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1984 di Jean-Christophe Derrien e Rémi Torregrossa, recensione: una distopia troppo attuale

1984 di Jean-Christophe Derrien e Rémi Torregrossa è l'adattamento sotto forma di graphic novel del celebre romanzo di George Orwell.

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a cura di Rossana Barbagallo

In sintesi

Jean-Christophe Derrien e Rémi Torregrossa riscrivono 1984 di George Orwell come un graphic novel, edito da Astra di Edizioni Star Comics.

1984 è la distopia di George Orwell scritta più di settant'anni fa, rimasta incisa tanto nella storia della letteratura quanto nella memoria collettiva, come fosse stata scolpita nella pietra. Il Grande Fratello, che tutti osserva e punisce, torna però a vigilare con il suo occhio minaccioso attraverso le pagine del graphic novel 1984 di Jean-Christophe Derrien e Rémi Torregrossa, che porta in vita le immagini di uno dei più celebri romanzi della storia e ne rinnova l’intramontabile memoria. Tra il grigiore di una Londra che vive costantemente sorvegliata e sotto la cappa di un’eterna guerra, Derrien e Torregrossa restituiscono fedelmente la bicromia di una dittatura che non ammette sfumature, in questo nuovo volume Astra di Star Comics. E ci ricordano quanto sia sempre attuale lo spettro del controllo totale.

La guerra è pace, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza

Nel 1984 il mondo è suddiviso in tre grandi continenti, Oceania, Eurasia ed Estasia. Chi vive in Oceania deve sottostare alle rigide leggi di una dittatura che prevede il costante controllo dei cittadini, attraverso telecamere, microfoni e una polizia militare pronta a emettere punizioni severe. Winston Smith è un cittadino di Oceania che vive a Londra, lavora per il Partito (l’unico esistente, dietro il governo del Grande Fratello) e per esso riscrive la storia cancellando o modificando i fatti del passato, inclusa la perenne guerra tra i tre continenti che probabilmente non si sta combattendo realmente. Ma Winston Smith detesta questa società totalitaria, dove qualsiasi pensiero differente da quello imposto viene represso duramente con la morte. E nel suo rifiuto verso il Grande Fratello, onnipotente incarnazione del Partito e unica entità da amare e venerare nonostante nessuno lo abbia mai visto, Winston compie il massimo atto di ribellione: si innamora di Julia, anche lei membro del Partito.

A ispirare George Orwell per il suo romanzo, nel 1948, sono state tanto le aberrazioni del regime comunista, soprattutto di stampo stalinista, quanto le ideologie dei fascismi in toto sorti soprattutto con il secondo conflitto mondiale. Controllo della popolazione e repressione; manipolazione delle informazioni; polizia militare; torture, deportazione e morte riservate ai dissidenti; istituzione di pratiche sociali “ritualistiche” alla stregua di veri e propri culti religiosi. Il suo 1984 è stato specchio e profezia: sulla superficie delle sue pagine si sono riflesse le crudeltà messe in atto dai regimi presenti all'epoca e altre, disumane (e disumanizzanti) pratiche governative sono state preconizzate. Ma 1984 non è oggi fuori tempo massimo e a dimostrarlo, l’omonimo graphic novel di Jean-Christophe Derrien e Rémi Torregrossa, adattamento a fumetti fedele al romanzo che pur conserva un proprio carattere.

Il 1984 di Jean-Christophe Derrien e Rémi Torregrossa

La pubblicazione Astra di Star Comics è consigliata sia a chi ha letto il celebre romanzo di Orwell, sia a quanti non digeriscono i classici della letteratura, trovando magari più godibili e accessibili i loro adattamenti. Il 1984 di Derrien e Torregrossa è una perfetta sintesi della distopia orwelliana non solo nel traslare in chiave fumettistica i momenti salienti delle vicende che coinvolgono il protagonista Winston Smith e la sua amata Julia; ma anche nel dare forma e colore all'atmosfera greve e ostile che si respira durante la lettura dell’intero romanzo originale. Le architetture brutaliste, imponenti e ripetitive; la ridondanza pressoché infinita di elementi identici tra loro quali i cubicoli negli uffici governativi; l’illustrazione di un contesto cittadino devastato e impoverito dai (presunti) bombardamenti di questo o quel nemico, a seconda del periodo.

Il tutto, attraverso linee pulite e geometriche che si scontrano con le deformità di questa società totalitaristica, trasmettendo l’enorme senso di straniamento che certamente doveva avere in mente lo stesso Orwell. Il turbamento dell’animo che rifiuta naturalmente il giogo di un controllo sistematico, reso visivamente in questo graphic novel grazie anche all’uso del colore: in una società dittatoriale dove tutto è estremizzato, solo bianco o solo nero, il 1984 di Jean-Christophe Derrien e Rémi Torregrossa lavora egregiamente su un’opprimente bicromia, spezzata di tanto in tanto solo nei momenti specifici che, se all'apparenza sembrano istanti di vita vissuta realmente e con passione, nascondono la verità di un’illusione, di un inganno costruito dal governo o da noi stessi.

