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Automotive

Accise benzina: quanto e cosa paghiamo veramente?

Cosa sono le accise e, soprattutto, perché esistono? Ripercorriamo la loro storia e capiamo se davvero possiamo liberarci di questo balzello.

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Avatar di Andrea Ferrario

a cura di Andrea Ferrario

Editor in Chief @Tom's Hardware Italia

Pubblicato il 25/08/2025 alle 16:00
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In questo articolo
  • Cosa sono davvero le accise
  • Un’imposta con radici nella storia
  • Le accise oggi: una tassa senza “cognome”
  • Come funziona nel resto del mondo
  • Una questione di scelte politiche
In questo articolo
  • Cosa sono davvero le accise
  • Un’imposta con radici nella storia
  • Le accise oggi: una tassa senza “cognome”
  • Come funziona nel resto del mondo
  • Una questione di scelte politiche
  • Cosa sono davvero le accise
  • Un’imposta con radici nella storia
  • Le accise oggi: una tassa senza “cognome”
  • Come funziona nel resto del mondo
  • Una questione di scelte politiche

Ogni volta che i prezzi dei carburanti salgono, c’è un argomento che torna puntualmente a infiammare il dibattito pubblico: le accise. Non c’è leader politico che, almeno una volta, non abbia promesso di abolirle per “tagliare subito il prezzo alla pompa”. È una promessa semplice da capire, ad alto impatto emotivo, ma anche profondamente complessa da mantenere.

Per capire se davvero possiamo liberarci di questo balzello e quanto pesi sul portafoglio degli automobilisti, bisogna partire dall’inizio: cosa sono le accise e, soprattutto, perché esistono.

Cosa sono davvero le accise

Le accise sono una semplice tassa che, oggi, incide per circa un po' meno del 50% sul costo della benzina e del diesel.

Per ogni 1000 litri di benzina, le accise hanno un peso di circa €728,40. Ciò significa che quando si compra un litro di benzina che costa, per esempio, €1,50, una parte consistente di quel prezzo è dovuta alle accise. Per il diesel, il peso è di €623,40 ogni 1000 litri. Anche sul GPL ci sono accise, sebbene più basse, circa €14 per ogni litro.

Se consideriamo le accise e l'IVA che si applica sui carburanti, praticamente più della metà del costo di ogni litro di benzina o diesel si traduce in tasse. Sul GPL, circa un terzo se ne va in tasse. Ovviamente, dunque, se si eliminassero le accise, il prezzo dei carburanti si ridurrebbe notevolmente.

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Un’imposta con radici nella storia

Molte delle accise italiane non sono nate per finanziare la spesa corrente, ma per far fronte a eventi eccezionali. Alcune risalgono a quasi un secolo fa e furono introdotte per motivi oggi completamente superati. Analizziamo velocemente le più significative:

  • 1935-1936: Finanziamento della guerra in Etiopia. — L’accisa in questo caso è pari a €0,00981 al litro. Un conflitto coloniale avviato dall’Italia fascista per conquistare l’Impero d’Etiopia.
  • 1956: Crisi di Suez €0,00723 al litro. — L'Egitto nazionalizzò il Canale di Suez, provocando un blocco delle forniture di petrolio verso l’Europa. L’Italia introdusse l’accisa per far fronte all’aumento dei costi energetici.
  • 1963: Disastro del Vajont €0,00516 al litro. — Una frana cadde nel bacino artificiale della diga del Vajont, causando quasi 2000 morti. L’accisa fu introdotta per finanziare gli interventi di emergenza e ricostruzione.
  • 1966: Alluvione di Firenze €0,00516 al litro. — L'Arno straripò, allagando la città e causando gravi danni al patrimonio artistico. L'accisa fu introdotta per sostenere i costi di recupero.
  • 1968: Terremoto del Belice €0,00516 al litro. — Il sisma colpì la Sicilia, distruggendo interi paesi. L'accisa servì a finanziare gli aiuti e la ricostruzione.
  • 1976: Terremoto del Friuli €0,0511 al litro. — Uno dei terremoti più violenti del dopoguerra. L'accisa fu introdotta per sostenere la ricostruzione.
  • 1980: Terremoto dell’Irpinia €0,0387 al litro. — Il sisma colpì duramente la Campania e la Basilicata. L’accisa fu introdotta per finanziare i soccorsi e la ricostruzione.
  • 1983: Missione in Libano €0,106 al litro. — L’Italia partecipò a una missione di pace durante la guerra civile libanese. L’accisa fu introdotta per coprire i costi della partecipazione militare.
  • 1996: Missione in Bosnia €0,014 al litro. — L’Italia partecipò alla forza NATO per garantire la pace dopo gli accordi di Dayton.
  • 2004: Rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri €0,02 al litro. — L’accisa fu introdotta per finanziare il rinnovo del contratto collettivo del personale del trasporto pubblico locale.
  • 2005: Acquisto di autobus ecologici €0,005 al litro. — Questa accisa fu introdotta per contribuire all’acquisto di autobus ecologici da parte delle aziende di trasporto pubblico.
  • 2009: Terremoto dell’Aquila €0,0051 al litro. — Il sisma colpì l'Abruzzo. L'accisa fu introdotta per finanziare i soccorsi e la ricostruzione.
  • 2011: Finanziamento beni culturali €0,0073 al litro. — Accisa per contribuire al finanziamento della tutela dei beni culturali italiani.
  • 2011: Crisi libica €0,04 al litro. — L'accisa fu introdotta per coprire i costi dell’intervento militare italiano e delle operazioni umanitarie legate al conflitto.
  • 2011: Alluvione della Liguria e della Toscana €0,0089 al litro. — L’accisa fu introdotta per finanziare gli interventi di emergenza e ripristino delle zone colpite.
  • 2011: Decreto Salva Italia €0,082 al litro. — Varato dal governo Monti per rispondere alla crisi del debito pubblico. L’accisa fu introdotta come parte delle nuove entrate per stabilizzare i conti pubblici.
  • 2012: Terremoto dell’Emilia €0,02 al litro. — Il sisma colpì l’Emilia-Romagna, causando gravi danni. L'accisa fu introdotta per finanziare soccorsi e ricostruzione.

