il genere idle con la più classica esperienza roguelike. In seguito il progetto è virato verso una struttura più forte, implementando quel gameplay deck building roguelite di cui parlerò a breve.

loop-hero-149535.jpg

Un capolavoro ibrido

Mi preme sin da ora sottolineare che quanto detto di positivo su Loop Hero troverà conferma anche in questa recensione. Il gioco è, senza mezzi termini, un gioiello di rara bellezza, riuscendo a combinare in un mix riuscitissimo di gameplay e narrazione alcuni generi eterogenei e ben poco canonici, almeno nel loro risultato finale.

Inquadrare Loop Hero è di per sé abbastanza difficile, tanto che mi sento di consigliare a chiunque sia interessato non solo di leggere queste mie riflessioni, ma anche di spulciare qualche video di gameplay (senza esagerare, il fulcro dell’esperienza si basa molto sulla scoperta delle meccaniche nascoste). Se proprio si volesse inquadrare in un genere, Loop Hero è un roguelite deck building idle game.

La progressione di gioco consta infatti di un loop infinito, che può essere solo messo in pausa (ma non durante i combattimenti) e sul quale il giocatore non ha alcun tipo di controllo. Quello che invece può essere influenzato è il mondo di gioco, costruibile a partire da un deck componibile a inizio run, che viene rimpolpato di carte pescate casualmente dal drop dei nemici. A questo si somma la componente roguelite, che si fonda sulla possibilità di costruire ed ampliare la base ove il nostro eroe si rifugia al termine di ogni run (e che porta i soliti vantaggi ed avanzamenti di classe ed equipaggiamento).

loop-hero-149527.jpg

A questa struttura tutto sommato “semplice” si affianca una narrazione di tutto rispetto, la cui partenza è, con un interessante paradosso, la cancellazione della realtà. Ritrovandosi in un mondo vuoto, l’Eroe è l’unico a riuscire a ricordare, piano piano e con grossi sforzi, il mondo prima del Nulla. Attraverso i quattro capitoli proposti, lo scopo del giocatore sarà quello di scoprire sempre più carte e ricostruire la realtà per come la conosceva, scontrandosi in tal senso con dei Boss finali, veri artefici di questa tabula rasa. Di grande pregio sono inoltre i dialoghi sia con i diversi nemici - alcuni di essi vittime loro malgrado del sortilegio che ha distrutto ogni cosa - sia con gli alleati che andranno a popolare la nostra base di partenza. I temi affrontati andranno a spaziare ben oltre la dicotomia bene/male, ponendo anzi tutta una serie di questioni, nonché alcuni dubbi circa la reale bontà del protagonista, le sue intenzioni e le sue convinzioni. Loop Hero insomma non risparmia dal punto di vista narrativo, offrendo un’esperienza a tutto tondo che rifiuta di tirarsi indietro di fronte ad argomenti alti e filosofici.

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Sicuramente l’elemento che ho meglio apprezzato, e che ritengo essere il vero punto vincente dell’intera produzione, è quello della stretta compenetrazione tra gioco e racconto. Un dualismo che si riflette nel momento in cui iniziamo a piazzare materialmente le nostre carte nel “vuoto” di gioco, attraverso un processo di immedesimazione fortissima tra la narrazione del ricostruire e il materiale utilizzo del deck. Ancora, anche il paradosso del non-gioco, espressione del lato idle game di Loop Hero, aiuta tantissimo ad avvicinare il fruitore al concetto di memoria, che è un po’ il fil rouge dell’intero sforzo compiuto da Four Quarters.

L'importanza della memoria

Al valore indubbio della trama fin qui esposta, si somma l’incredibile freschezza dell’esperienza ludica in quanto tale. Un traguardo di tutto rispetto, considerando l’apparente idiosincrasia che intercorre tra i diversi approcci affrontati dal videogame. In primis il concetto di loop, che toglie il controllo al giocatore e lo priva di un sistema di influenza diretto sulle azioni dell’Eroe. A seguire il sistema indiretto di gestione delle carte, che servono solo a costruire il percorso del protagonista e che spingono verso scelte contrastanti (un loop troppo difficile farà terminare prematuramente la run, uno troppo facile sarà povero di loot e farà terminare la run senza uccidere il Boss).

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Il tutto è condito da una volontaria assenza di aiuti, sotto tutti i punti di vista. Ad esclusione delle meccaniche base è impossibile sapere se alcune carte creino sinergie particolari tra loro, almeno fino a quando non vengono scoperte. Ed anche scoprire queste meccaniche non comporta nessun tipo di “sbloccamento”, è tutto affidato alla memoria (con l’ennesimo mirabolante rimando alla tematica narrativa di cui sopra).

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Tutto questo grande pentolone di generi e tematiche è sapientemente retto da un’impalcatura estetica tanto cara ai videogiochi anni 80, fedelmente riprodotta - pur se con graziose concessioni allo stile contemporaneo - dalla grafica fino alle musiche. L’impatto è sicuramente forte, soprattutto per i giocatori più casual e meno avvezzi a strutture retro, ma sono sicuro che il grande appeal del gioco riuscirebbe a far innamorare anche i più intransigenti amanti del fotorealismo ludico.

Personalmente ho davvero amato Loop Hero, tanto che trovare dei difetti risulta difficile. Indubbiamente la rigiocabilità del titolo non è elevatissima, al  contrario di altri roguelite rivali. Inoltre l’approccio idle, pur se fresco e geniale nella sua declinazione, deve piacere per poter arrivare all’acquisto. Sono poi presenti alcuni piccoli bug, che spero verranno risolti al più presto (tra tutti, il fullscreen che ritorna spesso in finestra senza rimedio alcuno se non riavviare).

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