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Dylan Dog 413: I padroni del nulla, recensione

Dylan Dog inizia un viaggio per comprare un clarinetto nuovo, ma questo lo condurrà in un’avventura che incrocia folclore, visioni e incubi.

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a cura di Massimo Costante

Senior Editor

In sintesi

Dylan Dog inizia un viaggio per comprare un clarinetto nuovo, ma questo lo condurrà in un’avventura che incrocia folclore, visioni e incubi.

Secondo voi, Dylan Dog è un musicista? Considerate le sue dubbie doti musicali e le sue performance col suo clarinetto, azzarderemmo dire un amatore, come lui stesso afferma in questo nuovo albo, I padroni del nulla, scritto e disegnato dal maestro Carlo Ambrosini. È incredibile cosa può accadere mentre l’inquilino di Craven Road inizia il suo viaggio proprio per sostituire il suo adorato clarinetto fatto a pezzi da Groucho…

Dylan Dog e i padroni del nulla

Non è la prima volta che il clarinetto del nostro Old Boy va in pezzi. Giusto per ricordare l’occasione più eclatante, proprio nella mitica prima avventura di Dylan Dog – L’alba dei morti viventi, lo strumento musicale che di solito suona Il Trillo del Diavolo (la celebre sonata scritta da Giuseppe Tartini), viene fatto addirittura esplodere nella trappola tesa a Xabaras per permettere a Dylan, Groucho e Sybil la fuga da Undead.

Ma torniamo subito alla nostra storia nuova di zecca, scritta e disegnata dal maestro Carlo Ambrosini.

Oltre a grandi classici di Dylan, magistralmente disegnati (qualcuno ha detto Il Lungo Addio?), in realtà, nella serie regolare, Ambrosini è stato poche volte autore dei testi e dei disegni contemporaneamente: Dietro il sipario (#97 del 1994), Il guardiano della memoria (#108 del 1995), Una nuova vita (#325 del 2013) e i più recenti Cronodramma (#365 del 2017) e Del tempo e delle altre illusioni (#395 del 2019). Tutte storie che si distinguono per introdurre tratti fortemente psicologici e dediti anche alla mitologia e, talvolta, alla filosofia. Dylan Dog - I padroni del nulla non fa eccezione, vi basterà dare un’occhiata ai disegni e poi leggere tutto d’un fiato la storia per capire che c’è lo zampino di Ambrosini. Anzi no, di Pulcinella.

L’avventura inizia con Dylan Dog che intraprende un viaggio poco fuori Londra per andare ad acquistare un nuovo clarinetto, dopo che Groucho furbescamente lo ha utilizzato come piede di porco per aprire la credenza. Ma dopo che anche lo scassatissimo Maggiolone gli gioca un brutto tiro, Dylan e Groucho sono costretti a chiedere l’aiuto di un tassista che li porta nel paese più vicino, dove dovrebbero trovare un carroattrezzi.

Una volta giunti sul posto, Dylan avverte un’atmosfera surreale, mistica che lo trasporta in un viaggio fatto da visioni e sogni, dove i protagonisti appartengono a una famiglia, che nel corso dei secoli, ha stretto un patto col demonio. Mito e realtà si fondono in un racconto dove Dylan è praticamente spettatore, dove morte e nascita sono legati sia dal mistero della vita, ma anche dalla battaglia dei pulcinella che vegliano sulla morte di un uomo legato dalla successiva nascita del nipote e dallo “scurnacchiato” (il demonio, appunto) qui nelle vesti di un Arlecchino. Il viaggio di Dylan prosegue esclusivamente attraverso le sue visioni, dopo aver incontrato Emma, la ragazza che guida il carroattrezzi in dolce attesa (!), che al contempo veglia sul padre morente. Ma l’intero cammino surreale è guidato dalla figura di Pulcinella che fa da Cicerone per tutta la durata della storia, fino a quando i nodi verranno al pettine, spiegando al lettore l’antica maledizione che ha colpito la famiglia di Emma.

Ma mentre il viaggio visionario prosegue, nella realtà alcuni fatti imprevisti prenderanno il sopravvento nel paese dove si trovano i nostri protagonisti, richiedendo anche l’arrivo insperato di Scotland Yard.

