I tool low-code/no-code saranno il futuro della programmazione?

I tool low-code/no-code non sono ancora pronti per sostituire in toto la programmazione classica, ma sono un ottimo strumento per velocizzare alcuni processi.

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a cura di Marina Londei

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Negli ultimi anni abbiamo assistito a un'esplosione dei tool low-code/no-code, pensati per rendere autonomi gli utenti di business e permettergli di sviluppare applicazioni più velocemente e senza il supporto IT.

L'uso di questi strumenti rappresenta un vantaggio sotto diversi punti di vista: i costi diminuiscono, gli utenti di business possono realizzare un prodotto che aderisca ai loro requisiti funzionali e, soprattutto, le imprese possono far fronte alla carenza globale di talenti IT.

Come spiega Claus Jepsen, CTO presso Unit4, la volontà di rendere lo sviluppo di applicazioni un processo meno tecnico c'è sempre stata, a partire già dal COBOL e dalle sue istruzioni in linguaggio naturale. Anche l'avvento degli smartphone ha contribuito ad accrescere la popolarità dei tool low-code/no-code come i framework "drag&drop" per la creazione di applicazioni.

Quasi sempre, però, questi tool non hanno ottenuto il successo sperato, e la programmazione classica si è sempre rivelata la scelta migliore per rispondere ai requisiti del business. Il motivo, sostiene Jepsen, è legato al fatto che esprimere le specifiche funzionali agli strumenti no-code implica la capacità di articolare correttamente i bisogni del business e l'implementazione di un livello di decodifica in grado di assorbire i requisiti e tradurli in un'applicazione funzionante; ciò richiede uno sforzo e un addestramento che nella maggior parte dei casi si rivela svantaggioso.

Gli ultimi progressi dell'intelligenza artificiale hanno reso di nuovo popolari i tool low-code/no-code, ma ci sono ancora delle limitazioni legate sia al training necessario per usare correttamente gli strumenti, sia al fatto che non i tool sono ancora in grado di sviluppare applicazioni critiche e complesse.

Nonostante ci siano numerosi casi in cui i tool low-code/no-code si rivelano utili, in particolare per velocizzare parte dei processi di business o per aggiungere piccole funzionalità ad applicazioni già esistenti, la programmazione è ancora ben lontana dal venire sostituita da questi strumenti.

Bisogna anche considerare che questi tool si affidano a delle API che richiedono una manutenzione esperta, e non sono in grado di implementare personalizzazioni complesse dei software. Ben venga quindi l'integrazione di questi strumenti nei processi aziendali, laddove possano portare beneficio a fronte di sforzi di apprendimento ridotti, ma con la consapevolezza che la programmazione rimane il fondamento dello sviluppo software, e lo sarà ancora per molto tempo.