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Decorum Volume 2, recensione: dei sintetici e assassini dal cuore d'oro

Decorum Volume 2: l'universo di Hickman e Huddleston stupisce e appassiona con questo secondo e conclusivo volume.

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a cura di Manuel Enrico

In sintesi

Decorum - Vol. 2 : l'universo di Hickman e Huddleston stupisce e appassiona

Trovarsi all’inizio dell’annata fumettistica e avere già la sensazione di trovarsi tra le mani una delle migliori pubblicazioni dell'intera annata può sembrare pericoloso, eppure dopo aver concluso la lettura di Decorum - Vol. 2, il nuovo fumetto sci-fi realizzato da Jonathan Hickman e Mike Huddleston,  l’impressione è proprio quella. Quando ci si addentra nella fantascienza a fumetti, è sempre complicato scegliere una quale delle tante atmosfere rendere la colonna della propria storia, potendo cimentarsi con affascinanti suggestioni che vanno dal cyberpunk al respiro epico, come visto con il recente Dune: Casa Atreides. Quando la scelta viene affidata a un creatore di mondi come Hickman, la sola certezza che il lettore può avere è che si ritroverà in un universo curato in ogni sfumatura, e il Decorum Volume 2 è la degna conferma di questo assioma.

Non che il primo capitolo delle avventure di Neha Nori Sodd non avesse già ribadito questo tipico tratto della narrativa di Hickman. Negli ultimi tempi il nome di Hickman è stato associato al mondo mutante di casa Marvel, considerato che si deve proprio all’autore americano il nuovo entusiasmante corso degli X-Men, avviatosi con Powers of X/House of X. Una vera e propria riscrittura del cosmo dei Figli dell’Atomo marveliani, che ha consentito nuovamente di apprezzare le doti di world builder di Hickman, limitate comunque dal doversi muovere all’interno di una continuity che sanciva dei limiti alla sua creatività. Barriere altresì inesistenti in Decorum, dove l’assoluta libertà di potersi cimentare in una vera e proprio cosmogonia ha consentito a Hickman di lanciarsi in una definizione sociale senza eguali.

Decorum Volume 2: l'incredibile universo di Hickman

Una possibilità che Hickman ha sfruttato al meglio, volgendo lo sguardo a due colonne della narrativa sci-fi: la space opera e la dicotomia dio/tecnologia. Dal primo genere, reso celebre da saghe come Il Ciclo delle Fondazioni, Dune o I Canti di Hyperion, Hickman ha appreso l’importanza di dare una definizione precisa al contesto sociale, formando un consesso civile che non sia semplice sfondo delle vicende dei suoi protagonisti, ma ne sia parte integrante ed elemento scatenante delle dinamiche interiori. Non è un caso che nel primo volume di Decorum si sia incontrate le strade di due personaggi profondamente diversi, la giovane Neah Nori Sodd, intenta a sbarcare il lunario in uno dei posti più pericolosi della galassia, e l’aristocratica Lady Imogen Smith-Morley, algida assassina della Sorellanza dell’Uomo, che diventerà una figura centrale per Nean. Due vite diverse, plasmate dalla diversità culturale di questa galassia frammentata, che vengono spinte l’una verso l’altra da un destino, quasi un volere divino.

E qui, subentra l’altro assioma narrativo che Hickman ha infuso al suo Decorum,  la presenza del divino viene inserita tramite la Chiesa della Singolarità, un culto professato da un civiltà robotica che si affanna per impedire la nascita di un essere che potrebbe condurre alla fine del proprio credo. L’araldo di questa teocrazia sintetica, Chi Ro Chi Ro Chi, rappresenta la speranza della Chiesa della Singolarità, un individuo focalizzato ciecamente, con fervore religioso, sulla propria missione. Una contraddizione in termini, se pensiamo che a rappresentare una sensazione fortemente umana, quale la fede, viene incaricata una forma di vita artificiale, solitamente associata nella tradizione della narrativa sci-fi a rappresentare il contrappunto di fredda logica alla più imprevedibili pulsioni umane.

Stupisce questa particolare visione del concetto di divinità in Decorum. La Chiesa della Singolarità è un culto strutturato, con una propria gerarchia e una propria branca missionaria, le cui basi affondano su una crasi tra il senso della fede (accettazione) e la necessità empirica di verifica scientificamente l’esistenza dell’oggetto della propria venerazione (il volto di Dio). Hickman vede in questo suo dio nascente non tanto un’origine della creazione, quanto una manifestazione tangibile della determinazione del divino, trasformando il dogma della fede in uno strumento narrativo che incarna il più tecnologico tema dell’evoluzione dell’intelligenza artificiale.

