Questo testo è il primo di una serie di 4 intitolata “Mente, Innovazione e Diritto”.
La tecnologia informatica sta ormai per realizzare il trionfo della tecnica come scopo in sé e non come mezzo per raggiungere un fine, altro da essa, condiviso e virtuoso. La sua pervasività sta rapidamente provocando una vera e propria rivoluzione antropologica, riconfigurando le menti, i comportamenti, i sentimenti, mediante il diffondersi dell’assuefazione passiva alle sue allettanti suggestioni.
L’uso intensivo dei nuovi strumenti tecnologici porta con sé il prolungato distacco dal mondo reale, naturale, ambiente da cui siamo stati generati, e l’immersione crescente in un mondo virtuale, che non è regolato dalle azioni/reazioni del corpo, che non tocca, non vede, non sente le alterazioni fisiche emozionali, non comunica con empatia o con indifferenza, anestetizzano progressivamente le menti e le forze emozionali.
Un fenomeno che riguarda anche l’apprendimento; i chatbot hanno già assunto un ruolo centrale nelle attività di studio milioni di studenti in tutto il mondo. L’apprendimento attraverso sistemi di intelligenza artificiale (IA) senza adeguate conoscenze preliminari, senza necessità di memoria personale acquisita con l’esperienza vissuta, può portare ad un analfabetismo di ritorno con un progressivo acritico uniformarsi ai condizionamenti del mondo virtuale.
Sebbene l’intelligenza artificiale generativa possa essere un formidabile strumento di potenziamento della mente umana e, come un enorme ippocampo, sede della memoria umana, metta a disposizione di chiunque, in tempi brevissimi, un’immensa mole di dati acquisiti, essa di per sé non può e non deve sostituirsi alla vera conoscenza. Sfruttarne la potenza senza cadere nelle sue trappole non è facile.
Come ben ci ricorda Byung-chul han (Contro la società dell’angoscia, Einaudi 2025) il pensare ha una dimensione affettiva, corporea…le immagini di pensiero hanno le loro radici profonde. Senza sensazioni, emozioni o affetti, in generale senza essere smossi, non sussisterebbe alcuna conoscenza. Ed è questa la ragione per cui l’intelligenza artificiale non ne è capace. Non si possono riprodurre in modo algoritmico sensazioni o affetti, poiché si tratta di eventi analogici corporali.
Definire il pensiero critico
L’IA può essere un mezzo formidabile per il raggiungimento di fini valoriali solo quando venga regolata dall’intelligenza emozionale umana. Solo attraverso la conoscenza acquisita nel mondo reale è possibile sviluppare un pensiero critico, unica arma per massimizzare i vantaggi dell’IA, sfuggendone le numerose insidie.
Ma cos’è il pensiero critico e come può regolare a suo vantaggio le enormi opportunità offerte dall’IA? Il pensiero critico è una manifestazione della ragione in grado di sottoporre ad analisi serrata le informazioni, sapendo distinguere la realtà oggettiva dalle proprie impressioni soggettive e dai propri pregiudizi, riconoscendo i fattori che influenzano i pensieri e i comportamenti sia propri che altrui, rimanendo lucidi nelle scelte. È
la capacità di esaminare una situazione…e di assumere una posizione personale in merito. Tale capacità costituisce il fondamento di un atteggiamento responsabile nei confronti delle esperienze e relativamente autonomo rispetto ai condizionamenti ambientali (U. Galimberti, 1992).
Autonomia, responsabilità e resistenza ai condizionamenti ne sono aspetti chiave.
Il pensiero critico si forma attraverso le esperienze vissute, soprattutto in età evolutiva, con il gioco creativo, con il continuo porsi domande (il gioco dei perché?) tipico dell’infanzia, con il confronto con l’altro, con la curiosità di aprirsi al mondo, con il contatto con il diverso, con l’inconsueto, con l’incontro affettivo con coloro che si riconosceranno come maestri di vita, con i fallimenti e i successi.
