Un recente studio del Pew Research Center ha analizzato le abitudini di navigazione di 900 adulti americani, rivelando dati che dovrebbero far suonare tutti i campanelli d'allarme per chi gestisce siti web, blog e testate giornalistiche. La ricerca dimostra come l'introduzione dell'intelligenza artificiale nei risultati di ricerca stia modificando radicalmente il comportamento degli utenti, con conseguenze potenzialmente devastanti per chi produce contenuti originali. Allo stesso tempo, però, si dice anche che le informazioni sono di bassa qualità, a volte del tutto sbagliate.
La rivoluzione silenziosa di Google
Nel 2023, Google ha lanciato la funzione AI Overview, sostituendo la tradizionale "lista di link", che per anni aveva caratterizzato i risultati di ricerca. Questa modifica apparentemente innocua sta però provocando uno tsunami nel mondo digitale. Secondo i dati raccolti dal Pew Research Center, gli utenti che si imbattono in un riassunto generato dall'intelligenza artificiale hanno una probabilità drasticamente inferiore di cliccare sui link verso altri siti web rispetto a chi non incontra questi riassunti automatici.
Il risultato ha del paradossale: uno o più siti web creano l'informazione che poi Google sfrutta per generare il risultato, ma poi quei siti web non ricevono traffico da quelle stesse persone che trovano utile l'informazione. Più contorto di così sarebbe difficile.
Le cifre parlano chiaro: solo l'1% degli utenti che visualizza un riassunto AI procede poi a cliccare sul link della pagina originale che Google sta sintetizzando. È come se il colosso di Mountain View avesse costruito una diga che blocca quasi completamente il flusso di traffico che per decenni ha alimentato l'economia digitale.
L'ecosistema informativo sotto attacco
Per comprendere la portata di questo fenomeno, bisogna considerare che Google ha sempre funzionato come una sorta di controllore del traffico internet, indirizzando miliardi di utenti verso milioni di siti web ogni giorno. Questo ruolo ha permesso la nascita e la crescita di un intero universo di contenuti: dai blog personali alle testate giornalistiche, dai siti di e-commerce alle piattaforme specializzate.
Ora, invece di fungere da ponte verso altre destinazioni digitali, Google sta diventando sempre più una destinazione finale. Gli utenti ottengono le risposte che cercano direttamente dalla pagina dei risultati, senza più la necessità di esplorare le fonti originali. Questo cambiamento comportamentale rappresenta una minaccia esistenziale per innumerevoli blog e siti di notizie che dipendono dal traffico organico per sopravvivere economicamente.
Il paradosso della conoscenza artificiale
Il problema non si limita alla questione economica. La ricerca del Pew Research Center solleva interrogativi inquietanti sulla qualità dell'informazione che gli utenti ricevono. L'intelligenza artificiale di Google, pur essendo sofisticata, rimane soggetta a errori che presenta però con una sicurezza tale da renderli difficilmente riconoscibili come tali.
È un problema tipico di tutte le AI generative: sono particolarmente convincenti sia quando dicono cose corrette sia quando sbagliano. E se dall'altra parte non c'è un umano competente, allora possono arrivare problemi anche molto seri.
Questo scenario ricorda per certi versi quello che accadde in Italia (e non solo) negli anni '80 con l'avvento delle televisioni commerciali, che cambiarono radicalmente le abitudini di consumo mediatico degli italiani. Anche all'epoca la TV era una fonte che molti ritenevano sempre affidabile, e molti di noi hanno avuto un parente anziano che a un certo punto diceva se l'hanno detto in TV allora è vero, o qualcosa del genere.
Oggi la situazione è vagamente simile, ma con in più una potenziale concentrazione nelle mani della sola Google che, nonostante abbia perso un po' di pubblico in favore che ChaGPT, Perplexity e altri, è ancora usata da miliardi di persone ogni giorno.
La trasformazione in atto è dunque particolarmente delicata e richiama necessariamente il tema della regolamentazione: da una parte si vuole senz'altro lasciare a un'azienda libertà di agire. Ma dall'altra ci sono questioni come il diritto all'informazione o il bisogno di limitare la circolazione di informazioni sbagliate. Questioni che le autorità di tutto il mondo devono affrontare, possibilmente in tempi brevi.