Di recente la prestigiosa rivista nternazionale si è domandata, con il titolo di copertina, se ha ancora senso studiare. Il tema è quello dell'Intelligenza Artificiale, e la domanda riguarda la quantità di conoscenze e di competenze a cui si può accedere anche senza studiare. Almeno in teoria.
La Study Mode delle Big Tech e la Nuova Didattica
Di sicuro qualcosa è cambiato: le Big Tech hanno ridisegnato lo studio dentro i loro modelli.
Gli strumenti delle Big Tech
- Google, con Gemini in “Guided Learning” e i modelli LearnLM, prova a trasformare la ricerca in studio guidato: scompone i problemi in passi, fa domande, alterna testo, immagini e quiz, adatta il linguaggio al livello dello studente e porta questa logica ovunque così che le scuole possano generare schede e percorsi personalizzati dai materiali di classe con tracciabilità del processo.
- OpenAI lancia la “Study mode” di ChatGPT per disinnescare il copia-incolla: il modello chiede chiarimenti, propone sottoproblemi, ti fa spiegare a parole tue e suggerisce come verificare se hai capito davvero; e con ChatGPT Edu ambisce ad un tutor socratico che alleni metodo e comprensione, non un generatore di compiti svolti.
- Anthropic, con Claude, spinge su un “learning mode” che rallenta deliberatamente la risposta per far emergere il ragionamento.
- Nel mondo Microsoft, infine, Copilot for Education e i Learning Accelerators arrivano dentro gli strumenti che la scuola usa già: Teams, Word, Excel, Power ecc... Stesse credenziali, stesse policy, stesso registro: insomma stesse piattaforme ma con l’Intelligenza Artificiale.
Inizialmente coinvolti 70 studenti, il progetto è stato poi ampliato, testato e classificato per creare una risorsa fruibile da studenti in tutto il mondo. Qui la news.
Esempi Pratici e Rischi del “Cognitive Offloading”
L’articolo di Internazionale cita alcuni esempi aggiornati di come la scuola “reale” si sta digitalizzando, non a colpi di slogan ma dentro orari, compiti e valutazioni. Dai progetti pilota nei distretti pubblici al tutoraggio AI usato ogni mattina in classe, fino alle università che ripensano gli esami, emerge un quadro concreto: quando l’Intelligenza Artificiale è progettata dentro la didattica (con tempi, ruoli e criteri chiari) può potenziale l’apprendimento; quando è una scorciatoia, alza la produttività ma abbassa la profondità.
Gli esempi “internazionali” di adozione
- All’Alpha School of Austin gli studenti iniziano la giornata con un percorso adattivo guidato dall’Intelligenza Artificiale e poi passano a progetti e lavori di gruppo, mentre i docenti seguono i progressi da una dashboard e intervengono su metodo e collaborazione.
- Nei distretti pubblici della Florida sono partiti progetti pilota con gli strumenti di Google: lezioni brevi, attività guidate dall’AI e momenti di discussione “offline”, con verifiche sempre più orali e in classe.
- In Francia l’Intelligenza Artificiale entra perfino alla primaria con micro-attività (esercizi personalizzati), sempre mediate dall’insegnante; in Germania si va più cauti con sperimentazioni accompagnate da linee guida su privacy, bias e validità didattica.
- Le università USA ridisegnano la valutazione (meno temi “a casa”, più colloqui e presentazioni con dichiarazione esplicita dell’uso dell’AI).
- La Cina appare come un caso di integrazione sistemica: linee guida ministeriali, piattaforme comuni, forte spinta a portare l’Intelligenza Artificiale nelle routine (compiti, recupero, pratica ripetuta), con standard nazionali su sicurezza e tracciabilità. Il ritmo è più rapido dell’Occidente, come sempre, ma il rischio è un uso intensivo poco critico se non bilanciato da educazione ai media e alle fonti.
Lo studio richiama anche ricerche del MIT e della rivista Societies, che segnalano un rischio di “cognitive offloading”: delegare troppo all’AI può ridurre creatività e capacità critica. Per questo Oxford suggerisce di introdurre figure di riferimento nelle scuole, formare docenti e studenti all’uso consapevole e garantire sicurezza e privacy dei dati. Qui la news.
In Italia è cambiato qualcosa? Legge e Prassi
Sì: abbiamo una legge nazionale allineata all’AI Act europeo (il regolamento che dice cosa è consentito, cosa è ad alto rischio, come ammissioni e valutazioni, e cosa è vietato, ad esempio la rilevazione delle emozioni in classe) e le Linee guida del Ministero.
In concreto: sotto i 14 anni l’uso di strumenti di Intelligenza Artificiale che trattano dati richiede il consenso dei genitori; dai 14 ai 18 serve un’informativa davvero chiara per lo studente. Il DM 166 del 09/08/2025 chiede alle scuole di trattare l’Intelligenza Artificiale come un progetto di istituto, da inserire nel PTOF (il piano triennale della scuola), con ruoli chiari e tutele prima di adottare qualsiasi strumento: serve una valutazione seria su privacy, equità, trasparenza e sicurezza.
La scuola è qualificata come “deployer”, cioè chi implementa e usa l’AI, e deve scegliere fornitori affidabili, evitare pratiche vietate e spiegare a famiglie e studenti quando e come userà questi strumenti. A supporto c’è UNICA, la piattaforma del Ministero con materiali, modelli ed esempi.
Ma qui arriva il “bene ma non benissimo”: per ora è soprattutto cornice; non c’è ancora un inserimento esplicito dell’AI nei piani nazionali di studio, non esiste una filiera strutturata di formazione docenti e le risorse operative sono frammentate. Traduzione: la direzione è giusta, ma la campanella è già suonata e la lezione non è ancora iniziata.
Il documento fornisce indicazioni operative e principi di riferimento per accompagnare le scuole nell’adozione consapevole e sicura delle tecnologie basate sull’Intelligenza Artificiale, valorizzandone le potenzialità a supporto della didattica, dell’innovazione digitale e dei processi organizzativi. Qui il documento.
Sipario e Conclusioni
Ha ancora senso studiare oggi?
Sì, certo che sì! Ha ancora senso studiare, ma come si studia, allora, nell’era dell’Intelligenza Artificiale? Alternando tempo “umano” e tempo “artificiale.
- Tempo umano: leggere con attenzione, prendere appunti a mano, discutere con qualcuno che ti contraddice.
- Tempo artificiale: usare un tutor AI per chiedere esempi, simulazioni, spiegazioni alternative e soprattutto documentando il processo: salva i prompt, le versioni intermedie, scrivi cosa hai accettato o scartato e perché.
Allena la memoria di recupero, cioè ripassi distribuiti nel tempo e richiami attivi senza guardare gli appunti. Allena anche la sintesi orale: spiegare a voce, con parole tue, vale più di consegnare un pdf perfetto. Lavora su progetti autentici con vincoli reali (tempo, budget, destinatari): usa l’AI per la bozza e per il feedback, poi definisci tu le conclusioni. E dichiara sempre come hai usato l’AI: trasparenza e responsabilità fanno parte delle competenze.
Studiare, così, resta il modo più solido per diventare quel tipo di persona che sa cosa fare quando non sa cosa fare, con e nonostante l’Intelligenza Artificiale.
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