La microspia del caso Zingaretti: intervista all'esperto

La microspia rinvenuta nella poltrona del presidente della Regione Lazio Zingaretti è opera di professionisti. Abbiamo intervistato l'ingegnere Gennaro Montedoro, un esperto e appassionato del settore.

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a cura di Dario D'Elia

"L'avete vista la microspia trovata sabato scorso nell'ufficio del Governatore del Lazio Nicola Zingaretti?". La redazione stamani è scoppiata in una risata collettiva di fronte alla domanda del direttore. "Una microspia? Sembrava grande quanto la seduta della poltrona dove l'hanno rinvenuta", qualcuno ha risposto, gettando l'interrogativo nello stagno. Già, non è un po' troppo grande per essere considerata una MICROspia? Non è un po' grezza, stile "Allegro elettricista"? Non è che è tutta una montatura?

"Appare dal punto di vista estetico sicuramente realizzata in casa, ma ciò non toglie possa funzionare bene", spiega a Tom's Hardware l'ingegnere elettronico Gennaro Montedoro, Presidente dell'Associazione Apulia Retrocomputing, nonché appassionato ed esperto del settore da 30 anni. "In questi casi non bisogna badare all'estetica ma alla funzionalità".

Microspia nella poltrona

La questione di fondo è che il mercato delle microspie è legale ma anche contraddistinto da prezzi di listino altissimi. Un esperto può realizzare in autonomia dispositivi custom con pari prestazioni rispetto a quelli industriali, spendendo un decimo se non di meno. Senza contare che acquistando un prodotto commerciale ci si espone di più, se si considera la tracciabilità delle transazioni e delle spedizioni.

"Quando si applica uno standard e si fanno decine di migliaia di pezzi è ovvio che la realizzazione appare più curata e con ingombri inferiori", aggiunge Montedoro. "Potrebbe occupare meno spazio. Ma questa non è comunque da sottovalutare: si tratta di un modello intelligente".

Microspia

La microspia rinvenuta nella seduta della poltrona di Zingaretti era in grado di attivarsi solo in presenza di conversazione, riducendo al minimo sia i consumi che il rischio di essere intercettata. "Evitava di mettersi in comunicazione con l'esterno quando nel raggio d'azione non c'era nessuno che parlava". Disponeva anche di un pulsante per l'attivazione.

Per altro questo genere di microspie si limitano a intercettare e trasmettere verso altre apparecchiature dedicate alla registrazione. "In questo caso avveniva una trasmissione radio, quindi a poche centinaia di metri, massimo 200 metri, doveva esserci un ricevitore collegato a uno di quei sistemi usati nella videosorveglianza per l'archiviazione dati".

Considerato che il Palazzo della Regione alla Garbatella ha una decina di piani è verosimile pensare che la spia avrebbe potuto anche procedere con registrazione direttamente da un'auto posizionata nei parcheggi antistanti. Ovviamente una postazione interna all'edificio sarebbe stata più comoda e sicura.

L'unica certezza ad oggi è che si è trattato di opera di un professionista perché, come spiega l'esperto, il dispositivo dispone di un pre amplificatore audio collegato a un microfono miniaturizzato – grande pochi millimetri. "Questo tipo di sistemi sono sofisticati perché si auto compensano. Amplificano quando si parla piano e attenuano quando si parla ad alta voce", spiega Montedoro. "L'uscita è sempre pulita".

L'altro elemento degno di nota è rappresentato dal pacchetto di elettroniche che gestisce attivazione e disattivazione della parte trasmittente, in maniera da ottimizzare l'autonomia. "Poteva rimanere operativo 10 giorni. Nell'ambito delle microonde gli assorbimenti a livello di potenza sono bassi. Si parla di 20/30 massimo 50 milliwatt".

Il Presidente Zingaretti ha definito il ritrovamento "inquietante". E bisogna ritornare alla presidenza Polverini del 2011 per un fatto analogo.

I PM che si stanno occupando del caso, un volta ricevuto il rapporto dei Carabinieri, dovranno decidere la configurazione di reato: interferenza illecita nella vita privata o collocazione abusiva di apparecchiature per intercettare.