Solo così potranno formarsi le connessioni tra le varie aree cerebrali deputate ad interagire con le più evolute strutture cerebrali prefrontali, sedi del pensiero analitico e critico. Vista, olfatto, udito, tatto, emozioni, affetti, tracce mnesiche, tutti concorreranno, nell’unicità dei singoli individui, ad affrontare le insidie della vita quotidiana.
L’esercizio quotidiano confermerà il valore conoscitivo del dubbio e dell’errore, potenzierà il pensiero laterale (Edward de Bono, Il pensiero laterale. BUR Rizzoli, 1995), e mostrerà che diverse soluzioni possono essere applicate ad uno stesso problema, ponendoci di fronte a scelte individuali.
La valutazione critica deve essere volta sia all’interno (pensiero riflessivo), riconoscendo le proprie falle cognitive e i propri pregiudizi, la tendenza all’accettazione acritica con opinioni che collimano con le proprie (confirmation bias), che all’esterno (osservazione analitica) esaminando la credibilità delle fonti, valutando i presupposti e le motivazioni delle argomentazioni e giungendo a conclusioni giustificate, ben sapendo che il loro valore non può essere assoluto.
Lo sviluppo del pensiero critico necessita di un allenamento continuo stimolato dalla curiosità e dal dubbio. Deve avvalersi degli strumenti offerti dalla logica, il cui fondamento è il principio di non-contraddizione, deve saper porre le domande e le definizioni corrette, fondarsi su dati ben documentati, essere aperto al contradditorio e sapersi districare nelle sempre crescenti azioni manipolatorie che vogliono ridurre l’individuo a merce da sfruttare.
Per diventare individui consapevoli e responsabili è necessario un lungo periodo di formazione in cui la scuola rappresenta uno degli attori principali.
Come creare il pensiero critico
Quali sono gli strumenti attraverso i quali si può formare una mente critica, fondamento dell’individualità? Quali sono gli aspetti che caratterizzano un buon pensare? Solo con la loro conoscenza saremo in grado di formare menti libere e responsabili.
Il pensiero logico o logica è uno degli strumenti principali per giungere a conclusioni verosimili. Essa definisce quali procedimenti di pensiero siano validi e quali non validi. Nell’argomentare presuppone premesse dichiarate e ben definite da cui per deduzione, induzione e/o sillogismo possiamo giungere a conclusioni valide, in cui ogni affermazione, ogni pensiero è parte di una catena ininterrotta di legami logici.
Il metodo scientifico fondato sull’osservazione e l’esperimento. Curiosità e dubbio possono condurre a nuove ipotesi che dovranno essere sottoposte ad analisi rigorosa con la raccolta di osservazioni (dati), condivisibili da tutti, e successiva analisi statistica dei dati osservati. Ciò consentirà di formulare nuove associazioni, più o meno verosimili in base alla loro potenza statistica, ovvero maggiore o minore probabilità di avvicinarsi al vero.
Un vero scientifico, probabilistico, che non pretenderà mai di essere assoluto e, anzi, verrà esposto alla comunità scientifica per essere sottoposto a revisione e verifica. Quanto meno potrà essere confutato tanto più accrescerà la nostra conoscenza del mondo. Ne è un esempio la teoria eliocentrica formulata da Copernico e sperimentalmente verificata da Galileo che ha definitivamente negato la teoria geocentrica di biblica memoria.
L’abitudine al confronto dialettico che, ponendo attenzione al pensiero dell’altro, consente di comprendere come per analoghe domande possono sussistere differenti risposte, tutte fondate su una logica rigorosa. Si imporrà una scelta, giustificata dalle proprie premesse etico-filosofiche individuali. Ne è un esempio la pratica del we debate che educa all’attenzione a prospettive alternative e al rispetto per il punto di vista dell’altro e alla valutazione critica delle informazioni.
Il gioco che fa comprendere come anche l’attività ludica necessita di regole per non disperdersi in un’attività caotica, priva di scopo.
