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Sherlock Holmes: Chapter One, l'anno uno dell'investigatore Frogwares | Recensione

Sherlock: Chapter One ci mostra un volto diverso del celebre investigatore di Baker Street. Frogwares sarà riuscita a rinverdire la sua serie?

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a cura di Raffaele Giasi

Senior Editor

A cinque anni di distanza da Devil's Daughter, ed a due anni da The Sinking City, Frogwares torna in azione con un nuovo capitolo della sua saga dedicata Sherlock Holmes, confezionando un titolo che si propone di esplorare il passato dell'investigatore di Baker Street, quando questi era ancora giovane e lontano da Londra.

Con Sherlock Holmes: Chapter One, Frogwares reinterpreta, ancora una volta, la figura del detective di Sir Arthur Conan Doyle, cercando di allineare il suo franchise a quello che è il leit motiv del mercato di oggi, animato ormai da un'infinità di esperienze immersive ed a mondo aperto. Resteremo rapiti dalle indagini sull'isola di Cordona, o questo Chapter One mostrerà il fianco alle stesse incertezze che avevano già azzoppato il free roaming di The Sinking City?

La premesse...

Tornato sull'isola fittizia di Cordona dopo anni ed anni di assenza, ed accompagnato dal suo amico di infanzia Jon, il giovane Sherlock Holmes riprende possesso della proprietà di famiglia, la lugubre villa di Stonewood Manor, abbandonata da Sherlock e suo fratello Mycroft dopo la tragica morte della madre dei due, Violet. Indeciso sul proprio futuro, e con l'incertezza data da un passato che sembra inspiegabilmente nebuloso, quanto meno dei ricordi, Sherlock si avventura quindi per l'isola, nella speranza di poter chiudere un capitolo della propria vita dando un colpo di spugna sul proprio passato. Peccato che, quella che si prospetta come una semplice gita, si trasformerà ben presto nel più importante caso della sua giovane vita: indagare sulla morte e sulle ultime ore di vita di sua madre.

A fargli da spalla Jon, suo amico di infanzia, curiosamente dal nome molto assonante a quello del più celebre John Watson, e animato da uno spirito ribelle, per certi versi agli antipodi di quello di Sherlock. Se Holmes, infatti, è spesso placido e composto, e raramente si lascia trasportare dalle emozioni, Jon è molto più infantile, e per certi versi scapestrato, del suo ineffabile amico, trasformandosi quasi involontariamente nel personaggio più interessante dell'intera storia, dove il “quasi” è legato per lo più a motivi di trama che, ovviamente, non vi spoilereremo.

E questo non solo per mera etica, ma anche perché la trama, e soprattutto le modalità in cui arriveremo alla verità, sono la parte principale, e forse più interessante, dell'intera opera, e questo anche al netto di qualche passaggio un po' moscio, e forse sbrigativo, specie quasi si è ormai in volata verso il finale. Prima di andare più a fondo sulla qualità della scrittura, è tuttavia doverosa una piccola premessa storica.

Sherlock Wayne e Bruce Holmes

Nel 1987, il granitico Frank Miller unì le forze con il talento del disegnatore David Mazzuchelli, per regalare al mondo quello che è, ancora oggi, uno dei cicli migliori mai scritti per Batman. No, non stiamo parlando de “Il Ritorno del Cavaliere Oscuro” (che è del 1986), ma di Batman: Anno Uno, serie in cui Miller reimmagina la genesi di Batman, partendo da quello che fu il ritorno di Bruce Wayne a Gotham City, quando questi non aveva ancora deciso di combattere il crimine.

Ora, se vi state chiedendo che cosa c'entri tutto questo con Sherlock Holmes: Chapter One, la risposta è che la trama del titolo Frogwares sembrerebbe, almeno in parte, un vero e proprio omaggio al lavoro di Miller, muovendosi praticamente sugli stessi passi, non riprendendo gli stessi temi del fumetto, certo, ma quanto meno seguendo la stessa traccia, e riprendendone il mood tetro e intimista.

