Dragonero - Il Ribelle 29: Il Luresindo, Alben ieri, oggi, domani

Dragonero - Il Ribelle 29: Il Luresindo si narra la vita di Alben tra presente e passato della continuity dragoneriana.

Avatar di Manuel Enrico

a cura di Manuel Enrico

Era necessaria una storia doppia per riuscire finalmente a scoprire qualcosa in più del passato di Alben. Sembra incredibile, se pensiamo a come il luresindo sia da sempre una delle figure più vicine a Ian Aranill, un ruolo quasi da mentore in alcuni passaggi, mentre in altri la sua sottile presunzione lo ha portato a esser quasi sfrontato nel celare i propri piani. Figura complessa, affascinante e insondabile che solo ora con la doppia storia Il passato di Alben e Dragonero - Il Ribelle 29: Il Luresindo abbiamo modo finalmente la possibilità di comprendere appieno.

La forza delle doppie storie, oltre a saggiare la tempre degli ansiosi lettori, è la possibilità di potere dare un respiro più ampio alla narrazione, consentendo agli autori di potersi cimentare con dei racconti che, pur inseriti all’interno di una continuity serrata come quella di Dragonero, si configurano come dei microcosmi. Un gioco di incastri in cui penne intraprendenti si avventurano nel creare meccanismi narrativi che si fondano su rapidi cambi di prospettiva, che siano da diversi personaggi o su differenti piani temporali, come nel caso del racconto di Vietti. Il passato di Alben e Il Luresindo sono le due anime di questo ritratto del vecchio brontolone, giocati con arguzia in modo speculare, sensazione che acuisce la percezione di trovarsi ad un articolato, appassionante racconto unico.

Dragonero - Il Ribelle 29: Il Luresindo, la vita di Alben tra presente e passato

In Dragonero - Il Ribelle 29: Il Luresindo, Vietti ha reso il presente il tempo dominante del racconto. Definire lo stato emotivo attuale di Alben era essenziale per aiutarci e empatizzare con il burbero mago, ci ha aiutato a comprendere quanto la sua vita sia stata costellata di sacrifici fatti in nome di una responsabilità che ben oltre i gesti e le frasi sarcastiche che spesso lo contraddistinguono, hanno una radice umorale profonda. Si evince un senso di ineluttabilità, la consapevolezza di un uomo che sente la fine della propria esistenza incombere e si appresta a mettere in ordine quanto più possibile della propria opera, finalizzando il proprio lascito. Da qui, la necessità di mostrare principalmente il presente, la lotta delle Spade di Giustizia contro il potere teocratico di Leario, dando sia maggior consistenza alla fase preparatoria dello scontro decisivo tra le due fazioni che una caratura di spessore al ruolo del singolo. In questo caso, del nostro Alben.

Una costruzione del racconto che sul finire de Il passato di Alben lasciava al passato il ruolo preminente, tanto che Il Luresindo inizia proprio ai tempi della giovinezza del mago, mostrandoci i suoi primi passi all’interno dell’Accademia. Momento formativo per un giovane uomo, che deve affrontare una ferita ancora aperta, la perdita tragica della propria famiglia, e al contempo accettare di avere un potere da gestire. Vietti si muove agilmente tra questi diversi spunti, orchestrando una serie di momenti in cui si vedono le possibili strade su cui avrebbe potuto incamminarsi Alben, che si ritrova a sentire le facili lusinghe del potere ma rimane ben saldo al suo animo fondamentalmente onesto, anche all’interno di un’organizzazione come quella dei luresindi, dove ogni azione viene analizzata in termini di risultato e di benefici. Un modus operandi che può sembrare lontano dalle tradizionali visioni degli eroi puri di cuore, ma non dimentichiamo che in Dragonero la purezza da eroe adamantino è merce rara, il fantasy bonelliano, specie nel periodo di Dragonero – Il Ribelle, ha mostrato una vena prossima al grimdark, in cui l’eroismo ha lasciato posto al ben più umano pragmatismo, alle scelte necessarie per quanto dolorose, perché non dimentichiamo che siamo pur sempre in una società divisa da un’aspra guerra civile.

