Turchia verso una legge che blocchi Twitter e Facebook

Il governo turco è sempre più determinato a bloccare il dissenso in Rete.

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a cura di Pino Bruno

Il governo turco sta lavorando a leggi specifiche, perché vuole impedire che si usino Twitter, Facebook e la Rete in generale per manifestare e organizzare il dissenso. L'ultimo esempio è quello dell'Uomo in Piedi: Erdem Gunduz, artista di strada, immobile al centro della piazza con le mani in tasca, ha fissato per ore e ore, senza dire una parola, le bandiere davanti al centro culturale dedicato a Kemal Ataturk, padre della Turchia moderna.

L'insolita e originale protesta ha attirato l'attenzione dei passanti. Centinaia di persone hanno imitato Erdem, fino a quando la polizia lo ha fatto sgomberare insieme con i suoi emuli. Scrive il quotidiano Hurriyet che l'artista di strada è stato rilasciato dalla polizia dopo l'identificazione.

La notizia della protesta silenziosa ha fatto subito il giro dei social network. Su Twitter l'hashtag #duranadam (l'uomo in piedi) è già nella top ten. Proprio i social network sono la bestia nera del governo islamista turco. Twitter e Facebook stanno avendo un ruolo strategico nell'organizzazione della protesta cominciata dopo la decisione di abbattere gli alberi di Gezi Park.

Si moltiplicano gli arresti per reati "commessi per mezzo di Twitter", cioè decine e decine di persone finiscono in carcere per aver twittato "Incontriamoci a Piazza Gundogu alle 19:30", "Non andare a Piazza Losanna, c'è la polizia" o "Ci stanno prendendo a manganellate". Scattano le manette anche per gli avvocati che li difendono.

E il ministro degli Interni, Muammer Guler, ha annunciato che le autorità stanno lavorando a una nuova legge su Twitter e Facebook contro "coloro che provocano o manipolano il pubblico con false notizie" o "spingono la gente all'agitazione sociale".

Chissà cosa si inventeranno, se si diffonderà anche la protesta dell'Uomo in Piedi: "reato commesso per mezzo del silenzio e dell'immobilità"?