Come dicevamo, inoltre, gli autori ci mettono del loro anche quando fanno capolino droni in volo sulla città o schermi tecnologici e ultra sottili: potrebbe essere questo il 1984 come avrebbe potuto immaginarlo Orwell al suo tempo, o forse è solo un diverso 2022 sotto mentite spoglie, d’altra parte chi sa con esattezza in quale anno si trova quando qualsiasi informazione viene costantemente manipolata? Lo stesso Winston Smith si chiede più d’una volta se l’anno in cui sta vivendo sia il 1984 o il 1985. Non è importante però dare un’esatta cifra all'epoca, quanto comprendere la portata di ciò che si svolge sotto ai propri occhi, sulla carta così così come nella realtà odierna (e se pensiamo di essere esenti da tali aberrazioni, basterebbe fare un salto con la mente alla Russia o alla Corea del Sud). La distopia rappresentata da Jean-Christophe Derrien e Rémi Torregrossa è perciò perfetta tanto nel suo soffocante grigiore quanto nell'inserimento di quegli sporadici elementi di tecnologia, che la rendono ancora più vicina a noi, più minacciosa e incombente che mai.

Abbasso il Grande Fratello!

Questo 1984 è più personale, quasi intimo, nonostante la spersonalizzazione, la disumanizzazione cui è sottoposta la popolazione. Questo, grazie probabilmente alla narrazione diaristica di Winston Smith: il pericoloso diario che il protagonista scrive segretamente nel romanzo di George Orwell e di cui l’autore ne riporta le pagine di tanto in tanto, rappresenta qui un punto di vista “privilegiato” sulla società e le vicende. Venendo meno la narrazione in terza persona, il lettore è totalmente addentro all'intollerabile vita di Smith: una mossa astuta da parte degli autori, che riescono così a condensare nell’arco di un graphic novel le paure, le debolezze, il costante senso di minaccia, i desideri e gli istinti umani di un individuo costretto a una schiavitù che non lascia i segni delle catene.

Il suo, come dicevamo, è un diario pericoloso. Solo l’aver scritto “Abbasso il Grande Fratello!” potrebbe essere motivo di arresto e “vaporizzazione” (leggi: “morte”), se il quaderno cadesse nelle mani della psicopolizia. Siamo ancora entro i confini di una distopia estrema, ma quanto possiamo dire di essere “al sicuro”, oggi, nella società occidentale, dal controllo cui Smith viene sottoposto in 1984? Se pensiamo ai temi della privacy costantemente in pericolo online; della manipolazione delle notizie attraverso fake news che si diffondono come tumori attraverso il web, anche da parte degli stessi organi governativi; della repressione verso gli individui appartenenti alla comunità LGBTQ+: siamo realmente lontani dal 1984 di Orwell?

Una distopia ancora oggi attualissima, riproposta in un adattamento sotto forma di graphic novel (non dimentichiamo che da 1984 è stato tratto anche un film diretto da Michael Radford con protagonisti John Hurt e Suzanna Hamilton, quest'ultima richiamata nell'aspetto della Julia a fumetti. Lo stesso V per Vendetta di Alan Moore è ispirato all'opera), che non solo suggeriamo di leggere: esortiamo fortemente a prendere in mano 1984 di Jean-Christophe Derrien e Rémi Torregrossa, interiorizzarlo attraverso le sue stranianti illustrazioni, e poi rileggerlo ancora, nonostante il bitter end, e non dimenticarlo mai più. Perché l’occhio di quel Grande Fratello dei totalitarismi del passato che campeggia minaccioso sulla copertina di questo volume Astra, potrebbe essere più vicino di quanto crediamo.

Voto Recensione di 1984 di Jean-Christophe Derrien e Rémi Torregrossa



Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • - La perfetta sintesi del romanzo orwelliano;

  • - Il grigiore e la ridondanza della dittatura, resi per immagini;

  • - Una narrazione diaristica più intima e personale;

  • - Una distopia attualissima, in un graphic novel reso ancor più attuale

Contro

  • - Nessuna nota da segnalare

Commento

La pubblicazione Astra di Star Comics è consigliata sia a chi ha letto il celebre romanzo di Orwell, sia a quanti non digeriscono i classici della letteratura, trovando magari più godibili e accessibili i loro adattamenti. Il 1984 di Derrien e Torregrossa è una perfetta sintesi della distopia orwelliana non solo nel traslare in chiave fumettistica i momenti salienti delle vicende che coinvolgono il protagonista Winston Smith e la sua amata Julia; ma anche nel dare forma e colore all'atmosfera greve e ostile che si respira durante la lettura dell’intero romanzo originale. Le architetture brutaliste, imponenti e ripetitive; la ridondanza pressoché infinita di elementi identici tra loro quali i cubicoli negli uffici governativi; l’illustrazione di un contesto cittadino devastato e impoverito dai (presunti) bombardamenti di questo o quel nemico, a seconda del periodo.

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Immagine di 1984 di Jean-Christophe Derrien e Rémi Torregrossa

1984 di Jean-Christophe Derrien e Rémi Torregrossa