Governo duro sull'istigazione online, anzi no

Senatori del Popolo della Libertà capitanati da Raffaele Lauro hanno presentato un disegno di legge che vuole colpire severamente l'istigazione online a commettere reati. In verità per uno strano cortocircuito la notizia si sta dimostrando una pietanza pre-cotta.

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a cura di Dario D'Elia

Il Governo sembra essere intenzionato a inasprire le pene dell'istigazione online alla violenza, ma la sua proposta di legge è fortuntamente arenata in Commissione Giustizia. Ben 54 senatori del Popolo della Libertà capitanati da Raffaele Lauro si sono fatti promotori di un disegno di legge che andrebbe a modificare gli articoli 115 (istigazione) e 414 (istigazione a delinquere) del codice penale. Si parla di 3 a 12 anni di carcere per l'istigazione a commettere reati con aggravante nel caso in cui il fatto si compia "avvalendosi dei mezzi di comunicazione telefonica o telematica". La notizia è stata battuta oggi ma in verità la cosa è nota dallo scorso dicembre - praticamente poco dopo il caso Tartaglia.

La società civile si interroga sulle grandi questioni

"Gli articoli 115 e 414 del Codice penale non sono aggiornati rispetto alle potenzialità espresse dalla Rete. Da qui, la necessità di intervenire per via legislativa prevedendo un'icriminazione finalizzata ad arginare il pericoloso e, purtroppo diffuso fenomeno di coloro che inneggiano alla violenza sfruttando proprio gli interventi mediatici o telematici
", sostiene Lauro, secondo La Stampa e Adnkronos.

"È necessario introdurre una fattispecie penale che punisca il comportamento di chi, tramite discorsi, espressioni, scritti, interventi, utilizzando Internet o i social network, o tramite altri mezzi mediatici o informatici, istighi a commettere un delitto contro la vita e l'incolumità individuale o fa apologia degli stessi delitti".

"La fattispecie di reato che i senatori del Pdl vogliono introdurre nel Codice penale è modellata sull'articolo 303 (Pubblica istigazione e apologia), che però riguarda solo i delitti contro personalità internazionali e dello Stato. Una soluzione di questo tipo non potrebbe essere soggetta a censure connesse alla possibile lesione al diritto alla libertà di manifestazione del pensiero sancita dall'articolo 21 della Costituzione. Se così fosse, non potrebbe considerarsi costituzionalmente compatibile neanche la fattispecie prevista dall'articolo 303 del Codice penale che punisce l'istigazione a commettere un delitto meno grave rispetto a quelli contro la vita e l'incolumità delle persone".

Senza essere degli esperti in Diritto penale è evidente che un intervento di questo genere profilerebbe all'orizzonte un rischio per le libertà civili, e quindi di espressione. La materia è delicatissima, ancor di più se si considera la poca dimestichezza che la classe politica ha con il Web.

Aggiornamento 1. Nelle ultime ore alcune testate online nonché esperti del settore Web sostengono che si tratti di una bufala. O meglio, la proposta Lauro rilanciata oggi da numerosi quotidiani nonché da agenzie stampa sarebbe la stessa dello scorso dicembre - ferma da tempo in Commissione Giustizia del Senato. Le dichiarazioni del senatore sarebbero state estratte dalla relazione di accompagnamento.

Aggiornamento 2. Forse abbiamo abboccato in molti, certo è che quando un'agenzia stampa come Adnkonos e testate del calibro de La Stampa rilanciano una notizia di questo peso è facile cadere nella trappola. Al momento non posso che concordare con le considerazioni di Zabardino su La Repubblica.