Intervista a Pasquale Ruju: dal cinema indipendente a Dylan Dog e la "seconda giovinezza" di Tex Willer

Abbiamo intervistato Pasquale Ruju parlando di Dylan Dog, Tex Willer e dei retroscena del suo lavoro partendo dagli albori della carriera di uno dei pilastri della scena fumettistica (e non solo) italiana.

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a cura di Francesca Sirtori

Un nome, una garanzia: il cognome Ruju suona certamente come noto nel settore artistico e mediatico italiano, una fama tramandata di padre in figlio. Abbiamo incontrato proprio Pasquale Ruju  alla fiera dedicata a fumetti e cosplay tenutasi ad Alessandria lo scorso 14 e 15 settembre; la quarta edizione di ALEComics ha visto tra i suoi ospiti anche Pasquale Ruju, sceneggiatore, doppiatore e autore di diversi libri, l'ultimo dei quali è stato presentato proprio di recente a Torino. Abbiamo così avuto l'occasione di conoscere meglio i retroscena e gli albori della carriera di uno dei pilastri della scena fumettistica (e non solo) italiana.

E' un piacere poterla incontrare. Partiamo subito dall'inizio della sua carriera: come ha deciso  Pasquale Ruju di intraprendere un percorso professionale nel mondo dei fumetti?

È stata un’occasione particolare, ero destinato a fare architettura ma avevo passione per il cinema indipendente, per tanti anni ho fatto attore, doppiatore e regista. Poi mi è capitata all’improvviso un’occasione tramite un cortometraggio, all’epoca il responsabile della serie di Dylan Dog aveva visto uno dei mie corti e c’era stato un avvicinamento con la Bonelli che mi aveva chiesto di fare una prova scrivendo una storia proprio su questo personaggio. Non avevo parlato di lui, bensì del suo vicino di casa, che impazzisce progressivamente ed era piaciuto molto. Così per vent’anni ho scritto di Dylan Dog affiancandolo al mio vecchio mestiere, rappresentato dal doppiaggio soprattutto.

Quest'ultimo ha molto a che fare con la scrittura cinematografica, perché pochi sanno che il fumetto funziona come un film, prima si scrive la sceneggiatura e poi si passa al disegno, quindi questo lavoro mi è stato più facile grazie all’attività di regista indipendente. Da lì sono passato a Tex e da lì a oggi mi divido tra libri, graphic novel e il fumetto Bonelliano che è sempre casa a cui vogliamo bene.

Quale tra le tante è la storia che ricorda con più affetto?

Domanda difficilissima, ce ne sono tante. Sicuramente la prima perché c’era la passione di cominciare un'attività nuova, e ne ho scritte alcune a cui sono stato particolarmente legato. Poi l’ultima, che è quella di cui siamo sempre innamorati finché non si scrive la successiva.

Cosa attende Pasquale Ruju nel futuro?

Ora mi divido tra la scrittura di libri, con la quale esco ormai stabilmente con un libro all’anno, e dedicando il mio tempo a Tex (Willer, ndr), che è come una "seconda giovinezza". Mi diverto molto a scrivere questo fumetto classico, che da settant’anni è il più venduto in Italia, quindi siamo una squadra piccola ma agguerrita. Sto lavorando a sei storie di Tex contemporaneamente, un "Texone" alla francese, e altre storie inedite, ho finito da poco una graphic novel per Feltrinelli, Nuvole Nere, diversa come impostazione perché parla di nazisti ed è molto agganciata a quello che succede realmente nella Germania rurale di oggi. Mi sto dedicando anche a un libro, sto chiudendo una trilogia di un detective sui generis, Franco Zanna, che uscirà in primavera.

È più facile parlare con fumetti o altri generi?

I lettori sono lettori e quindi l’importante è intrattenere nel modo giusto, devo raccontare una storia e farlo bene da buon artigiano. Se poi attraverso questo riesco anche a trasmettere un messaggio positivo, ben venga.

Come percepisce il momento attuale che sta vivendo questo settore?

Il fumetto è in un momento in cui, per quanto tutti parlino di crisi, anche i numeri parlano da soli e lo smentiscono: in particolare il fumetto bonelliano ha dei numeri inverosimili rispetto ai libri. Sono sempre due media diversi per cui io credo che il fumetto riesca ad avere sempre un suo spazio. Il fumetto da libreria, ossia la cosiddeta graphic novel, sta vivendo un momento particolarmente felice, tant'è che le più grandi case editrici si stanno attrezzando per avere un settore a fumetti appositamente dedicato. C'è infatti una grande risposta da parte del pubblico, una risposta nuova perché in fondo siamo sempre stati abituati al fumetto da edicola, mentre quello da libreria è più costoso, si rivolge anche a un pubblico diverso.

