Caput Mundi Imperium: la recensione della nuova Roma dei mostri

La Roma dei mostri torna nel suo oscuro splendore con Caput Mundi: Imperium, il nuovo capitolo della saga sovrannaturale di Editoriale Cosmo

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a cura di Manuel Enrico

Dopo una lunga attesa, alla scorsa edizione di Lucca Comics & Games è tornata in piena forma la Roma oscura e sovrannaturale di Caput Mundi con un volume che spinge la serie verso nuovi orizzonti, scuotendo alle radici l’ambientazione: Caput Mundi Imperium. Affidato alla grintosa sceneggiatura di Dario Sicchio, questo albo edito da Editoriale Cosmo ha lo scopo di riprendere i fili della narrazione interrotti al termine del secondo arco narrativo della serie, Caput Mundi: Nero.

Caput Mundi, la Roma che non ti aspetti

Caput Mundi, ricordiamolo, è un progetto molto più ampio di questo singolo albo. L’origine di questa serie è da ricercarsi in Pietro Battaglia, il vampiro creato da Roberto Recchioni, che è il primo dei mostri che vanno ad influenzare le cerchie dei poteri della Città Eterna. All’inizio, Recchioni utilizza questa figura per creare un universo in espansione in cui compaiono nuove figure, tutte legate ai canoni classici dei film dell’orrore (specialmente quelli della Hammer), riscrivendoli e adattandone la natura all’interno della vita romana.

Nel fare questa operazione, al fianco di Recchioni si sono fatti valere anche giovani autori. All’interno di questo promettente cerchio autorale figura anche Dario Sicchio, che ha preso le redini della storia alla fine del primo ciclo di storie (Caput Mundi: I Mostri di Roma), concentrandosi su una delle figure di spicco della serie, realizzando la seconda stagione (Caput Mundi: Nero).

In Nero, la nostra attenzione era focalizzata sul personaggio del licantropo romano, ritratto nella sua lotta per la sopravvivenza e per il controllo della mala capitolina. In questa miniserie, Nero ed Eva, un’altra dei mostri originali, sembrano figure vagamente eroiche, per quanto l’eroismo possa essere inserito nel loro contesto sociale. A farne le spese, è soprattutto Eva, che viene, in un certo senso privata, di parte del suo potere, o forse, leggendo Caput Mundi Imperium, dell’ultimo freno alla sua vera natura.

Caput Mundi: Imperium, il futuro della mala capitolina

L’elemento scatenante di Caput Mundi: Imperium è la comparsata televisiva di Eva. I mostri di Roma sono ora una realtà, il loro muoversi nell’ombra non è più possibile, e la scelta della donna di mostrarsi pubblicamente, raccontando la sua verità, diventa l’occasione per fare emergere un nuovo attore di questa complessa società: Imperium.

Società segreta intenzionata a sconfiggere i mostri romani, Imperium sembra in grado di arrivare ovunque, colpire senza pietà e sparire. Per degli esseri potenti ma abituati ad agire nell’ombra e non temere rivali, Imperium è un nemico letale, imprevedibile, ma soprattutto a conoscenza di aspetti dei mostri romani tali da poterli colpire in modo chirurgico.

E qui inizia una lotta non solo per il potere, ma anzitutto per la salvezza.

Caput Mundi: Imperium ha il merito di volersi presentare come una rivoluzione, all’interno della serie. Sin dalla prima serie, i mostri romani lasciavano al lettore la sensazione che dietro il loro approccio criminale alla vita capitolina fossero comunque loro i ‘buoni’, ammesso che in universo come Caput Mundi ci sia spazio per figure del genere.

Dario Sicchio, già in Caput Mundi: Nero, aveva iniziato ad incrinare questa sicurezza, ma con Caput Mundi Imperium distrugge definitivamente questa sensazione. Sicchio ottiene questo risultato continuando la narrazione con naturalezza, lavorando, come suo solito, sulla cura dei dettagli e su una gestione ragionata dei tempi narrativi, alternando momenti di costruzione del pathos a rivelazioni e colpi di scena ad effetto, per una lettura appassionante e dinamica.