Si tratta di una scelta apprezzabile da parte di Frogwares che, per altro, non aveva mai dato continuità alla scrittura dei precedenti capitoli della sua serie dedicata a Sherlock Holmes, resettando di volta in volta sia l'estetica dei personaggi, che il mood con cui essi si approcciavano alla storia, virando addirittura verso una scrittura quasi “guyritchiana” quando, con Devil's Daugther, avevano proposto uno Sherlock Holmes molto simile alla controparte interepetata da Robert Downey Jr. Lo Sherlock di Chapter One, invece, è proprio come il Batman di Frank Miller. È un investigatore che non ha ancora preso la sua strada nella lotta contro il crimine e che, alla ricerca di una direzione, tornerà nei luoghi della sua infanzia, dove sono vissuti e morti i suoi genitori, per dare uno scopo alla propria esistenza tormentata.

Come detto, le somiglianze sono sorprendenti per quanto, ovviamente, il tutto sembri più un celato omaggio che una scopiazzatura. Chapter One ha infatti una trama articolata ed assolutamente indipendente. Frogwares, in tal senso, si è davvero ben adoperata nella messa in piedi di questo primo/ultimo caso del suo Sherlock Holmes, e per quanto non manchino omaggi presi di peso da diverse interpretazioni del personaggio, Chapter One si propone con un racconto inedito e funzionale, in cui i dialoghi sono lenti ma interessanti, ed in cui la trama prosegue con un ritmo sincopato, ma comunque “giusto” se si considera che parliamo di un'avventura investigativa che, giocoforza, offre al giocatore tutto il tempo che gli occorre per sbrogliare le sue matasse.

Anche l'introduzione di Jon è molto funzionale in questo senso, in quanto non solo il personaggio partecipa ad alcuni siparietti il cui umorismo serve a spezzare, con efficacia, la monotonia, ma si rende anche protagonista di quella che è la principale riflessione sul personaggio di Sherlock, tutta inerente la sua stabilità emotiva e mentale. Un tema che, per altro, ancora una volta sembra ripreso in pieno dal Batman "milleriano" il che, considerato soprattutto il passato della serie, fa comunque un gran bene al personaggio, il cui animo frammentato costituisce non solo il punto più interessante della scrittura del gioco, ma anche il suo aspetto più “moderno” e funzionale.

In questo senso, non c'è dubbio che Chapter One sia il capitolo più maturo della serie in cui, senza mai perdersi in stereotipi, Frogwares non solo ne approfitta per raccontare una storia intrigante, ma si spende anche (e soprattutto) nel tratteggiare il profilo psicologico dell'immortale investigatore, analizzandone i tormenti, le motivazioni, ed anche le fragilità, e restituendoci una versione di Sherlock Holmes innovativa e interessante, anche quando i tratti che fanno parte del profilo psicologico sembrerebbero fare eco a questa o a quella versione, cinematografica o televisiva.

Tanto spazio, poco senso

Se, insomma, narrativamente le premesse non vengono deluse, quello che proprio non impenna in Chapter One è la sua natura open world, che permette, per la prima volta nella serie, un'esplorazione libera e senza vincoli dell'isola di Cordona, epicentro narrativo dell'intera vicenda, e suddivisa in 4 macro aree tematiche. L'isola, probabilmente piazzata nel cuore del Mediterraneo, è infatti animata da un meltin pot culturale, che riunisce povertà e borghesia, europei e mediorientali, con un risultato quanto meno apprezzabile sulla carta, ma comunque poco eloquente dal punto di vista pratico.

Se artisticamente ed architettonicamente, infatti, le scelte di Frogwares sono interessanti, ed anche appaganti per certi aspetti, anche al netto di una modellazione poligonale non sempre brillante e palesemente limitata dal budget a disposizione dello studio, a deludere è l'esplorazione in sé, che è animata da uno scheletro ludico ormai vecchio, e quasi anacronistico.

