"Quasi tutti gli autovelox non sono omologati", ma servono per fare cassa

Dopo il verdetto della Cassazione, i comuni sono preoccupati per possibili perdite di entrate da multe effettuate con strumenti non conformi

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a cura di Luca Rocchi

Managing Editor

La recente sentenza 10105/2024 della Cassazione ha stabilito un principio importante per l'uso degli autovelox da parte dei Comuni: per essere considerati validi ai fini delle multe, questi apparecchi non devono solo essere approvati ma anche omologati. Questo verdetto giunge in seguito alla vittoria di un automobilista in una disputa contro il Comune di Treviso, gettando ombre sulla legittimità di numerose multe per eccesso di velocità emesse fino ad ora.

Una sentenza che potrebbe cambiare decisamente le carte in tavola
Carlo Rapicavoli, a nome dell'Associazione nazionale Comuni italiani (Anci) del Veneto, ha rivelato un dato allarmante: la stragrande maggioranza degli autovelox in uso risulta essere solamente approvata ma non omologata. Ciò solleva dubbi sulla validità di innumerevoli contravvenzioni già riscosse, che rappresentano una fonte di entrate non trascurabile per le casse delle amministrazioni locali. La dipendenza dai proventi delle multe è tale che, in caso di annullamento massivo dei verbali tramite ricorso ai giudici di pace o ai prefetti, i bilanci comunali potrebbero subire conseguenze significative.

Ma la questione non si ferma alle sole future sanzioni. Dopo la sentenza della Cassazione, gli automobilisti potrebbero anche contestare le multe passate legate ad autovelox non omologati. Secondo l'avvocato Luca Procaccini, benché il pagamento dell'ammenda di norma equivarrebbe all'ammissione di colpa, la particolarità delle circostanze potrebbe aprire la strada a cause per indebito arricchimento nei confronti dei Comuni, accusati di aver incassato somme basandosi su dispositivi irregolari.

La situazione si fa ancora più complessa di fronte alle reazioni istituzionali. Mario Conte, sindaco di Treviso e presidente dell'Anci Veneto, ha proposto una soluzione radicale: chiedere una legge che renda "omologati" retroattivamente tutti gli autovelox. Per questo, si rivolgerà a Matteo Salvini, Ministro delle Infrastrutture, con cui sarà organizzata una videoconferenza. Curiosamente, la richiesta va contro la lunga battaglia di Salvini contro l'uso degli autovelox da parte dei Comuni per fini puramente economici, evidenziando un netto contrasto tra le posizioni precedenti del Ministro e le esigenze attuali dei Comuni.

Il dibattito sugli autovelox, tra sicurezza stradale e necessità finanziarie dei comuni, si infiamma così di nuove sfumature. Una sentenza che rimescola le carte e mette sul tavolo questioni legali, etiche e amministrative, mostrando una volta di più quanto intricata possa essere la gestione della sicurezza stradale in Italia.