Sviluppo del Pensiero Critico nell'era dell'Intelligenza Artificiale: Un Appello alle Scuole e agli Educatori
Nell'attuale era dell'informazione, è quindi fondamentale promuovere lo sviluppo del pensiero critico. Questo approccio non solo consente di navigare in un mare di dati e informazioni, ma offre anche strumenti necessari per valutare e utilizzare l'intelligenza artificiale (IA) in modo consapevole e responsabile. La scuola gioca un ruolo cruciale in questo processo educativo, iniziando già dall'infanzia e coinvolgendo anche i genitori nella formazione continua di una Comunità Educante.
L'IA è applicata in molteplici ambiti, dalla salute all'istruzione, dal marketing alla sicurezza, e viene spesso integrata in sistemi semplici come elettrodomestici e telefoni. La utilizziamo da anni senza nemmeno rendercene conto. Tuttavia, l'avvento dell'IA generativa solleva interrogativi sulla protezione dei dati, sulla riservatezza e sulla sicurezza. È fondamentale saper porre le giuste domande e creare prompt intelligenti, che guidino i sistemi di intelligenza artificiale a fornire risposte sensate. Questo processo richiede impegno, preparazione ed esperienza, insieme a un pensiero critico che consenta di utilizzare la tecnologia in modo davvero intelligente.
Le scuole devono affrontare la sfida di integrare l'educazione riguardante l'IA nei loro curricula, sia dal punto di vista etico sia tecnico. Gli studenti devono acquisire competenze matematiche e di programmazione, aggiornando i programmi formativi per includere:
- Comprensione dei fondamenti dell'IA: insegnare i principi base dell'IA, come il machine learning e il data mining.
- Sviluppo del Pensiero Critico: implementare attività che stimolino analisi critiche, come discussioni su casi studio di utilizzo dell'IA e sugli impatti che riscontrano nella vita quotidiana e riflessioni anche sulla sostenibilità economica, ambientale, sociale e costituzionale di questa nuova tecnologia da usare cum grano salis (o “con un minimo di buon senso” che dir si voglia) in quanto altresì decisamente energivora.
- Insegnamento di Soft Skills fondamentali come:
- capacità di collaborare in team per risolvere problemi complessi;
- sviluppo della creatività per pensare fuori dagli schemi diventare designer di sistemi di intelligenza artificiale funzionali all’essere umano;
- Capacità di argomentazione e di sostenere un dibattito anche per stimolare un confronto intergenerazionale sulle implicazioni etiche dell'uso dell'IA.
L'importanza dell'Apprendimento Pratico e delle Esperienze Umane
Le scuole hanno l'opportunità di incoraggiare l'apprendimento pratico attraverso progetti, laboratori e dialogo con gli studenti. Attività come la programmazione di semplici algoritmi o la creazione di chatbot possono rendere tangibile il concetto di IA e favorire un approccio critico, permettendo di sperimentare la potenza e i limiti di questa tecnologia.
L’UNESCO ha predisposto un importante documento disponibile on-line: AI competency framework for teachers” evidenziando sostanzialmente 3 (tre) livelli progressivi per l’acquisizione di un metodo didattico adeguato:
- Fase di acquisizione delle competenze tecnico-digitali: gli insegnanti devono per primi sviluppare una comprensione di base dei sistemi di intelligenza artificiale e del loro impatto sulla società e sull’educazione.
- Fase di approfondimento della conoscenza tecnico-digitale: gli educatori tutti sono chiamati ad ampliare le proprie conoscenze tecniche sui sistemi di intelligenza artificiale, esplorando applicazioni più avanzate e riflettendo sulle implicazioni etiche e pedagogiche.
- Fase di creazione e implementazione a livello didattico: Gli insegnanti potranno utilizzare sistemi di intelligenza artificiale per migliorare l’insegnamento e l’apprendimento, contribuendo allo sviluppo di nuove pratiche educative e sfruttando la tecnologia come potenziamento cognitivo (e mai come sostituto).
