Polygon venduto, addio a gran parte dello staff: chiusura in vista?

Mi sento completamente disgustato da questa notizia, confessa il cofondatore di Polygon.

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a cura di Andrea Maiellano

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Un capitolo importante dell'editoria videoludica si chiude oggi con l'acquisizione di Polygon da parte di Valnet, un evento che implicherà delle profonde trasformazioni per una delle voci più autorevoli del settore. Fondato nel 2012 grazie a un importante investimento di Vox Media, Polygon nacque dall'ambizioso progetto di riunire alcuni dei migliori giornalisti provenienti da testate affermate come Kotaku, Joystiq e The Escapist, con l'intento di ridefinire gli standard del giornalismo videoludico. Dopo un breve periodo iniziale in cui i contenuti venivano pubblicati come semplice sezione gaming di Vox.com, il sito lanciò il proprio dominio accompagnato da una serie di video promozionali che ne sottolineavano le ambiziose aspirazioni editoriali.

In un decennio di attività, la testata è riuscita a costruirsi una solida reputazione come fonte attendibile di notizie e analisi sull'industria dell'intrattenimento digitale, diventando un punto di riferimento citato frequentemente anche da altre pubblicazioni di rilievo come Ars Technica. L'acquisizione da parte di Valnet rappresenta quindi non solo un cambio di proprietà, ma potenzialmente una svolta nella filosofia editoriale di un progetto nato con aspirazioni di eccellenza giornalistica.

La notizia dell'acquisizione ha suscitato reazioni immediate tra i fondatori della testata. Brian Crecente, uno dei creatori di Polygon, ha espresso il suo sgomento sulla piattaforma Bluesky: "Sono completamente disgustato da questa notizia, principalmente per coloro che sono stati così improvvisamente e profondamente colpiti, ma anche per il numero sempre più esiguo di pubblicazioni che coprono seriamente i videogiochi". Parole che riflettono non solo la preoccupazione per il destino professionale dei colleghi, ma anche una più ampia inquietudine per lo stato del giornalismo videoludico di qualità.

Il nuovo proprietario, Valnet, gestisce decine di marchi di contenuti online che collettivamente generano oltre 260 milioni di visualizzazioni. Tuttavia, l'azienda fondata da Hassan Youssef, noto anche come co-fondatore di Pornhub, si è guadagnata negli anni una reputazione controversa per le condizioni di lavoro considerate da alcuni alla pari dello sfruttamento e per la produzione di contenuti clickbait a ritmo accelerato.

Le testimonianze di chi ha lavorato per testate acquisite da Valnet sembrano confermare questi timori. Un collaboratore di Collider, altra pubblicazione sotto l'egida dell'azienda, ha dichiarato a The Wrap lo scorso anno che il sito funziona come "una fabbrica di contenuti, quasi al livello di uno sweatshop", con autori "costantemente pressati a scrivere di più, a farlo più velocemente". Un modello di business che potrebbe rappresentare l'antitesi dell'approccio editoriale che ha caratterizzato Polygon fin dalla sua nascita.

Nonostante le preoccupazioni per il futuro, Jim Bankoff, co-fondatore, presidente e CEO di Vox Media, ha rilasciato una dichiarazione in cui esprime orgoglio per quanto costruito: "Siamo fieri di aver trasformato Polygon in un'autorità nel settore gaming sia per gli esperti che per i fan occasionali, una pubblicazione che ha informato e deliziato decine di milioni di appassionati di videogiochi dalla sua fondazione in Vox Media più di un decennio fa".

L'acquisizione di Polygon si inserisce in un contesto più ampio di consolidamento del mercato dell'informazione digitale, dove numerose testate indipendenti vengono progressivamente assorbite da grandi gruppi editoriali con approcci spesso orientati alla massimizzazione del profitto attraverso strategie di contenuto ad alto volume. Resta da vedere se e come l'identità editoriale e la qualità giornalistica che hanno contraddistinto Polygon riusciranno a sopravvivere in questo nuovo capitolo della sua storia o se a breve assisteremo alla fine di uno dei progetti editoriali videoludici più meritevoli dell'ultimo decennio.

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