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And just like that..., recensione del sequel di Sex and the City

And just like that... il sequel di Sex and The City è disponibile su Sky e on demand in streaming su NOW.

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Avatar di Lorenzo Quadrini

a cura di Lorenzo Quadrini

- @Tom's Hardware Italia

Pubblicato il 14/12/2021 alle 11:30
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And just like that... a new chapter of Sex and the City. La serie TV cult ritorna in televisione, dopo il flop del grande schermo (parliamo ovviamente del secondo lungometraggio, riuscito a far dimenticare in quanto a bruttezza addirittura il primo) e dopo un’attesa durata ben 11 anni.

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And just like that... addio Samantha

And just like that… vuole essere, nelle intenzioni e nei fatti di quanto visto per i primi due episodi, un prosieguo “naturale” della narrazione canonica di Sex and the City, pur se sprovvisto di uno dei personaggi più intriganti dell’intera produzione: Samantha. Sono noti i problemi di Kim Cattrall, sia con la sex comedy in parola, sia con le sue storiche colleghe. Inutile impelagarsi in gossip da rotocalco o in ricostruzioni tanto ardite quanto poco plausibili, quello che è certo è che Samantha non fa più parte del mondo di Sex and the City e che la sua assenza pesa moltissimo.

Questo buco emerge macroscopico, non soltanto per l’effetto nostalgia - per il quale la produzione sembra cercare di allontanarsi pur mantenendo delle fisiologiche strizzatine d’occhio - quanto per la zoppicante sceneggiatura ad esso collegata. La disinibita compagna di avventure di Carrie&Co, infatti, lascia l’America per Londra, e la spiegazione di questa “improvvisa” partenza risulta davvero raffazzonata (oltreché condita con una serie di frecciatine poco eleganti). Insomma, al netto della verità circa le discussioni attorno ai rapporti tra Cattrall, il cast e la produzione, sarebbe risultato più maturo e soddisfacente strutturare meglio questo elemento di trama, il quale non può essere cancellato con un colpo di spugna tanto goffo quanto maldestro.

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La trama di And just like that... cerca in tutti i modi comunque di affrancarsi dalla sua pesante eredità, senza però spingere per un vero e proprio reset. Da un lato quindi ci sono Carrie, Miranda e Charlotte (ed altri comprimari, ma vi invitiamo a non cercare troppo in rete per evitare pesanti spoiler) alle prese con le loro solite dinamiche amicali; dall’altro lato c’è la necessità di aggiornare le tre sodali ai tempi che corrono ed a tematiche più in linea non solo con il 2021 ma anche con l’età anagrafica del cast. I temi principali della narrazione toccano quindi la morte, l’invecchiamento, l’incapacità di adattarsi, la nostalgia oltreché alcuni argomenti più attuali quali l’orientamento di genere o il pregiudizio.

Chiaramente questa scelta, complice anche la necessità di dipingere le protagoniste con un tratto più serio e maturo, ha comportato un evidente traslazione dell’intera produzione da sex comedy a sex drama, sempre che si possa ancora parlare di “sex”. Tema questo ancora caldo all’interno di And just like that…, ma al tempo stesso molto più politicizzato e strumentalizzato di quanto non fosse nel periodo d’oro, segno evidente dei tempi che cambiano. Per evitare fraintendimenti: non sono necessariamente i tempi ad aver reso il sesso un argomento politico, quanto gli sceneggiatori incapaci di reggere il paragone ed approcciare il tema con attualità ma senza goffagine.

Risulta evidente, ed è qui il grosso cambio di passo rispetto a Sex and the City, che se la prima serie TV mostrava una precisa attitudine a rompere certe dinamiche televisive (uscendone però fresca e stimolante per le generazioni giovani dell’epoca), And just like that… ne è completamente incapace, seguendo un canovaccio di qualità ma più standardizzato.

And just like that... un buon inizio

Questi primi due episodi comunque riescono a tenere botta e, senza promettere di rivoluzionare gli schermi come successe oramai 20 anni fa, offrono uno spettacolo di buon intrattenimento. Va segnalato anche il merito di aver aggiornato le dinamiche interpersonali tra personaggi, i loro rapporti con il mondo che li circonda e più in generale un passo nostalgicamente diverso di quanto fatto nella produzione originale. And just like that... insomma è uno sguardo nuovo ad un trio nostalgico, un ammiccamento al fan di lungo corso ed un tendere la mano al nuovo che avanza.

Certo, rimane stravagante il cambio di registro, più serio e compassato, in una serie sempre molto sbarazzina. Gli argomenti sono più profondi e pesanti, ma non è obbligatorio affrontare l’invecchiamento o la paura della morte senza un sorriso sulla bocca (e le prime stagioni di Frankie e Grace ne sono la prova “vivente”).

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Il cast infine sembra a suo agio, magari non come in Sex and the City, eppure si vede che le protagoniste hanno accettato di buon grado sia il cambio di passo, che più in generale questa visione disillusa ma ugualmente tenace della vita nella New York del 2021. L’affiatamento è rimasto praticamente lo stesso, anche da parte dei comprimari e il livello di recitazione soddisferà anche il fan più accanito. Poco da dire sulle questioni più tecniche: And just like that… fa il compitino e certo fotografia o effetti speciali non sono mai stati il punto centrale della produzione (la quale comunque si distingue per i giusti tempi comici e drammatici e per un lavoro di “nascosto” molto solido).

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In conclusione

Le conclusioni circa questo revival di Sex and the City sono perlopiù positive. Innanzitutto preme ricordare che quanto scritto si basa sulle prime due puntate (disponibili in italiano questo sabato). Considerando l’importanza della trama in una serie TV come questa, qualsiasi critica più generale correrebbe il rischio di fidarsi di una scelta narrativa ancora troppo nebulosa (e sappiamo com’è finita con Cowboy Bebop, che tutto sommato non era partito così male come si è concluso).

Andando anche un po’ controcorrente si potrebbe dire che questa via di mezzo tra nostalgia e cambio di rotta, scegliendo da un lato di proseguire le avventure delle tre come se nulla fosse, dall’altro rompendo con gli stilemi classici della serie, sia una soluzione poco ottimale, non riuscendo né a innovare né a intrattenere i nostalgici. La qualità però è buona, gli spunti del racconto solidi, per cui vale sicuramente la visione.

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