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10 ottobre: la morte è un'amica

10 ottobre: e se la vostra vita avesse una data di scadenza già scritta?

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a cura di Manuel Enrico

In sintesi

10 ottobre: e se la vostra vita avesse una data di scadenza già scritta?

La presenza di un’etichetta come Audace consente a Sergio Bonelli Editore, realtà storica della narrativa a fumetti nostrana, di osare, proponendo storie che esulano dal tradizionale contesto seriale. Se da un lato questo consente di espandere la continuity di prodotti mensile, come sta facendo Dragonero Senzanima per Dragonero, dall’altro questa linea editoriale dal taglio moderno agevola gli artisti della casa editrice nel dare vita a storie dal respiro più libero. Con opere come Il Confine, Nero o K-11 questa collana ha mostrato una vitalità inequivocabile e promettente, capace di accogliere anche una storia dai tratti graffianti come 10 ottobre.

Pur accogliendo con entusiasmo la grammatica narrativa libera di Audace, non si può negare che 10 ottobre rappresenti la storia più intensa, dal punto di vista emotiva. Firmata da un duo artistico particolarmente felice, Paola Barbato (sceneggiatura) e Mattia Surroz (disegni e colori), questo arco narrativo in quattro volumi assume presto i toni di una vera sfida per i lettori, costretti a calarsi in una storia in cui il tema portante è la percezione della nostra mortalità.

10 ottobre: e se la vostra vita avesse una data di scadenza già scritta?

La morte è mia amica

Persone in scadenza. Con questa frase, Paola Barbato identifica personaggi creati dalla sua fantasia ma non utilizzati, che spesso rischiano di non trovare mai una storia in cui prendere finalmente vita. Una definizione che ha ispirato l’idea che in, un futuro non precisato, la morte non sia più un mero evento imprevidibile, ma sia al contrario un dato oggettivo, fissato sin dalla nascita tramite una codifica genetica che imprima ad ogni individuo una data di scadenza. A sostenere questa decisione, una società che ribalta il concetto di mortalità non vedendola più come evento luttuoso e temibile, ma come una manifestazione di accettazione sociale.

Il mondo immaginato dalla Barbato ribalta, quindi, il nostro rapporto con la mortalità. Ciò che nel quotidiano è un timore esistenziale, diventa una forza motrice di una società utopica, fondata sull’utilizzo gelido e matematico della morte:

“Fino a 3 anni serviamo tutti, perché tutti portiamo gioia. Fino a 11 anni stimoliamo chi ci circonda, fino a 26 abbiamo nuove idee. Fino a 38 le concretizziamo. Fino a 57 diamo il massimo come forza lavoro. Fino a 70 dispensiamo esperienza e saggezza”

Ogni aspetto dell’esistenza umana, dal concepimento controllato alle morti programmate, viene severamente controllato in questa distopia perfetta. Niente inquinamento, niente povertà, la gente sembra felice e realizzata, una volta accettata questa condizione, grazie a un indottrinamento che inizia sin in tenera età, tramite un’educazione che trasforma la morte in un’amica, in una componente normale della quotidianità. Un ribaltamento non solo emotivo ma anche etico, tale da rendere chi muore di morte naturale o accidentale un sovversivo, qualcuno che mina la stabilità di questa società immacolata, colpa che ovviamente ricade sui parenti ancora in vita.

Il mondo costruito sul piano narrativo dalla Barbato ha una solidità palpabile. Non è necessario sapere il come si sia arrivato a questo impianto sociale, l’esser gettati in media res consente di vivere questa società in modo spartano, con pochi ma sufficienti elementi di connotazione sociale, un’essenzialità che consente di apprezzare maggiormente la vicenda raccontata. Questo mondo che percepiamo immediatamente come stonato, soprattutto per la manifestazione di un culto della morte così discordante dal nostro vissuto, è frutto di un’empatia narrativa che riesce a toccare le giuste corde emotive dei lettori, muovendosi con melliflua delicatezza tra la pacata rappresentazione visiva di una società idilliaca alla scostante anomalia rappresentata dai protagonisti di 10 Ottobre, che hanno uno scopo preciso: potere morire.

10 ottobre: vite in scadenza

Ogni aspetto dell’esistenza umana, dal concepimento controllato alle morti programmate, viene severamente controllato in questa distopia perfetta. Niente inquinamento, niente povertà, la gente sembra felice e realizzata, una volta accettata questa condizione. Una regola di vita che anche il giovane Richie deve affrontare, ora che il suo undicesimo compleanno si sta avvicinando.

Per la famiglia di Richie, questo evento è una memoria di dolori passati. Il fratello maggiore di Richie, Doug, è morto al compimento degli undici anni, come programmato nel suo codice genetico. Una ferita che ha sconvolto i genitori, in particolare la madre, che dopo avere lottato a lungo per poter concepire non ha saputo accettare le ferree regole di questa società. Richie cresce in un ambiente freddo, disperato, in cui la madre soggetta a depressione ricorda costantemente la perdita di Doug e vive con l’ossessione di perdere anche Richie, mentre il padre concepisce la propria esistenza come uno stanco ripetersi di giorni in attesa di un altro lutto. Il ragazzino è privo di un affetto sano, afflitto da sensi di colpa che vive come conseguenza del rapporto con i genitori.

