K-11, esperimenti atomici in casa Bonelli

La fantascienza Bonelli torna all'era atomica post-bellica con K-11: Matteo Casali ci porta dall'altro lato della Cortina di Ferro

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a cura di Manuel Enrico

Audace. Termine forte, che esprime tempre e coraggio, il voler battere nuove strade andando oltre il sentiero cauto su cui si muovono gli altri. Bonelli non poteva scegliere nome più adatto per avviare una collana di storie in cui venissero pubblicate avventure differenti dal solito tono degli albi della casa editrice mese. Sotto questa etichetta, infatti, sono usciti Dragonero: Senzanima o Il Confine, giusto per citare due dei più noti progetti legati al nome Audace. A far compagnia alle avventure del giovane Ian Aranill e all’inquietante indagine orchestrata da Uzzeo e Masi, però, si pone un’altra letteratura dotata di grande carisma: K-11.

Ideato da Matteo Casali, K-11 ci riporta nelle atmosfere della Guerra Fredda, prendendo vita nelle fasi finali della Seconda Guerra Mondiale. Il mondo non è ancora diviso in due blocchi, URSS e Stati Uniti, e il nuovo assetto mondiale sta lentamente prendendo forma.

L'altro lato della Cortina di Ferro

A dominare l’ansia di tutti, ovviamente, è il pericolo rappresentato dall’era atomica. Nelle prime battute di K-11 il mondo non ha ancora conosciuto il devastante potere degli ordigni atomici americani sganciati su Hiroshima e Nagasaki, la guerra è ancora in corso e l’America è un alleato per i russi. Da tenere sotto controllo, ma ancora un alleato che sembra esser decisamente avanti nel suo programma nucleare.

L’URSS, invece, ha interrotto i suoi progetti sulle armi atomiche, investendo tutte le proprie risorse nello sforzo bellico. Casali, anticipando lievemente i tempi rispetto alla Storia, immagina che l’esercito russo avvii un programma scientifico che mira a creare una sorta di immunità per la popolazione in caso di bombardamento atomico. È la nascita del progetto Zaroff, un piano che prende vita in una delle celebri città segrete russe, Krasnojarsk-11.

Al progetto Zaroff, ovviamente, servono cavie. E non esiste soggetto migliore di uomini che hanno perso tutto, come Karl Ruslanovic Tikhonov. Reduce della Battaglia di Stalingrado, Karl ha perso nella feroce battaglia il fratello e l’uso della gamba, diventando un uomo che sembra non riuscire più a trovare una ragione di vita. Questa sua depressione diventa la molla con cui un agente dei servizi segreti recluta il soldato Tikhonov: il progetto Zaroff cerca una cavia e Karl è alla ricerca di uno scopo.

La missione segreta portata aventi a Krasnojarsk-11 diventa per Karl una seconda possibilità, la chance di continuare a servire la Madre Russia, segnando la strada verso il futuro e preparandosi alle guerre del domani. Soggetto ad esperimenti scientifici mai tentati primi, Karl lentamente diventa un’arma nelle mani del progetto Zaroff, e trova anche una parvenza serenità conoscendo l’amore e l’amicizia. Ma se i cambiamenti che stanno avvenendo in lui facessero emergere un’altra natura? Quale prezzo sarebbe pronto a pagare pur di esser il supersoldato perfetto?

Parlando di supersoldato, è difficile non pensare al progetto Rinascita e al suo principale successo: Steve Rogers, alias Captain America. Il personaggio creato da Joe Simon e Jack Kirby nella Golden Age dei comics, divenuto poi uno dei simboli dell’Universo Marvel, nasceva come patriocally themed hero durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale, un vero inno alla discesa in campo in un periodo in cui l’America si divide tra intervento e neutralità.

