La tassa sull'hi-tech è legittima e Gino Paoli esulta

L'equo compenso è legittimo secondo il Consiglio di Stato. Rimane solo l'incognita che riguarda i professionisti.

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a cura di Dario D'Elia

La tassa sui dispositivi hi-tech – il cosiddetto equo compenso – secondo il Consiglio di Stato è legittima. Si chiude così la vicenda iniziata lo scorso anno con la denuncia (al TAR) di Confindustria Digitale, Movimento 5 Stelle e aziende del calibro di Hewlett-Packard, Telecom Italia e Fastweb nei confronti dei rincari stabiliti dal decreto Franceschini.

gino paoli

Gino Paoli, presidente SIAE

Com'è risaputo nel giugno scorso il ministro dei Beni Culturali avevo dato l'ok agli aumenti dell'equo compenso per la riproduzione privata ad uso personale delle opere dell'ingegno. In pratica tutti gli italiani pagano un obolo su ogni tipo di dispositivo o supporto che potrebbe essere impiegato per effettuare copie di film, tracce audio o altro. Si parla di memorie, CD, DVD, hard disk, etc. Il vecchio decreto Bondi stabiliva che le tariffe dovessero essere adeguate nel tempo, e così è stato con il rincaro programmato da Franceschini per i prossimi tre anni.

Quando alcune aziende e associazioni hanno deciso di rivolgersi al TAR per valutarne la legittimità, il tribunale ha rimandato la questione al Consiglio di Stato. A Palazzo Spada adesso hanno riconosciuto la correttezza del decreto "rigettando nel merito tutti i motivi di ricorso degli appellanti".

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L'unica questione ancora aperta è quella che riguarda i prodotti destinati ad utilizzo professionale, ma è stato richiesto il parere della Corte di Giustizia Europea.

"[…] ciò che conta ai fini della soggezione all'obbligo di pagamento dell'equo compenso è che apparecchiature, dispositivi e supporti di riproduzione siano idonei ('la mera capacità, idoneità, potenzialità di realizzazione di copie private da parte di tali apparecchi') a essere utilizzati per realizzare copie private, potendo causare un pregiudizio potenziale all'autore dell'opera protetta", si legge nella nota di Confindustria Cultura Italia.

"Viva il Consiglio di Stato. Viva il diritto d'autore", ha commentato il Presidente SIAE Gino Paoli. "E se poi qualcuno volesse fissare dei criteri generali per gli usi professionali, la SIAE sarà contenta e persino sollevata di doverli applicare".

Da rilevare che proprio ieri la Guardia di Finanza ha eseguito perquisizioni presso l'appartamento e le sedi delle società del noto musicista a causa di un'indagine per evasione fiscale. L'accusa sostiene che Paoli avrebbe trasferito illecitamente in Svizzera circa 2 milioni di euro.

Alcuni esponenti politici ne hanno richiesto le dimissioni dalla carica di presidente SIAE per incompatibilità. Il Movimento 5 Stelle si è spinto oltre non solo dichiarando che gli aumenti rimangono illegittimi ma anche sostenendo che sia giunto il momento di una "riforma complessiva della normativa" come indicato da una proposta di legge depositata oltre un anno fa per assicurare "maggiore trasparenza nella ripartizione dei compensi operata dalla SIAE".

Aggiornamento: Gino Paoli si è autosospeso dal ruolo di presidente della SIAE. A dare l'annuncio ci ha pensato il suo legale, Andrea Vernazza. La decisione è maturata in seguito al suo coinvolgimento nell'indagine per evasione fiscale condotta dalla Guardia di Finanza.

Aggiornamento 24 feb 2015: Gino Paoli si è dimesso dalla carica di presidente della SIAE.