La sua scadenza degli undici anni non fa che inasprire la difficile vita familiare di Richie, che trova una figura amicale nell’anziano vicino di casa, il signor Cole. Questa strana amicizia per il giovane diventa la scoperta di un gruppo di persone che vedono in questa presunta perfezione della società un male da lottare, cercando un modo per contrastare questo meccanismo, a loro avviso, disumano. Curiosamente, tutti coloro che aderiscono a questo gruppo di dissidenti hanno in comune una caratteristica: sono tutti nati il 10 ottobre.

10 ottobre poggia la sua struttura sull’elemento emotivo della scadenza e di come abbia profondamente cambiato la percezione dell’individuo. Sin dalle prime battute, tramite una perfetta sinergia tra freddo racconto didascalico e immagini strazianti, veniamo introdotti a questa società apparentemente perfetta, in cui tutti paiono essere felici e soddisfatti. L’elemento di rottura è la consapevolezza che giovani vite, come quelle di Richie, possano interrompersi in modo repentino, una concezione di morte che suona incredibilmente ingiusta, sbagliata.

Da buona narratrice, Paola Barbato sa come costruire dei contrasti nell’intreccio che sappiano colpire il lettore, e per 10 ottobre crea un sistema culturale che rielabora il concetto di morte in un’ottica di positività sociale, rendendo elementi solitamente associati al dolore come funerali e cortei funerari, in una sorta di celebrazione gioiosa. Una visione che stona con l’interiorità del lettore, sensazione che si acuisce nel vedere come la madre di Richie, giudicata come un elemento asociale per la sua ansia e la sua disperazione, sia in realtà la figura più vicina alla nostra sensibilità.

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Soprattutto, all’interno di questo meccanismo viene sviluppata una diversa percezione della morte. Laddove tutti sembrano tacitamente accogliere le scadenze come un aspetto normale dell’esistenza, ci sono ancora individui, come il signor Cole, che vivono costantemente nella paura della morte di persone vicine, un timore che spinge all’isolamento, in una sorta di protezione emotiva che allontana dal consesso civile per prevenire dolori futuri, che l’uomo racchiude in una semplice frase:

“Io ho avuto paura di morire dal giorno in cui sono nato”

In una persona che rappresenta la ribellione all’ordine costituito, troviamo la maggior empatia, un punto di contatto con la nostra sensibilità che viene ulteriormente sferzata. Se Cole è il nostro primo riferimento familiare a una sensibilità nota e comprensibile, con efferata lucidità la Barbato intreccia la storia alla scoperta delle ragioni dei sovversivi cui si accompagna il giovane protagonista, Richie. Non si mira a sancire una linea netta tra buoni e giusti, non è questo lo scopo di 10 Ottobre. Le vicende personali dei protagonisti sono uno specchio di sofferenze quotidiane e di vicissitudini che spesso portano quasi a bramare la morte.

La trama della Barbato si muove abilmente unendo aspetti di vita quotidiana al nuovo trattamento della morte, dando vita a dialoghi di una profondità sorprendente, in cui l’ingenuità di Richie si scontra con la rassegnazione e la rabbia di adulti che hanno deciso di non accettare le scadenze. L’incedere della storia coincide con una progressiva presa di coscienza di Richie, che si accompagna alla scoperta delle storie dei singoli individui, capaci di svelare verità che a un bambino possono sembrare messaggi incomprensibili, ma che per il lettore diventano memoria di quanto anche aspetti solitamente temuti rappresentino elementi essenziali dell’umana condizione:

Ma la paura è necessaria, Richie. La paura di farsi male, la paura di fallire, la paura dell’ignoto. La paura di morire

Parole e immagini

La dialettica narrativa di Paola Barbato, già apprezzata in altre occasioni come il recente Bacteria, riconferma la sua forza, la sua capacità di cogliere aspetti quotidiani e renderli parte integrante di un racconto fantastico. C’è una sensibilità palpabile, che emerge negli scambi tra i personaggi, una spontaneità anche istintiva nelle reazioni dei protagonisti che si adatta al meglio alla loro natura, mai forzata ma sempre protetta come elemento di valorizzazione della trama, soprattutto nel caso di Richie.

Leggendo 10 ottobre, sin dalle prime pagine si nota come il vero elemento di rottura con questa società sia proprio Richie. Mattia Surroz pone sempre il ragazzino in una posizione per cui le sue espressioni siano un elemento dissonante, scegliendo di ritrarlo, all’occorrenza, di spalle per trasmettere al lettore le sensazioni di vedere il mondo attraverso i suoi occhi, la sua sensibilità. Ad acuire questo squilibrio è lo stridere tra un’impostazione sociale fredda e meccanica e il ritratto visivo di un ideale urbano che ricorda l’american way idealizzato negli anni ’50. Case perfette, famiglie perfette e sorridenti all’apparenza che nascondo momenti di tensione, di disperazione tra le mura domestiche. Surroz si muove agilmente tra questi due livelli, riesce nella stessa tavola a mostrare un paradossale scambio tra maestra e alunne, e contrapporre il sorriso della docente alla faccia imbronciata di Richie. Ed è lì che il lettore coglie la discrepanza, in questi giochi di contrapposizione vive l’anima autentica di 10 ottobre.

