Rapporto Assinform 2010: in Italia non si innova

I primi dati sul Rapporto Assinform 2010 delineano uno scenario IT da incubo. Tutti i parametri di mercato sono arretrati: hardware -14,8%, software - 3,6%, servizi - 6,5%; grandi imprese -10,3%, medie - 7,3%, piccole -8,0%. Bisogna assolutamente ritornare a investire in innovazione per non rischiare il cucchiaio di legno.

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a cura di Dario D'Elia

Le prime anticipazioni sul Rapporto Assinform 2010 sono impressionanti: sembra che l'Italia abbia totalmente rinunciato all'Information Technology. Va bene che il modernariato impazza, ma rispolverare vecchi pallottolieri non sembra essere così strategico.

"Tra i paesi avanzati, il nostro è quello che, nel 2009, ha più aumentato il gap tra PIL (-5%) e investimenti IT (-8,1%), rivelando un paese ripiegato su se stesso che, salvo eccezioni, sembra aver perso coraggio, che ha paura di investire e rischiare. Il disinvestimento italiano in Information Technology, pari a 1.657 milioni di euro, è un segnale allarmante di arretramento del Paese verso assetti strutturali di basso profilo competitivo, che rischiano di condannarci alla stagnazione", ha dichiarato Paolo Angelucci, Presidente di Assinform, durante l'evento stampa di presentazione a Milano.

Matite colorate e gessetti o tastiera?

"Le istituzioni pubbliche, le imprese, appaiono intrappolate da un approccio dal respiro troppo corto, che non riesce a superare l'orizzonte contingente dell'emergenza. Sono, infatti, arretrati tutti i parametri del mercato: hardware -14,8%, software - 3,6%, servizi - 6,5%; grandi imprese -10,3%, medie - 7,3%, piccole -8,0%. L'innovazione, strumento indispensabile per lo sviluppo, sembra sparita dal vocabolario della politica economica e delle misure anticrisi. Con queste premesse anche il 2010 sarà un anno molto difficile. Le nostre stime indicano per il settore un trend negativo di -3,1%, che allargherà la forbice con il Pil (1%)".

Tutta questa negatività potrebbe essere considerata poco salutare, ma in verità si tratta semplicemente di un campanello di allarme. "Dobbiamo credere nel futuro e investire in innovazione! È urgente dotare il Paese di una politica strategica per la crescita, con progetti e investimenti a lungo termine. Incentivare la rottamazione dei software obsoleti, da sostituire con applicazioni evolute tarate sulle esigenze delle imprese del Made in Italy, sarebbe un segnale nella direzione giusta", ha sottolineato Angelucci.

E dire che l'IT italiano è composto da 400mila addetti e 97mila imprese: di fatto rappresenta il quarto settore industriale del paese. "[…] non solo non riscuote dalla politica la giusta attenzione, ma il suo impatto economico e occupazionale, nonché le sue potenzialità nei processi di sviluppo del Paese sono largamente sottovalutati dalle istituzioni", ha aggiunto laconicamente il Presidente di Assinform.

Ecco quindi almeno tre importanti iniziative di Assinform, per scuotere il settore. Si parte con "un primo accordo innovativo con un importante istituto bancario che prevede finanziamenti a medio termine per le aziende che investono in IT comprendendo, per la prima volta, anche le componenti immateriali (software e servizi)".

"Al contempo abbiamo attivato un gruppo di lavoro per affrontare in modo concreto e pragmatico il tema del downpricing delle tariffe IT. La tendenza al ribasso delle tariffe professionali, infatti, è un'anomalia tutta italiana, che mortifica gli investimenti in capitale umano delle imprese IT, che rappresenta ben il 26% dei ricavi aziendali, mentre penalizza i clienti e la qualità dei loro progetti e servizi. C'è il rischio di impoverimento professionale dell'informatica italiana".

Ultimo imprescindibile punto: promuovere una politica di aggregazione delle imprese del settore. "L'obiettivo è produrre soluzioni innovative condivise che aiutino domanda e offerta a crescere, anche in una prospettiva di internazionalizzazione delle imprese IT italiane, portatrici di made in Italy tecnologico".