L’anima dei protagonisti, finalmente, viene svelata in tutta la sua natura. Niente più dubbi o perplessità, Sicchio rivela finalmente il vero volto dei mostri romani, senza remore.

 Nero non è più la figura positiva del gruppo, ne è al contrario l’incarnazione più violenta e autentica, un boss costretto a scendere a patti con poteri più grandi di lui, lontano dal fulcro del proprio potere e costretto ad affrontare una minaccia che rischia di privarlo di tutto il suo potere. Sicchio lo mette con le spalle al muro, non risparmia nulla al licantropo romano, portandolo a far emergere la sua vera natura.

E nemmeno Eva è tratta meglio. Forte della sua bellezza, la donna ha perso questo suo potere durante Caput Mundi: Nero, ed ora deve affrontare il mondo in maniera differente. Questa sua sopraggiunta debolezza la rende, in un certo senso, più umana, ma non può più tenere a bada la parte oscura e ferina che alberga nella sua anima. Una condizione che diventa essenziale per lo sviluppo di Caput Mundi Imperium.

Della scrittura di Sicchio ho ammirato la sua capacità di inserire un contesto sovrannaturale all’interno di dinamiche quotidiane estremamente reali. Non è un caso che la condizione sofferente di Eva emerga in un talk show così simile a certi programmi che campano sulla pornografia del dolore, una nota dolente che Sicchio racchiude molto bene in un veloce dialogo tra Eva e una delle responsabili del talk. Caput Mundi parla di mostri, idealizzandone l’aspetto secondo icone ben note, ma questo non deve farci dimenticare che ci sono diversi modi di avere un lato mostruoso.

Come realizzare la Roma sovrannaturale

Caput Mundi Imperium ha un impatto notevole anche grazie al comparto visivo dell’albo.

I disegni di Lorenzo Magalotti sono l’interpretazione vincente della storia di Sicchio. Caput Mundi: Imperium necessitava di un interprete che sapesse cogliere sia il forte contesto emotivo, come nel caso di Eva, che la dinamicità di alcuni dei momenti più violenti della serie. Magalotti fa sua questa esigenza, soprattutto in fase di studio delle inquadrature e dei campi, creando situazioni in cui la tensione tra i personaggi, specialmente nei momenti meno violenti ma più empatici, è palpabile.

Merito anche della colorazione di Claudia Giulini. Dopo una vita editoriale in bianco e nero, il passaggio al colore in Caput Mundi Imperium rischiava di essere una sfida pericolosa. La Giulini mantiene una certa continuità con la precedente impostazione grazie ad un uso ragionato dell’illuminazione e dei neri, con sfumature e un contrasto cromatico convincente.

Marco Mastrazzo continua a realizzare le copertine della serie, d’impatto e vivide.

Il cambio di formato di Caput Mundi Imperium, passato dal bonellide tipico delle prime serie ad uno più americano, è una rivoluzione che rappresenta visivamente anche i mutamenti interni alla serie. Sicchio ha voluto dare una nuova direzione a Caput Mundi, ha chiuso alcune situazioni e ha aperto a futuri sviluppi, con oculatezza, non forzando la storia ma lasciando che si dipanasse con naturalezza.

Caput Mundi Imperium è la riconferma della validità della struttura narrativa della serie, capace di poter utilizzare ogni personaggio con il giusto ruolo e pronta ad allargarsi a nuove suggestioni. Se inizialmente i mostri erano solo romani, oramai è chiaro che anche fuori dalla Capitale ci siano entità pronte ad entrare in gioco. Dobbiamo solo aspettare che facciano le loro mosse, e vedere come Nero riuscirà a non perdere il controllo della Città Eterna.