L’idea di Casali, pur avendo un’affinità con il concept di Cap, si dipana su un territorio differente, privandosi di quella retorica che ha contraddistinto la Sentinella della Libertà nei suoi primi anni (e anche in alcuni cicli della Silver Age). Meritevole la scelta dell’autore di non inserirsi in una tradizione in cui sono gli U.S.A. al centro della scena, bensì raccontare il mondo post-bellico dal punto di vista dell’alleato contro i nazisti, i russi, divenuti rapidamente il nuovo nemico.

Casali coglie quelle che sono le caratteristiche umorali della futura Guerra Fredda, dando una verosimile interpretazione di quelle che ipoteticamente furono le reazioni in territorio sovietico alla supremazia atomica statunitense. Nelle pagine del primo volume, Casali mostra la base emotiva, sia del protagonista che della società sovietica, su cui si basa la struttura narrativa di K-11. Contrariamente al citato Cap, essendo libero nella sua genesi da un intento propagandistico, K-11 non ha vincoli entro cui mantenersi per presentare la propria dimensione, ma può anzi aprirsi ad una narrazione all’occorrenza emotivamente cruda e realistica.

Complice l’ottimo lavoro di Davide Gianfelice, autore dei disegni del primo volume, Casali riesce ad imprimere a Karl il giusto tocco di dramma interiore, presentando l’origine del suo tormento interiore ricreando con particolare intensità la Battaglia di Stalingrado. Volendo mantenere una lettura supereroistica, è il momento della sua genesi, almeno emotiva, quella perdita che lo rende predisposto ad accettare di aderire al progetto Zarloff.

Dal supersoldato al superindividuo

Casali, contrariamente alla tradizione supereroistica, non conferisce a K-11 un tono eroico o positivo, ma vuole dare un tono più concreto alle storie dei super, eliminando il loro elemento fondamentale: l’eroismo. In K-11, almeno sino al terzo volume, non ci sono eroi, solo uomini. Casali attinge ad una narrazione fantascientifica che ricorda alcuni personaggi dei comics supereroistici (come Cap o Hulk), ma rende l’aspetto scientifico più simile ad uno strumento con cui sostenere una trama che parla di emozioni, senso del dovere e disperazione.

Calare il concept di K-11 all’interno della società sovietica è stato un colpo di genio. L’etica della Madre Patria da servire, il concetto di sacrificio e il senso del dovere tipiche della propaganda sovietiche sono un’ottima base su cui imbastire il dramma personale di Karl, contrapponendolo ai segreti e ai piani meno nobili della ragion di Stato. La dinamica interpersonale instaurata tra i personaggi scaturisce in modo avvincente da queste ispirazioni, mette il lettore in condizione di percepire i dubbi e i sospetti di Karl partecipando alla sua ricerca di verità. Una verità, forse, che sarebbe meglio non scoprire del tutto.

Casali centellina con attenzione la sua storia, prima offre una nuova svolta emotiva della trama per poi sorprendere con una nuova rivelazione del progetto più ampio che anima K-11. Un delicato gioco di equilibri, in cui il progredire del progetto segreto di potenziamento di Karl coincide con un’evoluzione emotiva e di consapevolezza del protagonista. Nei primi tre volumi, infatti, Casali mostra un mutamento dell’animo di Karl, che si acuisce con il manifestarsi degli effetti del trattamento cui è sottoposto, dando vita ad un dualismo corpo/anima intrigante. Più Karl diventa potente grazie ai trattamenti, più la sua umanità sembra mutare, allontanandolo dalle caratteristiche che abbiamo inizialmente conosciuto.

È questa la bellezza di K-11. Pur partendo da un concept familiare, Casali riesce a sorprendere il lettore spingendosi in una nuova direzione, raccontando il mondo da una prospettiva diversa, senza retorica o eroi, ma mascherando dietro il racconto fantascientifico una storia fatta di uomini, in cui più la forza emergono fragilità e ricerca di un senso alla propria esistenza.

Potete addentrarvi nelle atmosfere di K-11 leggendo il primo volume della serie