Banda larga e investimenti: indagano Antitrust e AGCOM

Antitrust e AGCOM indagano sulla banda larga: la velocità, gli investimenti, la concorrenza, il possesso delle reti. Si tratta di un'indagine a 360 gradi.

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a cura di Manolo De Agostini

L'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AGCOM) e l'Autorità garante della concorrenza e del mercato (AGCM) hanno deciso l'avvio in forma coordinata di un'indagine conoscitiva sulla concorrenza nel mercato delle telecomunicazioni, in particolare sui servizi di accesso e le prospettive d'investimento nelle reti a banda larga e ultra-larga, sia fissa che mobile.

L'indagine vuole acquisire informazioni relative alle prospettive del mercato ed elementi utili per definire strategie regolamentari adeguate all'evoluzione tecnologica e di mercato, identificare la maggiori criticità concorrenziali nella fornitura di reti e servizi di comunicazioni elettroniche, favorire la promozione degli investimenti infrastrutturali e dell'innovazione per il raggiungimento degli obiettivi fissati dall'Agenda Digitale per il 2020.

Sul sito dell'AGCM un documento riporta che l'Autorità ha rilevato come lo sviluppo dei servizi digitali e delle infrastrutture "ha una rilevanza essenziale per la ripresa della competitività e della crescita dell'economia italiana, oltre che europea".

Si afferma inoltre che "l'Italia sconta ancora notevoli ritardi nel raggiungimento degli obiettivi della Digital Agenda comunitaria e dell'Agenda Digitale nazionale, sia nella realizzazione delle nuove reti a banda larga che nell'uso dei servizi collegati alla rete Internet".

Secondo i dati del Digital Scoreboard 2013, la percentuale di copertura delle connessioni di nuova generazione è la più bassa in Europa, ammontando alla fine del 2012 al 14% delle famiglie, contro una media europea del 53,8%. Si sottolinea inoltre che in Italia sono sostanzialmente assenti "sia gli accessi con velocità superiore a 30 Mbps, sia quelli con velocità superiori a 100 Mbps, che in Europa costituiscono, invece, rispettivamente oltre il 14% e il 3% del totale delle connessioni a banda larga".

Un altro punto d'interesse riguarda il superamento del digital divide tra aree rurali o comunque a bassa redditività e altre parti del territorio, definito come un "obiettivo strategico, oltre che di rilevanza sociale", raggiungibile tanto con investimenti in reti fisse quanto con nuova capacità di banda mobile. Secondo il Digital Scoreboard l'operatore incumbent italiano (Telecom) ha una quota di mercato particolarmente elevata sul versante dei servizi a banda larga retail, pari al 51,4%, contro una media europea del 42,3%.

L'Autorità affermano inoltre che lo sviluppo del mercato "può essere gravemente intralciato in presenza di comportamenti restrittivi della concorrenza e/o di vincoli che limitano gli incentivi all'investimento e all'innovazione" e una "criticità in merito alla garanzia della parità di trattamento a tutti gli operatori, che assume altresì rilievo al fine di promuovere la concorrenza statica e dinamica sui mercati dei servizi di telecomunicazione su rete fissa". Il possesso della rete, in mano a Telecom, in attesa di uno scorporo, va insomma a frenare l'investimento nelle tecnologie di nuova generazione.

"Le potenziali criticità riguardano, tra l'altro, il raggiungimento di un delicato equilibrio tra gli incentivi ad investire in nuove infrastrutture e le condizioni di accesso praticate agli operatori di telecomunicazioni concorrenti da parte dei soggetti detentori delle reti, nonché le implicazioni concorrenziali della declinazione del principio di neutralità della rete. Rivestono altresì importanza le modalità di finanziamento delle nuove reti, in particolare laddove prevedano l'utilizzo di fondi pubblici".