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a cura di Giancarlo Calzetta

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Abbiamo fatto due chiacchiere con Akamai per capire perché la tecnologia Edge è molto più adatta delle tradizionali CDN alle future necessità della Rete .

Tutti giurano che rappresenta il futuro e che soppianterà addirittura la cloud. Noi siamo più cauti e diciamo che l’Edge si ritaglierà uno spazio importante, molto importante, ma il cloud resterà al suo posto ancora a lungo.

Quando si parla di piattaforma Edge, però, si ha sempre la sensazione che non tutti abbiano ben chiaro quali sono le sue caratteristiche e in troppi le identificano con una versione “potenziata” delle tradizionali CDN. Le differenze, però, sono notevoli e quindi abbiamo deciso di chiedere ad Akamai, che ha una offerta Edge già consolidata, di darci una mano a spiegarne i punti di forza.

Facciamo una precisazione che parte un po’ da lontano: l’Edge computing, da un punto di vista teorico, rappresenta un processo di decentralizzazione a livello computazionale. L’idea è quella di distribuire la potenza di elaborazione in modo che ogni agente sia più vicino alla fonte dei dati, riducendo i tempi di latenza e mettendo fine alla dipendenza dai grandi data center centralizzati.

A questo punto, bisogna fare una distinzione importante: nella maggior parte dei casi, si sente parlare di Edge computing con stretta correlazione agli IoT (Internet of Things), soprattutto nei casi in cui i dispositivi “smart” hanno funzionalità in cui i tempi di latenza hanno una certa importanza. L’elaborazione sul campo, in questo caso, permette di “raffinare” i dati prima dell’invio e velocizzare le operazioni.

L’interpretazione di Akamai, però, va oltre questa visione, trattando l’Edge a livello di infrastruttura di rete (e non solo di posizionamento della potenza di calcolo) e punta su due aspetti fondamentali: prestazioni e sicurezza.

Partendo dal primo aspetto, l’implementazione dell’Edge computing nella piattaforma Akamai va a sovrapporsi ai normali sistemi CDN (Content Delivery Network) secondo una logica che, spiega l’azienda statunitense, permette una maggiore scalabilità e l’introduzione di funzionalità innovative.

L’idea, in pratica, è quella di sfruttare la “prossimità” per permettere la personalizzazione dei contenuti e la loro ottimizzazione. Lo strumento più innovativo, da questo punto di vista, è EdgeWorkers, che consente agli sviluppatori di eseguire contenuti attivi (come JavaScript) direttamente a livello Edge, senza coinvolgere quindi i server centrali.

La loro gestione, basata sull’analisi di eventi predefiniti che in pratica attivano gli script, permette di sfruttare la bassa latenza della piattaforma Edge per tutte le funzionalità in tempo reale. Detto in parole povere, tutto il sistema si traduce in un drastico miglioramento delle prestazioni.

Non solo: l’approccio “localizzato” consente di adottare strumenti per l’ottimizzazione nella visualizzazione dei contenuti (dalle GIF ai video) adattandone le caratteristiche al dispositivo dell’utente con una logica real-time che consente un drastico miglioramento della qualità dei contenuti stessi.

Per quanto riguarda la sicurezza, invece, il ragionamento si sviluppa invece su due versanti. Il primo riguarda l’adozione di tecnologie che consentano di proteggere in maniera efficace una piattaforma decentrata come quella basata su Edge computing.

Sotto questo profilo, gli esperti di Akamai accendono i riflettori sulla necessità di utilizzare strumenti specifici che consentono di proteggere i dispositivi direttamente a livello Edge.

Il secondo, più tradizionale, riguarda i sistemi di protezione da attacchi come il DDoS e l’attività dei bot, settori di specializzazione di Akamai. L’introduzione della piattaforma Edge da parte di Akamai consente, spiegano dalle parti dell’azienda, un livello di protezione più efficace. I motivi sono legati, sostanzialmente, a una maggiore granularità nell’analisi del traffico e in una maggiore reattività.

Da un punto di vista più generale, l’interpretazione dell’Edge computing proposta da Akamai conferma le suggestioni di chi immaginano la sua implementazione non tanto come “sostituto” del cloud, quanto come una sua evoluzione che porterebbe, alla fine, a una forma di cloud distribuita.

I vantaggi sono innegabili, anche perché in un panorama in cui il mobile ha ormai assunto un ruolo di primo piano (e stiamo ancora aspettando il boom del 5G) il problema di poter mantenere collegamenti stabili e continuativi con i sistemi cloud centralizzati rischia di diventare centrale.

Insomma: se le funzionalità a livello di sicurezza e di miglioramento nelle prestazioni a livello di gestione dei contenuti rappresentano i vantaggi più evidenti nell’immediato, il passaggio alla logica dell’Edge computing rappresenta anche una garanzia del fatto che i sistemi possano “reggere” a livello di scalabilità.