Web Tax italiana anche sull'e-commerce straniero?

Francesco Boccia, Presidente della Commissione Bilancio, ha parlato della Web Tax che dovrebbe colpire tutti gli stranieri che operano online in Italia.

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a cura di Dario D'Elia

La Web Tax che dovrebbe colpire Google e gli altri colossi statunitensi che operano in Italia nasce per risolvere il problema della concorrenza sleale. Così sostiene Francesco Boccia, Presidente della Commissione Bilancio. Quella che molti hanno già ribattezzato "tassa Google" in verità dovrebbe affrontare il tema del dumping fiscale, ovvero la concorrenza sleale attuata da servizi e piattaforme straniere nei confronti degli imprenditori italiani.

"Quello che ancora non è chiaro sono i contorni di questa proposta, che non riguarda solo chi vende pubblicità in Italia attraverso piattaforma estere, ma anche tutto l'e-commerce", ha spiegato Boccia pochi minuti fa ai cronisti. Non piace neanche l'idea di chiamarla "Google Tax" oppure "Amazon Tax" anche se in verità le vittime predestinate sono loro.

Francesco Boccia

L'elusione fiscale attuata dai colossi statunitensi è l'argomento più caldo degli ultimi mesi, in sede europea. Eppure sembra difficile trovare un compromesso fra i vari Stati membri. Motivo per cui i governi UE stanno iniziando a muoversi in ordine sparso.

In Italia si pensa a una nuova imposta che imponga a qualsiasi operatore straniero di avere una Partita IVA italiana per vendere prodotti o servizi di ogni genere. "C'è anche il poker online e altri giochi sul Web, le cui piattaforma sono per la maggior parte all'estero", prosegue Boccia. "I soldi vengono fatturati nel nostro paese, ma poi vengono pagate tasse in Irlanda o in Lussemburgo, con aliquote molto più basse delle nostre".

L'argomento divide persino i liberisti. Se da una parte la concorrenza fiscale rispetta le norme comunitarie, dall'altra è anche vero che gli imprenditori che operano nei paesi più svantaggiati non possono lottare ad armi pari. "Imprenditori che hanno le stesse attività ma con piattaforme basate in Italia, pagano un'aliquota di 7 punti più alta. Se non interveniamo li spingiamo ad andare in Lussemburgo", ha sottolineato il presidente Boccia.

Perché attendere quindi una soluzione da parte della UE quando siamo in piena emergenza? Boccia sostiene che bisogna agire per difendere le nostre imprese. Centinaia di milioni di euro potrebbero entrare nelle casse dello Stato ed essere usati per ridurre il cuneo fiscale.