La transizione ecologica sarà un disastro per il ministro Cingolani

Se non applicata su larga scala, la transizione ecologica sarà un vero problema per coloro che decideranno di sposarla entro i tempi prestabiliti: necessaria un'azione coordinata.

Avatar di Luca Rocchi

a cura di Luca Rocchi

Managing Editor

“Potrebbe essere un bagno di sangue” così ha esordito il ministro Roberto Cingolani in una recente intervista alla Stampa dove afferma che per modificare l’attuale sistema e ridurne il suo impatto ambientale sono necessari cambiamenti radicali che avranno un prezzo. Di conseguenza, prosegue il ministro, sarà necessario far pagare la CO2 ben più di ora con un conseguente aumento nelle bollette delle utenze domestiche.

Cingolani ha inoltre sottolineato che le tempistiche necessarie per la transizione ecologica totale saranno estremamente dilatate arrivando anche al 2050. Per il ministro della transizione ecologica il problema non sarebbe limitato all’Italia o agli altri stati membri dell’Unione Europea che insieme emettono quasi il 9% della CO2 mondiale, ma sarebbe legato ad un fattore più su ampia scala. Se solo uno o più attori non procederà alla transizione ecologica, il risultato sarà nullo e non si otterranno particolari benefici.

Tra i temi toccati nell’intervista c’è anche quello relativo alla nuova Gigafactory che potrebbe nascere in Italia. Al momento non è chiaro dove verrà costruita se nel mezzogiorno, magari a Melfi, o in Piemonte, vicino a Mirafiori. È importante però che l’Italia raggiunga una certa indipendenza a riguardo nella produzione delle batterie, ma la scelta della posizione è in mano, in questo caso, al costruttore Stellantis.

Il ministro ha inoltre evidenziato come la Tav sia un coraggioso cambiamento al quale non possiamo sottrarci; sulle grandi distanze, uno dei principali e attuali problemi è quello di avere troppa mobilità su ruota. La Tav come gli investimenti sui treni elettrici e in generale sull’elettrificazione sono investimenti importanti anche per ridurre un altro genere di traffico che è più impattante dal punto di vista ambientale.

E per l’Ilva? Anche l’Ilva sarà un nodo cruciale ma per risolverlo sarà necessario l’intervento dell’Europa. Se l’Italia produrrà acciaio di ottima qualità, ottenuto da fabbriche green, ad un prezzo maggiore della media, sarà obbligatoria una mano dall’Europa per un corretto posizionamento rispetto ad altri mercati “meno green” e più economici.