L'eredità digitale in Italia non è contemplata dalla legge

In Italia il quadro giuridico sull'eredità digitale è incerto perché manca una legge specifica. L'unica soluzione è quella di un mandato post mortem su carta. Bisogna lasciare login e password a un fiduciario.

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a cura di Dario D'Elia

L'eredità digitale (digital inheritance) di milioni di italiani è a rischio perché il nostro paese non ha ancora alcuna norma che si occupi dell'argomento. Ugo Bechini, notaio membro della commissione informatica del Consiglio nazionale del notariato, ha spiegato a La Repubblica che tutta l'identità digitale che oggi fa parte del nostro quotidiano ha implicazioni ereditarie. Documenti, foto, backup, post, conti online e altri dati digitali che fine faranno dopo la nostra dipartita? Gli eredi saranno in grado di accedervi liberamente? "Domande trascurate in Italia, ma non altrove, dove il problema comincia a porsi", ha sottolineato. "Per questo abbiamo deciso di stilare un decalogo con le cose da sapere".

Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me

Il primo consiglio è che per ora bisogna fare da soli perché il "quadro giuridico è incerto". Le regole in materia in Italia non ci sono, e anche negli Stati Uniti che sono all'avanguardia solo 5 Stati su 50 hanno stabilito norme chiare. Il secondo consiglio è di lasciare le proprie utenze (login e password) a persone di fiducia, poiché ai colossi statunitensi come Google o Apple iCloud potrebbe non bastare "l'esibizione del certificato di morte del congiunto".

Bechini ha ricordato il caso dei genitori di un soldato deceduto in Iraq che volevano ricostruire le circostanze della morte del figlio rileggendo le sue mail. "Google si è opposto, ma poi hanno vinto davanti al giudice". Un'altra via percorribile è quella del "mandato post mortem" che istituisce un fiduciario e definisce con precisione cosa fare in caso di decesso.

Oggi solo le banche sembrano essere più permissive, lasciando agli eredi l'accesso ai conti online. "La bozza di un romanzo è dell'editore, le schede dei clienti di un avvocato sono del suo studio, al convivente non spetta nulla se non c'è un testamento, i soldi sul conto sono degli eredi", ha ricordato Bechini.

Quindi carta e penna per lasciare istruzioni.