Il Passato di Alben e Il Luresindo non dimenticano questa affinità alla continuity della serie, anzi se ne fanno pienamente interpreti rivestendo Alben di un ruolo estremamente affascinante, che forse comprenderemo appieno solo nei prossimi mesi. Vietti non si limita a raccontare una storia di Dragonero, ma ci regala il racconto di un uomo concreto e reale, offrendoci una storia che parla di scelte sofferte sopportate per un’intera esistenza e di un ultimo, disperato gesto di profondo affetto, un’ultima missione che racchiude nella sua riuscita un ultimo dono da parte di un vecchio combattente al nuovo mondo che spera di portare alla luce: speranza. Alben, negli ultimi mesi, è stato spesso al centro di scelte che ci son parse lontane dalla sua precedentemente ferrea disciplina, ma come tutti i protagonisti della saga ha anche lui dovuto sopportate le nefaste conseguenze della Guerra delle Regine Nere prima e dell’avvento di Leario poi, vedendo il proprio mondo svanire. Una simile esperienze spinge a rivedere le proprie posizioni, a fare pace con le proprie perplessità e a riconoscere, come ci insegna King, che ‘il mondo è andato avanti’.

Vietti sceglie quindi di donare ad Alben l’occasione di trovare pace nei propri tormenti interiori essendo al contempo parte di quel processo di creazione che dovrebbe nei prossimi mesi presentarci un nuovo Erondar. La saggezza con cui Alben orchestra questo suo piano non nasconde, infatti, una pulsione emotiva forte, autentica, una sorta di espiazione per una colpa mai pienamente metabolizzata che solo ora, alla fine del suo percorso, sembra finalmente trovare la sua occasione di riscatto. Con Il passato di Alben e Il Luresindo, Vietti sceglie di mostrarci il lascito di Alben, il suo dono all’Erondar che sarà. Ed è quasi poetico che questo sentore di fine del viaggio si concluda, in Il Luresindo, con un momento che racchiude invece la nascita della figura ‘magica’ di Alben, una scena che rafforza il senso di legacy del personaggio con il suo mondo.

Una storia di umana speranza

A dare supporto a Vietti in questa seconda parte del racconto dedicato ad Alben sono nuovamente Fabrizio Galliccia e Fabio Babich, chiamati a interpretare con il loro talento un’alternanza temporale scandita con una particolare lucidità. Vietti trova la giusta chiave per guidare il lettore attraverso il passaggio tra i due differenti piani temporali, trovando però nei due disegnatori due ottimi compagni di avventura, che ribadiscono l’ottimo lavoro svolto nel precedente albo. La differenza di tratto si sposa alla perfezione con la concezione narrativa del racconto diviso su diversi orizzonti temporali, che vede nella presenza di dettagli comuni tra i due tempi un legame narrativo ed emotivo ben interpretato da Babich e Gallizia, capaci di mantenere la propria identità artistica ma al contempo di mostrare evidenti riferimenti visivi che servono sia al lettore per orizzontarsi che a Vietti per motivare dal punto di vista narrativa l’alternanza tra presenza e passato.

Impagabile la copertina realizzata da Gianluca Pagliarani e Paolo Francescutto, che scelgono di rompere ogni indugio e mostrare ai lettori un’illustrazione dalla forte anima fantasy. Al netto del facile accostamento a note scene del cinema di genere, è da plaudere lo sforzo interpretativo di Pagliarani che regala una tavola capace di sfruttare con una particolare lungimiranza la verticalità dello spazio. Uno sviluppo slanciato che riesce comunque a mantenere una propria dinamica, fortemente circolare culminante nella figura di Alben, dominatore della scena. Risultato ottenuto guidando lo sguardo del lettore, che pur avendo Ian come figura di maggior volume nella parte periferica della tavola, non esita a identificare il più minuto luresindo al centro del campo visivo come il vero protagonista del momento.  Nuovamente doveroso apprezzamento alla perizia di Francescutto che rende l’ambientazione luciferina al meglio con una cromia prepotente negli spazi centrali e più oscura nell’approcciarsi ai margini della tavola, giocando con la luminosità su Ian decentrato.

Con Dragonero - Il Ribelle 29: Il Luresindo si chiude un magnifico racconto doppio, utile non solo alla continuity della saga ma anche alla meritata valorizzazione di una splendida figura di Dragonero.

Dall’ombra insorgiamo. Nel silenzio colpiamo.