Queste fasi sono da sviluppare nel rispetto dei principi fondamentali sempre individuati dall’UNESCO e qui sintetizzati come:
- Primato dell’essere umano per un approccio educativo all’utilizzo di sistemi di intelligenza artificiale che valorizzino l’unicità della persona e l’esperienza digitale in modo sicuro, consapevole e benefico;
- Comprensione e rispetto dell’etica e delle leggi per affrontare le tematiche che rischiano di essere ignorate in caso di uso indiscriminato e non controllato di sistemi di intelligenza artificiale, soprattutto ove messa a disposizione “senza filtri” a studenti in età evolutiva (occorre insegnare anche l’importanza della protezione dei dati, delle informazioni personali, dell’uguaglianza, etc.);
- Conoscenza tecnica-digitale (fondamenti e applicazioni di sistemi in intelligenza artificiale) per consentire ai docenti, indipendentemente dalla loro originaria formazione, di acquisire una solida base sulle tecnologie dell’IA e le loro applicazioni pratiche nel contesto educativo;
- Potenziamento cognitivo al fine di consentire di integrare sistemi di intelligenza artificiale nelle pratiche didattiche e migliorare l’efficacia dell’insegnamento e personalizzare l’apprendimento degli studenti.
- Formazione permanente dei docenti per consentire al personale didattico di rimanere sempre aggiornato e di accedere gratuitamente (e/o tramite fondi appositamente stanziati) a percorsi di formazione continua e di sviluppo professionale.
Mai quanto in questo periodo storico viene in mente la bellezza del Monologo di Sean (interpretato da Robin Williams) nel film “Genio Ribelle”:
”Se ti chiedessi sull'arte probabilmente mi citeresti tutti i libri di arte mai scritti. Michelangelo: sai tante cose su di lui: le sue opere, le aspirazioni politiche, lui e il papa, le sue tendenze sessuali, tutto quanto vero?
Ma scommetto che non sai dirmi che odore c'è nella Cappella Sistina. Non sei mai stato lì con la testa rivolta verso quel bellissimo soffitto, mai visto.
Creare prompt intelligenti guida i sistemi IA a fornire risposte sensate.Se ti chiedessi sulle donne, probabilmente mi faresti un compendio sulle tue preferenze, potrai perfino aver (…) qualche volta.
Ma non sai dirmi che cosa si prova a risvegliarsi accanto a una donna e sentirsi veramente felici.
Sei uno tosto.
E se ti chiedessi sulla guerra probabilmente mi getteresti Shakespeare in faccia eh? “Ancora una volta sulla breccia cari amici??”
Ma non ne hai mai sfiorata una. Non hai mai tenuto in grembo la testa del tuo migliore amico vedendolo esalare l'ultimo respiro mentre con lo sguardo chiede aiuto.
Se ti chiedessi sull'amore probabilmente mi diresti un sonetto.
Ma guardando una donna non sei mai stato del tutto vulnerabile ... non ne conosci una che ti risollevi con gli occhi, sentendo che Dio ha mandato un angelo sulla terra solo per te, per salvarti dagli abissi dell'inferno. Non sai cosa si prova ad essere il suo angelo, avere tanto amore per lei, vicino a lei per sempre, in ogni circostanza, incluso il cancro. Non sai cosa si prova a dormire su una sedia d'ospedale per due mesi tenendole la mano, perché i dottori vedano nei tuoi occhi che il termine "orario delle visite" non si applica a te. Non sai cos'è la vera perdita, perché questa si verifica solo quando ami qualcosa più di te stesso: dubito che tu abbia mai osato amare qualcuno a tal punto.
Io ti guardo, e non vedo un uomo intelligente, sicuro di sé, vedo un bulletto che si (…) sotto per la paura.
Ma, sei un genio Will, chi lo nega questo. Nessuno può comprendere ciò che hai nel profondo. Ma tu hai la pretesa di sapere tutto di me perché hai visto un mio dipinto e hai fatto a pezzi la mia vita del (…)? Sei orfano, giusto?
