I palombari della Marina a Lampedusa: uomini hi-tech

Tom's Hardware ha intervistato il Capitano di Fregata Giampaolo Trucco che sta coordinando i palombari del COMSUBIN impegnati a Lampedusa.

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a cura di Dario D'Elia

La migliore tecnologia? Per fortuna è ancora l'uomo, e negli ultimi tempi ce lo stanno ricordando la cronaca e il mare. Prima il naufragio della Costa Concordia e il suo recupero, poi la sciagura di Lampedusa. Le storie dei soccorritori, del loro impegno e della loro preparazione sono un'ancora di salvezza. Tom's Hardware stamani ha intervistato il Capitano di Fregata Giampaolo Trucco che sta coordinando la squadra di palombari impegnata a Lampedusa. Possiamo immaginarli come uomini in scafandri ipertecnologici, ma saremmo lontani dalla realtà.

10 uomini del Raggruppamento Subacquei e Incursori COMSUBIN "Teseo Tesei" stanno lavorando da giorni in loco grazie al pattugliatore d'altura Classe Cassiopea. Collaborano con i sommozzatori di tutte le Forze Armate. Però il GOS (Gruppo Operativo Subacqueo) rappresenta l'eccellenza della Marina Militare: tutti i sommozzatori si formano nella loro scuola, tranne i Vigili del Fuoco.

Palombari della Marina Militare

E bisogna essere anche chiari: fanno parte del COMSUBIN ma i loro compiti rispetto agli incursori sono diversi. "Noi viviamo nell'acqua e operiamo fino a 300 metri di profondità, loro usano l'acqua come mezzo di trasporto e operano a 14 metri", spiega il Capitano di Fregata, quasi a rimarcare la sana competizione tra i reparti.

"Io sono il direttore della scuola palombari. La differenza tra noi e i sommozzatori è che siamo addestrati a raggiungere quote più profonde. La formazione di un sommozzatore normale, quindi di Capitaneria di Porto, Finanza o Carabinieri, dura 6 mesi al massimo, la nostra con le specializzazioni circa 5 anni. Quindi dietro c'è un background diverso".

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A livello di attrezzatura i palombari usano le stesse dei colleghi. Si chiamano "palombari" ma questo non vuol dire, come si potrebbe pensare comunemente, che questa operazione sia condotta con scafandri. "Stiamo usando autorespiratori ad aria come gli altri. Solo che i sommozzatori delle Forze Armate qui sono operativi per 7/10 minuti ai 50 metri di profondità del relitto. Noi grazie a tecnica, esperienza e allenamento siamo arrivati a 30 minuti", sottolinea con orgoglio il Capitano Trucco.

Palombari

A quelle profondità la decompressione, ovvero la procedura usata per salvaguardare la propria incolumità in fase di ritorno alla superficie, diventa fondamentale. "Si parla di 30 minuti di operatività e circa 15 minuti ulteriori per la decompressione in acqua. Poi ogni operatore deve aspettare almeno 12 ore per ritornare giù. La camera di decompressione che abbiamo a bordo è solo per le emergenze".

Il palombaro è un professionista al servizio dello Stato. I suoi compiti istituzionali sono fondamentalmente tre. Condurre bonifiche di ordigni e esplosivi di qualsiasi genere rivenuti in acqua, come un artificiere. Prestare soccorso in caso di sommergibili sinistrati. Rispondere alle chiamate di ogni ministero per condurre attività speciali, come ad esempio il caso di Lampedusa.

"Per diventare palombaro occorre entrare nella Marina Militare e poi iscriversi volontariamente al corso che dura 11 mesi. La selezione è del 70%, quindi solo il 30% procede verso i corsi di specializzazione", puntualizza il Capitano Trucco.

ADS

Ma a livello di tecnologia qual è il dispositivo più avanzato di cui dispongono oggi? Sicuramente l'ADS. "Lo scafandro rigido articolato, Atmospheric Diving Suit, permette di raggiungere la quota di 300 metri senza effettuare decompressione. Si può stare 8 ore al giorno continuative in acqua. Siamo i migliori al mondo a usarlo. L'ultima volta l'anno scorso per un'ispezione a un peschereccio (Francesco Padre, NdR.) a 150 metri di profondità affondato al largo delle coste della ex repubblica jugoslava del Montenegro".

L'ultima domanda non poteva che riguardare l'operazione in corso a Lampedusa.

"Allo stato attuale il numero di rinvenimenti si sta riducendo in maniera sostanziale. Immaginiamo che ormai non ci sia più nulla. La ricerca però continua considerata la pochissima visibilità all'interno. Ma ormai guardiamo in sentina, sotto materassi, negli spazi angusti. Se non oggi, domani termineremo. Il lavoro è quasi ultimato".