Mi auguro però che le edicole rimangano e che arrivi questo messaggio al Governo, perché sono un motore di cultura e di civiltà, e solo grazie a questi luoghi possiamo leggere i giornali che non sono i titoli semplici trovati su Internet. Qui troviamo anche i fumetti, che continuano a fare grandi numeri, anche quelli italiani, dopo il Giappone ci siamo noi, vantiamo un grandissimo numero di lettori.

Edizione digitale o cartacea?

Il fumetto è cartaceo. Non hanno ancora inventato uno strumento in grado di restituire il piacere di leggere sulla carta. La letteratura comincia a essere anche digitale, ma rimane ancora inferiore a quella cartacea, anche in termini di vendite, siamo circa sotto il dieci percento.

Vestiamo i panni del Pasquale Ruju doppiatore, cosa ci racconta?

Ormai la mia carriera è minimale perché l'attività è diminuita man mano che l'impegno per i fumetti cresceva. Continuo però a fare qualche turno a Milano e Torino, è un mestiere che mi è sempre piaciuto e mi ha accompagnato per trent'anni. E' un lavoro un po' nascosto, un po' tecnico, ma continua a piacermi e finché posso continuo a farlo. Al momento sto facendo piccole cose, non avendo più accesso ai protagonisti come dieci o quindici anni fa.

Il personaggio rimasto nel cuore come doppiatore?

Ho fatto Rick, il protagonista di Sentieri, per vent'anni, quindi è quello che mi ha accompagnato più a lungo. Poi ne ho fatti tanti, tra cui William Schatner, il dragone ne I cavalieri dello Zodiaco e tutta una serie di personaggi che mi hanno accompagnato in un momento di grande passione per questo mestiere.

Cosa consiglia a chi vorrebbe diventare doppiatore?

Ha bisogno di fare un grosso lavoro di dizione e fare una scuola di recitazione, puntare al doppiaggio e poi una specializzazione nel lavoro dell'attore; senza aver fatto a monte un lavoro di questo tipo, non si hanno gli strumenti necessari del mestiere per padroneggiarlo correttamente.

E a chi desidera intraprendere il percorso di sceneggiatore?

Scrivere tanto e leggere tanto: non solo fumetti, ma anche libri. Bisogna acquisire la tecnica ed essere creativi al tempo stesso, assorbire le varie tecniche narrative e prendere spunto dalla sceneggiatura cinematografica, da cui il fumetto prende tanto. Io ho imparato anche sul set a fare cose come mettere una cinepresa; quando si è registi, sono compresi anche compiti di questo tipo e se si sa fare quello con criterio è già molto importante. Bisognerebbe poter fare un corso di cinema per trovarsi in situazioni vere con persone vere, per tornare poi al fumetto dove tutto lì costa allo stesso modo, dovendo "solo" disegnare e sceneggiare.

Videogiochi, cosa ne pensa?

Mi piacciono, ora gioco meno, ma c'è una grande industria creativa alle spalle e costituiscono una parte importante dell'entertainment. Affiancano stabilmente questo settore con cinema e ai fumetti; per noi sono fonte di suggestione e di nuove idee, li ammiro molto. Ci sono commistioni tra tutti questi mezzi e noi ci nutriamo di questi, con uno sbocco positivo.

Pasquale Ruju nella vita, cosa ama?

Sono onnivoro, viaggio spesso e cerco di trarne ispirazione. Sono stato a cavallo in Canada a Vancouver e ne ho tratto ispirazione, proprio come quando ho fatto immersione in Sardegna, sono uno spettatore onnivoro anche di cinema e serie. Purtroppo il problema è che non c'è mai tempo, soprattutto per leggere: una volta avevo uno scaffale piccolo di libri da leggere e uno scaffale grande di libri già letti, ora la situazione si è invertita.

Un'ultima domanda: un consiglio che vuole dare ai lettori e ai suoi fan.

Leggere: apparecchiarsi una tavola con tante portate. Che siano i videogiochi, i film, le serie televisive, i libri, e i fumetti. Perché scegliere solo un primo, un antipasto o un dolce? Prendiamo ogni piatto, ognuno ha il suo sapore.
Se volete conoscere qualcosa di più in merito alle ultime pubblicazioni di Pasquale Ruju, vi consigliamo il recente Nuvole Nere, Un caso come gli altri e Stagione di cenere.