Surroz cura anche la colorazione della storia, posizione che gli consente di acuire la sensibilità della narrazione con una palette cromatica che echeggia le emozioni dei personaggi. Che si tratti di dare luminosità a un’aula di scuola, o di trasmettere la cupa consapevolezza del signore Cole utilizzando colori cupi e angoscianti, in cui l’unico elemento di vivacità è la maglietta di Richie.

I volumi di 10 ottobre

10 Ottobre, come il resto dei titoli della collana Audace, viene presentato in un’edizione dalle dimensioni generose, con una foliazione contenuta a 62 pagine di storia, limite che viene perfettamente sfruttato da Barbato e Surroz per creare quattro capitoli che, pur essendo meglio apprezzabili con una lettura unica, preservano una propria identità, con una scansione dei temi impeccabile.

La grafica dei volumi ripropone l’essenzialità della storia, cercando una comunicazione emotiva con il lettore tramite a valorizzazione di espressione dei personaggi e ritratti di una quotidianità che echeggia la nostra, pur fondandosi su differenti presupposti. Dietro questo progetto è racchiuso uno studio minuzioso di dettagli e idee, che viene ben raccontato nei contenuti extra dei volumi, che testimoniano  la sinergia tra i due autori.

Volume 1

In un mondo dove non esistono più disuguaglianze, povertà e malattia, vige una sola legge: la regolamentazione della morte. Si nasce come prodotti di laboratorio, con una data di scadenza impressa nel DNA. Sono sei le età limite possibili, e nessuno conosce la propria. Richie sa che potrebbe morire il 10 ottobre, giorno del suo undicesimo compleanno. Ma un giorno incontra un misterioso gruppo di persone che ha un piano per far saltare il sistema di pianificazione della morte, in nome di qualcosa che tutti hanno dimenticato: la libertà...

Volume 2

Secondo capitolo della serie di Paola Barbato e Mattia Surroz, ricca di suspense e colpi di scena, drammatica e senza via di scampo, che cattura il lettore dalla prima all’ultima pagina. In un mondo dove non esistono più disuguaglianze, povertà e malattia, vige una sola legge: la regolamentazione della morte. Si nasce come prodotti di laboratorio, con una data di scadenza impressa nel DNA. Sono sei le età limite possibili, e nessuno conosce la propria. Richie sa che potrebbe morire il 10 ottobre, giorno del suo undicesimo compleanno. Ma un giorno incontra un misterioso gruppo di persone che ha un piano per far saltare il sistema di pianificazione della morte, in nome di qualcosa che tutti hanno dimenticato: la libertà… a impressa nel DNA. Sono sei le età limite possibili, e nessuno conosce la propria. Richie sa che potrebbe morire il 10 ottobre, giorno del suo undicesimo compleanno. Ma un giorno incontra un misterioso gruppo di persone che ha un piano per far saltare il sistema di pianificazione della morte, in nome di qualcosa che tutti hanno dimenticato: la libertà...

Volume 3

In un mondo dove non esistono più disuguaglianze, povertà e malattia, vige una sola legge: la regolamentazione della morte. Si nasce come prodotti di laboratorio, con una data di scadenza impressa nel DNA. Sono sei le età limite possibili, e nessuno conosce la propria. Richie sa che potrebbe morire il 10 ottobre, giorno del suo undicesimo compleanno. Ma un giorno incontra un misterioso gruppo di persone che ha un piano per far saltare il sistema di pianificazione della morte, in nome di qualcosa che tutti hanno dimenticato: la libertà...

Volume 4

In un mondo dove non esistono più disuguaglianze, povertà e malattia, vige una sola legge: la regolamentazione della morte. Si nasce come prodotti di laboratorio, con una data di scadenza impressa nel DNA. Sono sei le età limite possibili, e nessuno conosce la propria. Arriva la conclusione, per la serie di Paola Barbato e Mattia Surroz. Quale sarà l'esito del piano messo in atto dal gruppo per far saltare il sistema di pianificazione della morte? E quale sarà il destino di Richie?

Voto Recensione di 10 ottobre



Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • - Idea intrigante e ottimamente gestita

  • - Costruzione di una società distopica convincente

  • - Valorizzazione emotiva impeccabile

  • - Surroz coglie le giuste sfumature emotive nei disegni

Contro

  • - Non pervenuti

Commento

10 ottobre sfrutta ogni elemento della narrazione a fumetti per trasmettere al lettore il ricco contesto emotivo di questa storia. Sergio Bonelli Editore presenta questa primo capitolo in un bel volume, in cui trovano spazio anche degli interessanti extra dedicati al making of della serie. Paola Barbato e Mattia Surroz mostrano una felice sintonia, che speriamo possa nuovamente manifestarsi presto nei successivi capitoli di 10 ottobre.