In un mondo in cui esistono esperienze come Assassin's Creed Valhalla, o anche solo il più datato The Witcher 3, Cordona si propone sostanzialmente vuota, con poche attività secondarie, e con alcune di esse neanche particolarmente brillanti. Una volta messa mano alla libera esplorazione, infatti, il nostro Sherlock potrà sostanzialmente dilettarsi in pochissime opportunità opzionali, ovvero: la ricerca di una serie di “tesori” che animeranno una quest secondaria divisa in tre parti, la ricerca di prodotti con cui abbellire la sua casa d'infanzia (acquistabili presso appositi punti in giro per la mappa, senza alcun coefficiente di sfida), alcuni “casi” secondari a cui è legato l'ottenimento di una serie di trofei, e la pulizia di alcuni “covi”, che sono poi l'unica variazione action a quello che è il gameplay investigativo del gioco.

Questi ultimi, in particolare, rappresentano una vera e propria novità per questa serie, giacché ad oggi, Frogwares, non aveva proposto alcuna interazione action per il suo Sherlock Holmes, proponendosi con delle avventure dallo stampo sempre molto classico. Con i covi, invece, il team ha introdotto, di fatto, l'uso di un'arma da fuoco, chiedendoci di partecipare a delle vere e proprie sfide a punti, in cui potremo scegliere se catturare o arrestare alcuni sfortunati banditi, all'interno di piccolissime arene, e potendo disporre di un numero infinito di proiettili.

Insomma, non il massimo. Anche in questo senso, purtroppo, il gioco pecca di un'inspiegabile anacronismo, proponendosi con un sistema di combattimento che pare ereditato dagli albori del mondo dei TPS. Non ci sono delle vere e e proprie coperture, i nemici non hanno una IA che sia anche solo lontanamente in grado di metterci in difficoltà, e l'intera faccenda dei covi non offre alcuno spunto che non sia l'ottenimento di qualche trofeo o di qualche soldo (utile ad acquistare il mobilio di cui sopra, e qualche travestimento utile alle indagini).

Il resto, va detto, è superfluo e di una noia mortale, tanto che una volta completata la faccenda trofei, archivierete i covi senza mai la voglia di tornarci, anche al netto della possibilità di aumentare la sfida grazie ad alcuni modificatori sbloccabili. In sostanza, per quanto l'idea si ambientare il gioco su di una intera isola esplorabile sia contemporanea, ed anche affascinante considerato il gioco in questione, la realtà dei fatti è che ci sono delle zone del gioco che potreste non visitare mai, specie qualora non abbiate alcun interesse nel completare il gioco al 100% o platinarlo.

Ironia della sorte, come a dimostrare che la scelta del free roaming sia più dettata dal mercato, che dalla volontà concreta di offrire un'esperienza di gioco ammodernata e diversa, Chapter One non ha alcun tipo di endgame, il che significa che completata la trama non potrete continuare a girare sull'isola, né potrete dedicarvi a quelle che sono le eventuali missioni secondarie lasciate da parte.

Una scelta bizzarra, specie considerando il season pass del gioco che, nei prossimi mesi, dovrebbe arricchire Chapter One con nuovi casi e, si spera, nuove attività. Se la nostra analisi si concludesse qui, potreste tranquillamente archiviare Chapter One, per quello che è: un open world scialbo ed un po' raffazzonato, privo di una reale concretezza, ma per fortuna quella che è l'anima dei titoli Frogwares dedicati a Sherlock Holmes è ancora molto solida e, ancora per fortuna, tremendamente accattivante!

Proponendosi come un titolo puramente investigativo, Chapter One cerca di ammodernare quello che è il corollario di azioni tipico delle avventure punta e clicca più classiche, proponendosi come un titolo in cui è sempre importante guardarsi attorno, ed analizzare ogni aspetto della scena del crimine, utilizzando indizi, oggetti e intuizioni per dare una svolta al caso in corso. I casi, per fortuna, non sono nemmeno pochi, e se quelli principali, che animano poi la trama, sono solo 5 (comunque abbastanza estesi), in giro per la città ce sono almeno una ventina, e la gran parte di essi è scritta con cura sufficiente da tenere comunque incollati allo schermo. In questi frangenti al giocatore è richiesto, in sostanza, di trovare tutti gli indizi utili alla deduzione delle modalità del crimine, interagendo con gli oggetti presenti sulle varie scene, ma anche e soprattutto con i personaggi coinvolti nel corso di omicidi e affini.