Credi che io riesca ad inquadrare quanto sia stata difficile la tua vita, cosa provi, chi sei, perché ho letto Oliver Twist? Basta questo ad incasellarti? Personalmente, me ne strafrego di tutto questo, perché sai una cosa, non c'è niente che possa imparare da te che non legga in qualche libro del (…).
A meno che tu non voglia parlare di te. Di chi sei. Allora la cosa mi affascina. Ci sto. Ma tu non vuoi farlo, vero Campione? Sei terrorizzato da quello che diresti.
A te la mossa Capo!”
(sottolineature della scrivente. Estratto della scena del citato film e video completo disponibile, tra gli altri, anche sul canale YouTube.
L'importanza dell'apprendimento pratico e dell’esperienze umana
Le scuole hanno la grande opportunità di incoraggiare l'apprendimento pratico attraverso progetti, laboratori e il dialogo con gli studenti. Attività come la programmazione di semplici algoritmi o la creazione di chatbot possono rendere tangibile il concetto di IA e favorire un approccio critico, sperimentando insieme la potenza e i limiti di questa tecnologia.
È fondamentale che le nuove generazioni imparino a sviluppare un pensiero critico. La scuola, come principale istituzione educativa, ha la possibilità di ricoprire un ruolo attivo nella preparazione degli studenti all’utilizzo dei sistemi di intelligenza artificiale in modo etico e responsabile, sin dalla giovane età, attraverso lo sviluppo di un più ampio livello di competenze che sono uniche nell’essere umano e che sono insostituibili.
Occorre enfatizzare l’importanza della corporeità e della percezione sensoriale nell’apprendimento per aiutare gli studenti a costruire la propria identità e comprensione del mondo.
Solo così potremo garantire una società in cui la tecnologia è al servizio dell'umanità, e non il contrario.
Gli Autori
Veronica M. Pruinelli svolge la funzione di Avvocato nella giurisdizione italiana e è abilitata altresì al patrocinio avanti la Corte di Cassazione e le altre Giurisdizioni Superiori. L’Avvocato Veronica M. Pruinelli ha maturato una pluriennale esperienza nel settore del Diritto Civile e Commerciale anche a livello internazionale, nonché nel settore dell’Innovazione Etica e dello Sviluppo Sostenibile. Si occupa da anni di sostenere le PMI (Piccole Medie Imprese) con particolare focus al passaggio generazionale e ai processi di internazionalizzazione e le Startup per l’avvio dell’attività e l’affiancamento sin dalle prime fasi strategiche. Si occupa altresì di formazione ed educazione anche nell’ambito di Progetti Internazionali. Da tempo si dedica alla sensibilizzazione sui temi dell’utilizzo etico e consapevole delle nuove tecnologie, e in particolare, dei sistemi di intelligenza artificiale, del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, anche per i bambini, sin dall’infanzia, per una Comunità Educante e inclusiva, che possa contribuire al raggiungimento di un’uguaglianza sostanziale e ad una responsabilità condivisa nell’Era Digitale, in adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale richiesti anche a livello costituzionale. (artt. 2 e 3, comma II della Cost.)
Erik Pietro Sganzerla è Professore Associato di Neurochirurgia dell’Università Milano-Bicocca, Membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione IRCCS San Gerardo dei Tintori di Monza. Già Direttore della Clinica Neurochirurgica e della Scuola di Specializzazione in Neurochirurgia dell'Università̀ Milano-Bicocca e Presidente del Collegio dei Primari dell’Asst-Monza. Laureato in Medicina e Chirurgia e diplomato in anestesia e rianimazione e in neurochirurgia presso l’Università̀ Statale di Milano. Ha al suo attivo pubblicazioni su riviste nazionali e internazionali su argomenti di neurochirurgia clinica e sperimentale. È autore del libro “Malattia e morte di Giacomo Leopardi - Osservazioni critiche e nuova interpretazione diagnostica con documenti inediti”. Partecipa agli Studi sul rapporto tra Mente e Innovazione in collaborazione con l’Avv. Veronica M. Pruinelli.