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Google cede alla Cina: scompare il servizio di alert-censura

Google ha deciso di eliminare il sistema di alert integrato sul motore di Google.cn che segnalava agli utenti i termini sgraditi al governo. Intanto c'è curiosità per il viaggio umanitario del presidente di Google in Corea del Nord.

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Avatar di Dario D'Elia

a cura di Dario D'Elia

Pubblicato il 09/01/2013 alle 14:53 - Aggiornato il 15/03/2015 alle 01:44

Google perde il braccio di ferro con la Cina: il suo motore di ricerca localizzato ha rimosso la funzione di alert che segnalava agli utenti i termini che non piacciono al governo. La morale di questa favola senza lieto fine è che non si può dire no al mercato più importante del mondo: lo sanno a Mountain View e anche a Pechino. Scontato quindi che Google si sia decisa a togliere l'ultima foglia di fico alla sua guerra per la salvaguardia dei diritti digitali.

Nella sostanza non cambia molto l'esperienza utente cinese, ma quella gentilezza di Google.cn rappresentava comunque un piccolo smacco visivo per la Grande Muraglia elettronica. In pratica ogni volta che un utente cinese digitava termini proibiti sulla stringa di ricerca di Google (cosette da poco come "libertà", "democrazia“, "sciopero", etc.) in automatico appariva un popup piuttosto esplicito: "La tua ricerca potrebbe causare un'interruzione temporanea della connessione a Google. Questo problema è al di fuori del nostro controllo".

Ops

Niente di che, ma comunque uno strappo fastidioso. Come a dire che in Cina esiste una censura per poco nobili principi, se non quello di auto-conservazione della classe dirigente. Beh, in verità questo è che quello che si pensa in Occidente e Google alla fine forse si è resa conto di non poter forzare la mano più di tanto al paese. Sopratutto in questo momento di crisi finanziaria (occidentale).

Il servizio è scomparso senza lasciarsi alle spalle neanche una nota o un comunicato stampa. Del tipo "spiacenti cari amici cinesi, non ce l'abbiamo fatta. Anche noi teniamo famiglia".  

Intanto c'è molta curiosità per il viaggio del presidente di Google, Eric Schmidt, in Corea del Nord. Fa parte della delegazione americana a scopo umanitario guidata dall'ex governatore del New Mexico, Bill Richardson. Pare che sia rimasto piuttosto colpito dal browsing online degli studenti dell'università Kim Il Sung di Pyongyang: una sorta di viaggio negli inferi fatto di filtri, censure e persino un'intranet nazionale che non deve proprio essere il massimo del divertimento.

"Pronto Pechino, sì siamo quelli di prima... abbiamo trovato un sistema perfetto per le vostre esigenze...".

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