Occorrerà quindi cercare oggetti, effettuare delle analisi chimiche lì dove servono (cosa che avverrà tramite un piccolo, ma funzionale, minigame), ma soprattutto coinvolgere e interrogare tanto i personaggi proposti dal gioco, che i passanti in giro per la città, a patto che sia il momento giusto per farlo, si sia vestiti a dovere (Sherlock è il mago dei travestimenti!) o si sia in possesso dell'indizio giusto con cui procedere.

La difficoltà è medio-alta, ma mai frustrante, ed anche se per alcuni giocatori il primo impatto col gioco potrà sembrare straniante, in realtà già dopo la prima oretta, il sistema di investigazioni risulterà accessibile e funzionale. Una volta ottenuti tutti gli indizi del caso, a seconda del caso in corso, avremo poi la possibilità di avere un momento di riflessione, che ci permetterà di prendere i panni di Jon, il succitato e inedito “assistente” di Sherlock, il cui compito sarà quello di aiutarci a visualizzare la scena al momento del crimine, per mezzo di una sorta di simulazione.

Il sistema, insomma, funziona, e per quanto non sia poi molto diverso dalle ultime interazioni di Frogwars con il franchise (o anche solo con The Sinking City), esso si fa comunque apprezzare. L'unica cosa che spiace, ancora una volta, è che pur potendo, talvolta, formulare ipotesi sbagliate o addirittura accusare, o condannare, la persona sbagliata, il gioco non si proporrà con nessuna reale conseguenza, né in termini ditrama, né per ciò che riguarda il mondo di gioco.

Sì, ci sono un paio di momenti in cui le nostre scelte potranno aizzare alcuni cittadini al di fuori della stazione di polizia, ma si tratta di momenti del tutto inutili, ai fini ludici, o anche solo di world building, tant'è che nessuna delle scelte fatte supererà i limiti del caso in corso e questo, in un gioco simile, che si propone anche con un mondo aperto, è un po' sconfortante.

A margine segnaliamo la scelta intelligente, da parte del team, di lasciare al giocatore la possibilità di impostare la difficoltà del gioco di modo che, ad esempio, non ci venga segnalato quali sono gli indizi presenti sulla scena, né se quelli che abbiamo raccolto siano tutti gli indizi disponibili, o se quanto meno si tratti di quelli fondamentali per intuire la soluzione. In questo modo, i giocatori in cerca di una sfida per il proprio intelletto potranno trovare in Chapter One pane per i loro denti, specie con quei casi molto articolati che, sia per estensione della scena del crimine, che per numero di personaggi coinvolti, potrebbero causarvi ben più di qualche grattacapo.

Voto Recensione di Sherlock Holmes: Chapter One - PS5


7

Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • – Uno Sherlock Holmes giovane e sfaccettato

  • – Jon è un personaggio adorabile

  • – Molti casi sono davvero ben orchestrati e scritti

  • – La natura investigativa del titolo è solida e funzionale...

  • – Cordona offre qualche bel paesaggio...

Contro

  • – Finale un sbrigativo

  • – Molte attività secondarie non brillano

  • – Tecnicamente zoppicante

  • – ...ma le vostre azioni non avranno alcuna conseguenze

  • – ...ma la natura open world del gioco è anacronistica e inutile

Commento

Sherlock Holmes: Chapter One è, senza alcun ombra di dubbio, il prodotto migliore mai realizzato da Frogwares, anche al netto del controverso, ma comunque apprezzabile, The Sinking City. Eppure, al netto di questo, parliamo di un titolo che in certi aspetti è quasi anacronistico, e che sembra mettere insieme una serie di idee che sono più dettate dalla richiesta del mercato che dalla concreta volontà del team di sviluppo. Chiudendo un occhio su Cordona, bella ma inutile, e su certe scelte di gameplay antidiluviane, Chapter One è comunque un'avventura piacevole e longeva, ottima per incuriosire i nuovi fan della serie, e quasi certamente imperdibile per chi ha già conosciuto le avventure holmesiane targate Frogwares. La speranza, in ogni caso, è che essa sia solo il punto di inizio per una virata (ormai doverosa) di una serie che necessita di un pesante ammodernamento... un ammodernamento vero però, e non più solo sulla carta.

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Sherlock Holmes: Chapter One - PS5