Le accise oggi: una tassa senza “cognome”

La verità è che oggi queste accise non finanziano più direttamente le cause per cui furono create. Dal 1995 lo Stato ha unificato tutte le imposte pregresse in un prelievo unico. In pratica, non esiste più l’accisa “per il Vajont” o “per il terremoto dell’Irpinia”: la tassa è diventata un gettito indistinto che entra nel bilancio pubblico.

Si può quindi vederla in questo modo: tra l'IVA e queste accise trasformate, lo Stato tassa ogni litro di carburante per più del 50%. È giusto? La risposta spontanea sarebbe no. Tuttavia, per lo Stato, le accise rappresentano il metodo più semplice per ottenere denaro, perché è una delle tasse da cui è più difficile evadere. Sebbene la loro funzione originaria sia cessata, l'importo rimane perché lo Stato ne ha bisogno per finanziare la spesa pubblica.

Foto di Kindel Media da Pexels
Immagine gratuita di auto, batteria, benzina - Image

C'è da dire anche che le accise non riguardano solo benzina e diesel: colpiscono anche tabacchi, alcolici, energia elettrica e diversi beni industriali. In generale, interessano prodotti che generano energia o che, come alcol e tabacco, sono soggetti a tassazione speciale per ragioni fiscali e di salute pubblica.

Come funziona nel resto del mondo

Esistono accise in tutti i Paesi del mondo, poiché, come abbiamo già affermato, sono uno dei metodi più semplici per assicurarsi un prelievo di denaro sicuro. In Europa esiste una direttiva comunitaria che definisce le aliquote minime delle accise per i carburanti, ma non c'è una legge che ne definisca una massima.

L'Olanda ha accise ancora più alte dell'Italia, anche se la nostra nazione è al secondo posto in Europa. La Polonia, al contrario, ha accise pari alla metà delle nostre. Negli Stati Uniti, le accise arrivano a essere dieci volte inferiori. In nazioni dove la maggior parte dei carburanti viene prodotta, come l'Arabia Saudita, le accise sono praticamente inesistenti.

Anche se le accise sono un metodo di prelievo largamente usato, quindi, l'Italia è tra le nazioni dove queste incidono in maniera forte sul prezzo finale.

Una questione di scelte politiche

Insomma, senza accise, i prezzi alla pompa scenderebbero sensibilmente, ma rinunciare a questo gettito significherebbe trovare altrove decine di miliardi di euro ogni anno, un’impresa politicamente complessa e fiscalmente delicata.

Le accise sono nate come risposta a emergenze precise, ma sono sopravvissute ben oltre il loro scopo originario. Oggi non finanziano guerre o ricostruzioni, bensì il bilancio dello Stato, e finché non si troverà un’alternativa altrettanto efficace e sicura per garantire queste entrate, è improbabile che spariscano dalle nostre ricevute del distributore.

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