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Obey Me | Recensione, al limite dell'holypunk

Obey Me è action brawler ambientato in uno scenario apocalittico, dove una cacciatrice di demoni e il suo mastino infernale affrontano mutanti e divinità.

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a cura di Alessandro Palladino

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Demoni, angeli e botte da orbi sono sempre un’accoppiata gradita, la stessa che Error 404 Game Studios ha preso come base per il suo Obey Me: un action 3D dove nei panni di una ragazza e il suo mastino infernale i giocatori possono dilettarsi a prendere a pugni creature di ogni tipo.

Un’eredità che prende tematicamente spunto da giganti come Devil May Cry, Diablo e Darksiders, trasformandola però in una fantasia più urban vicina alla corrente definibile come “holypunk”. Accostarsi a queste produzioni però è pur sempre un rischio, specialmente quando il proprio gioco si basa sul gameplay e sulla frenesia necessaria per far vivere ai giocatori la fantasia di potenza adrenalinica che ci si aspetterebbe negli scontri contro l’intero bestiario dell’inferno. Un compito difficile quello intrapreso da Error 404, che alla fine ha alti e bassi.

Il punto più originale del gioco è senza dubbio la sua protagonista: Vanessa Held, una cacciatrice d’anime dalla bocca larga e la lingua biforcuta. Non è certo una da dialoghi e sermoni, infatti lascia che siano i suoi pugni a parlare mentre il suo mastino, Monty, fa da spalla comica alla sua durezza. Il duo funziona quanto basta per strappare le dovute risate tra una scazzottata e l’altra, soprattutto grazie a un doppiaggio azzeccato che a tratti ricorda i tempi comici di Rick & Morty. Lo stesso si può dire di alcuni nemici, mentre altri sono a un livello molto amatoriale per quanto comprensibile data la natura indipendente del titolo.

La storia tutto sommato scorre come dovrebbe in una longevità inaspettatamente lunga, regalando momenti significativi di quando in quando e che ben esprimono il twist originale ideato dal team di sviluppo, ben espresso dall'indole fumettistica marcata proveniente dalla genesi su volumi che condividono lo stesso nome. La caratteristica di Obey Me è infatti quella di essere un’avventura sopra le righe, con il giusto pizzico di riscatto personale piazzato nei contorni degli scontri. Ma è difficile rimanere concentrati sul positivo della trama quando il combattimento, che dovrebbe essere la gemma del gioco, è in realtà appena passibile.

Vanessa e Monty sono dotati di un bel po’ di mosse e una serie di armi ottenibili giocando come ai vecchi tempi del genere, ma nessuna di esse potrà sopperire alla lentezza dilagante in tutto il moveset di entrambi i personaggi. Il combattimento è estremamente rellaentato, le azioni richiedono tanto tempo per essere eseguite e la combo sono abbastanza esigue. Ma il grosso problema arriva nel design dei nemici, ideati come “spugne” di colpi e dal design tremendamente ripetitivo come quello dei livelli: tutti sotto la stessa disposizione urbana corrotta dalla melma demoniaca. C’è poca varietà in Obey Me, tanto da renderlo dannatamente frustrante quando vi ritroverete per la centesima volta contro gli stessi nemici di sempre, armati di un sistema di combattimento tutt’altro che appagante.

Spezzando una lancia a favore del lavoro di Error 404, se giocato in cooperativa locale Obey Me regala un sacco di soddisfazioni nel modo in cui i due personaggi sono stati fatti per cooperare tra loro. Mentre Vanessa riempie di cazzotti i nemici e le loro relative barre spirituali, Monty può colpirli con le fiamme e utilizzare alcuni attacchi che consumano la barra spirituale riempita dalla cacciatrice e stordire chiunque sia entrato nell’area d’effetto.

Un’alchimia, quindi, che funziona alla grande e si esprime al suo massimo durante i combattimenti con i Boss: spietati esseri dall’impostazione sempre diversa, richiedendo al giocatore una sana dose di strategia. In questi momenti si può davvero percepire la genuinità dell’operazione dietro Obey Me, capace di intrattenere quanto basta nonostante i difetti sistemici del suo design.

Purtroppo però, le scelte di Error 404 e le limitazioni artistiche hanno colpito duramente i suoi pregi, calcando fin troppo nell’equazione erronea che vede nella quantità il maggior fattore da considerare. Obey Me è infatti pieno di livelli e nemici, ma lo è fin troppo, tanto da far sembrare il tutto una lunga sessione dove si gira intorno agli stessi livelli senza altri indicatori d’avanzamento se non per la storia, la quale quantomeno ci distrae dal tedio divertendoci con le sue battute e performance di doppiaggio. Ciliegina sulla torta è il frame rate instabile sulla versione PlayStation 4, calante molte volte nonostante il gioco non abbia chissà quale peso grafico.

Voto Recensione di Obey Me - PS4


6

Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • - Personaggi convincenti

  • - In cooperativa è ben strutturato

  • - Doppiaggio discreto

Contro

  • - Gameplay davvero troppo lento

  • - Ripetitivo nel design dei livelli

  • - Frame rate instabile su console

Commento

Obey Me è la classica definizione di “mixed bag”: da un lato abbiamo elementi positivi come boss memorabili, doppiaggio ben eseguito e personaggi caratterizzati egregiamente, mentre dall’altro il sistema di combattimento – elemento essenziale del genere d’appartenenza – non è pessimo ma neanche ottimo, adagiato sulla sua lentezza mentre l’anima cooperativa cerca in qualche modo di tenere in piedi la baracca con il sistema di progressione. Il lavoro di Error 404 si piazza quindi nella sufficienza più innocente, pura quanto non abbastanza incisiva da poter ritagliarsi uno spazio negli action più crudi e demoniaci del panorama conosciuto.

Informazioni sul prodotto

Immagine di Obey Me - PS4

Obey Me - PS4