Dylan Dog tra arte, mito e folclore

Un albo in pieno stile “ambrosiniano” in ogni suo aspetto. La storia dai tratti prettamente onirici, al punto che inizialmente si fatica a capire gli stacchi dalla realtà, è affascinante ma potrebbe risultare confusa in alcuni passaggi, soprattutto è poco chiaro il ruolo del nostro indagatore, se non quello di spettatore. Poesie di Salvatore Quasimodo, citazioni sul mitico Frankenstein Junior di Mel Brooks e l’elemento chiave ricorrente di Pulcinella, richiama le opere di Giandomenico Tiepolo che hanno come protagonista proprio la famosa maschera campana, ritratta dal pittore con tutti gli elementi ricorrenti di quest’albo: giocosità, scherzo, amore, preghiera, morte, nascita e infine la maledizione.

Un albo profondo, complesso e forse troppo enigmatico – con diverse questioni irrisolte, che forse non godrà del pieno favore del pubblico, ma che resta fedele allo stile dell’autore. Di pari passo vanno le tavole, che riprendono lo stile da decadi riconoscibile di Ambrosini, tuttavia, stavolta, le scene non sembrano rese in modo ottimale, con tratti troppo astratti e imprecisi, che rendono anche irriconoscibile il nostro Dylan. La magnifica cover carnevalesca resa da Gigi Cavenago mette in scena Dylan e il male presente nella dimensione onirica immaginata da Ambrosini, escludendo curiosamente la figura di Pulcinella. Che sia lo stesso Dylan?

Siamo di fronte a un albo molto particolare, pregno dello stile dell’artista lombardo, come di consueto assolutamente fuori dagli schemi, con tratti psicologici e filosofici che ricordano anche un po’ la sua creatura di Napoleone, ma che non offre quella scintilla che incontrerebbe i gusti di tutti i lettori. Per la sua lettura, non vogliatemene per la scarsa originalità, ma vi consiglio di ascoltare proprio Il carnevale di Venezia di Niccolò Paganini e, ovviamente, il Trillo del diavolo (suonato però come si deve e non come farebbe qualcuno di nostra conoscenza).

Cari ritornanti e affezionati dei dintorni di Craven Road,

lunedì 1 febbraio alle ore 21:00 sul canale Twitch di Cultura Pop di Tom’s Hardware Italia, parleremo di Dylan Dog, dell’albo I padroni del nulla appena giunto in edicola, ma avremo con noi anche Andrea Cavaletto, autore di Dylan Dog e del nuovo Symposium Club, e il disegnatore Attila  Schwanz. Due ospiti d’eccezione con cui condividere ancora una volta incubi e passioni!

https://www.twitch.tv/culturapopita

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Voto Recensione di Dylan Dog #413 – I padroni del nulla



Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • - Un viaggio onirico e imprevedibile;

  • - Ricco di riferimenti artistici

Contro

  • - Tavole non sempre all’altezza dell’arte di Ambrosini;

  • - Storia con alcuni passaggi un po’ confusi

Commento

Dylan Dog – I padroni del nulla è un albo atipico, come ci si aspetterebbe dal suo unico autore (testi e disegni) Carlo Ambrosini. Un viaggio straordinario, onirico e inverosimile, con un Dylan spettatore di una storia fatta da intrighi, maledizioni, morte e vita, ma che non riesce a convincere in pieno. Sono presenti il caso, l’ironia e l’inverosimile, ma altri elementi che riescono a coinvolgere in pieno il lettore e a fare chiarezza su alcuni punti, restano confusi o mancanti. Il tratto “ambrosiniano” delle tavole è riconoscibilissimo, tuttavia questo non sempre è apprezzabile a causa di alcune scene non sempre riuscite che ritraggono il nostro indagatore. Un buon albo di intermezzo, forse non uno dei più riusciti, che però mette in gioco tutto ciò che avete sempre apprezzato del maestro lombardo.

Informazioni sul prodotto

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Dylan Dog #413 – I padroni del nulla