Social network inaffidabili: il 46% degli europei l'ha capito

Cala drasticamente la fiducia dei cittadini europei verso i social network. Bollino nero anche per gli operatori telefonici, i fornitori di servizi Internet e gli sviluppatori di app.

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a cura di Elena Re Garbagnati

Le incognite sulla gestione dei propri dati personali da parte delle aziende impegnate nel settore mobile stanno preoccupando seriamente gli utenti europei, che dopo lo scandalo dell'NSA sono sempre più diffidenti. A farci maggiormente le spese sono i social network, seguiti dalle istituzioni finanziarie, dagli operatori telefonici, i fornitori di servizi Internet e gli sviluppatori di app.

I dati sono frutto di una indagine di mercato svolta dall'inglese Loudhouse Research per conto dell'operatore francese Orange, che ha coinvolto utenti di Francia, Polonia, Spagna e Regno Unito.

i risultati della ricerca condotta da Loudhouse Research

Agli intervistati è stato sottoposto un elenco di macro gruppi di aziende ed è stato chiesto di indicare per quali avevano maggiore o minore fiducia rispetto al passato. Quello che è emerso è che il 46% di chi possiede uno smartphone ha un calo di fiducia verso i social network, che non è compensato dal 12% che ore invece esprime maggior fiducia. Il 26% ha detto lo stesso per gli operatori di telefonia mobile, i fornitori di servizi Internet e gli sviluppatori di app. Si salvano in corner i produttori di smartphone: il 19% degli intervistati nutre verso di loro meno fiducia, ma il 18% ne ha di più, quindi si chiude con un sostanziale equilibrio.

I dati collimano in buona parte con quelli emersi da un'altra indagine di mercato, condotta a dicembre 2013 da Ipsos MORI su commissione di TRUSTe in Gran Bretagna. Ne risultava che secondo il 60% degli intervistati la ragione principale dell'aumento dei problemi correlati alla privacy è che "le aziende condividono i miei dati personali con altre aziende". Seguivano poi la politica di monitoraggio del proprio comportamento online, nonché le politiche discutibili sulla privacy dei social e dei motori di ricerca.

I risultati della ricerca condotta da Ipsos MORI

Tutti temi che per dire il vero minacciano da tempo la privacy dei navigatori web, ma di cui molti non si curavano prima della bufera sollevata dal whistleblower Edward Snowden. Oggi tutti sono consapevoli del fatto che nulla è gratuito, e che in realtà paghiamo i servizi "gratuiti" con qualcosa che per qualcuno vale più dei soldi: informazioni che ci riguardano.

Qualcuno sottovaluta ancora questo aspetto, ma gli esperti hanno già lanciato l'allarme: se le aziende non faranno qualcosa per contrastare la mancanza di fiducia dei consumatori prima o poi influirà negativamente sui loro affari. Voi quali garanzie vorreste?