Non stupisce quindi che mentre seguiamo Chi Ro Chi Ro Chi nella propria missione sacra, vediamo emergere quelle che sono le crepe di una programmazione travestita da culto, che sembra incapace di comprendere il vero senso del divino, quell’accettazione acritica che non può venir vissuta da esseri sintetici in cerca di una risposta finale ai propri interrogativi. Come invece può fare la più fallace ma sensibile Neha Nori Sodd, che diviene con la sua anima pura nonostante le brutture sperimentate sulla propria pelle l’ago della bilancia di questa vicenda. Hickman non la trasforma in una eroina adamantina, ma valorizza con ironia e sensibilità la sua anima ingenua e innatamente votata alla ‘cosa giusta’ rendendola protagonista di dialoghi di spiccata umanità, il perno perfetto per portare un cambiamento che investe tutti i personaggi che le gravitano attorno.

Racconto intrigante e splendore visivo

Una complessità narrativa figlia di una narrazione che cerca con successo un equilibrio tra rapidità degli eventi e definizione dell’ambientazione. Come già accennato parlando del primo volume, Decorum ripresenta la rodata pratica di Hickman di fornire al lettore delle infografiche dalla bizzarra personalità che, con una intrigante semplicità stilistica, forniscono i necessari riferimenti per comprendere le vicende narrate.

Se nel primo capitolo abbiamo assistito alla presentazione dei personaggi, con una prima definizione del loro mondo interiore, il secondo volume di Decorum non solo ribadisce quanto precedentemente apprezzato, ma si spinge ulteriormente in una sperimentazione narrativa, con una ancor più apprezzabile sinergia tra racconto e rappresentazione.

Muovendosi con agilità tra le due linee narrative principali, l’addestramento di Neah Nori Sodd e la cerca di Chi Ro Chi Ro Chi, Hickman e Huddleston trovano una felice dinamica che esalta questo racconto sci-fi. La necessità di comprimere i tempi narrativi senza privare l’intreccio del dovuto spessore trova nell’ironia di Hickman e nella fantasiosa verve visiva di Huddleston un’identità variegata, fondata essenzialmente sulla mutevolezza della propria rappresentazione.

Ogni istante di Decorum sembra avere una propria personalità visiva, non solo dal punto di vista del tratto ma anche della gestione dei tempi narrativi della tavola, con Huddleston che si fa interprete vivo e sorprendente del tempo della trama. Una grammatica visiva di incredibile ricchezza, che Huddleston gestisce mirabilmente passando da ispirazioni all’opera di Toppi e alla visionarietà cosmica kirbyana arrivando ad ardite intuizioni che ricordano l’estro di de Chirico, dando vita a una lettura che risulta sorprendentemente organica nel suo trovare soluzioni sempre varie, miranti a dare personalità a ogni componente della narrazione.

saldaPress, con l’acquisizione di questo comics marchiato Image Comics, offre al mercato italiano una lettura di sci-fi che ampia la sua proposta di questo genere, già forte di titoli come Fear Agent o Firefly. Come il suo predecessore, Decorum Volume 2 viene presentato in un volume cartonato dalla grafica accattivante, realizzata da Sasha E Head, che interpreta al meglio la vis narrativa del duo autoriale. La scelta della carta consente di valorizzare al meglio i diversi approcci di colorazione delle tavole di Huddleston, offrendo sempre la giusta sensibilità cromatica.

L’annata fumettistica sarà sicuramente ancora prodiga di grandi proposte narrative ispirate alla fantascienza, ma possiamo già ragionevolmente supporre che Decorum sarà uno dei migliori titoli del genere da qui a fine anno.

Voto Recensione di Decorum Volume 2



Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • - Definizione dell'ambientazione impeccabile

  • - Huddleston è un magnifico interprete visivo

  • - Hickman si conferma un maestro del work building

Contro

  • - Non pervenuti

Commento

Muovendosi con agilità tra le due linee narrative principali, l’addestramento di Neah Nori Sodd e la cerca di Chi Ro Chi Ro Chi, Hickman e Huddleston trovano una felice dinamica che esalta questo racconto sci-fi. La necessità di comprimere i tempi narrativi senza privare l’intreccio del dovuto spessore trova nell’ironia di Hickman e nella fantasiosa verve visiva di Huddleston un’identità variegata, fondata essenzialmente sulla mutevolezza della propria rappresentazione. Ogni istante di Decorum sembra avere una propria personalità visiva

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