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Recensione

Assassin’s Creed Mirage | Recensione - Una canzone di sabbia e argilla

Assassin’s Creed Mirage è finalmente arrivato e possiamo parlarvene in maniera esaustiva in questa recensione dedicata.

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a cura di Ecleto Mucciacciuoli

Assassin’s Creed Mirage arriva per essere la promessa e il testamento futuro di un franchise. L’ultima fatica uscita dalla fucina creativa di casa Ubisoft si trova a fare la passerella su un terreno scricchiolante, anche se cerca di non farlo notare. Ora più che mai la nomea di Assassin’s Creed è contorta e deformata da una serie di alti e bassi. Da un lato ci sono i titoli immortali stealth puri della saga, mentre dall’altra parte abbiamo un’anima RPG cementata nel recente futuro. Entrambi rispecchiano una dualità incessante, impossibile da ammutolire nella mente di ciascun appassionato. Difficile abbandonare un gameplay cucito sull’onda dello stealth e delle tattiche nell’ombra, altresì innegabile rinunciare all’ariosità ventilata con fatica nelle opere recenti più ambiziose, almeno quantitativamente. 

Nell’eterno dibattito che divide da anni amanti e nostalgici del brand, Assassin’s Creed Mirage giunge in punta di piedi reclamando a squarcia gola di essere il vascello in grado di veicolare la passione del passato all’innovazione del presente. In uscita il 5 ottobre 2023 per PlayStation 5, PlayStation 4, Xbox One, Xbox Serie X/S, PC e iOS, il gioco promette di riaccendere quella fiamma, ormai sopita, che ci aveva fatto brillare gli occhi alla sola vista di un cappuccio bianco. Un’operazione di riconciliazione possibile tra passato e presente, o solo un ennesimo scivolone? Ondeggiamo ora tra la sabbia e l’argilla in questa recensione che (tranquilli) non conterrà spoiler oltre l’incipit. 

Il retaggio del passato

La mappatura genetica di Assassin’s Creed Mirage è un puzzle di colori che cerca di trovare il suo equilibrio cromatico. Etichettata come un’avventura dinamica con elementi stealth, l’opera cerca a più riprese di strizzare l’occhio a un pubblico innamorato di elementi ruolistici. Nell’analisi che verrà fatta qui di seguito, metterò spesso in ballo tale concetto, perché ci saranno diverse occasioni in cui il titolo Ubisoft cercherà di mescolare passato e presente. Se da un lato tali decisioni sono un goloso richiamo all’equilibrio ludico, dall’altro è anche onesto sottolineare che si percepisce della conflittualità. Perciò non discostiamo lo sguardo quando si tratta di definire l’intenzione e la ragion d’essere di Assassin’s Creed Mirage, perché la risposta ci aiuterebbe anche a tracciare la direzione del brand per il futuro. 

Partiamo da ciò che è noto a praticamente tutti. Siamo arrivati al tredicesimo capitolo di Assassin’s Creed, e molto probabilmente un brivido di nostalgia ha già fatto capolino sulla nostra schiena. L’opera scava nella storia del credo degli Assassini, dispensando piccoli rimandi a storie passate e strizzando l’occhio a chi conosce quasi religiosamente l’origine del mito ludico. Ci troviamo nella fiorente Baghdad del 861 d.C. e dobbiamo volgere il nostro sguardo nel fango e nell’argilla dei bassifondi. In prima pagina abbiamo una figura importante per la storia degli incappucciati: Basim. 

La morale di un ladro

La sua storia si intreccia con quella del credo e la sua identità viene marchiata a fuoco sugli ideali del gruppo tramandati. Sebbene sia vissuto ai margini della società imponente del tempo, praticamente vivendo alla giornata, il nostro protagonista vanta di un animo gentile e risoluto, oltre che da un’iniziale impeto quasi indomabile. La sua vita lo porterà ad essere un Maestro Assassino, ma porterà con sé alcune cicatrici di un passato tormentato e lacerato da traumi difficili da soffocare. Il suo temperamento verrà più volte limato dinanzi alle avversità e avrà come guida morale i giuramenti del credo, che indosserà come se fossero una seconda pelle.

Un eroe sicuramente atipico per origini, ma che emana un’aura di impavido eroismo e che trasmette un contagioso ottimismo. Dopo aver tratteggiato la sua figura nella vostra mente, occorre però dargli un contesto, no? Sebbene Assassin’s Creed Mirage sia ambientato in un’Era di estrema ricchezza, sia culturale che economica, per il califfato, la data di inizio degli eventi in gioco ci rimanda a un periodo tumultuoso e sinistro. Visto che mi ha oltremodo affascinato la cornice storica ove si svolgono gli eventi principali, mi sono andato a documentare sul periodo storico in esame, così da mostrarvi il ritratto più fedele possibile. Chiude gli occhi e immaginate con me. 

La sinfonia della “Città della pace”

Ci troviamo in un’epoca d’oro per il califfato. Baghdad è, senza mezzi termini, la capitale più evoluta del mondo conosciuto, nonché crocevia di sapere e benessere. A gestire questo potere di conoscenza smisurato è il califfato, ossia una forma di governo monarchica che segue rigidamente e religiosamente il verbo del profeta Maometto. Il potere è tutto nelle mani di una figura, il cosiddetto califfo, che abbraccia i dettami del profeta e ne incarna la sua massima espressione terrena. Nel particolare anno immaginario in cui si svolgono gli eventi di Assassin’s Creed Mirage, ci troviamo nella parentesi temporale denominata “Anarchia di Samarra”.

 Perché è importante tutto questo? Perché su tratta di un segmento storico macchiato dal caos interno e da una violenta lotta al potere. Alcuni califfi ottennero un potere smisurato e di quelle figure tanto venerate, rimasero solo gli inganni a reggerli sul trono. I personaggi politici all'interno del gioco non sono altro che marionette al servizio di un gruppo segreto di uomini, che cerca di giostrare con crudele egoismo le sorti di un popolo in forte ascesa. Tali trame tra le ombre faranno vacillare l’imperturbabilità del sistema politico. Il quadro storico ci aiuta a comprendere i fili invisibili che muovono la scacchiera tattica in Assassin’s Creed Mirage. 

Il crollo delle certezze

Gli Assassini si trovano in un momento delicato a combattere tra incudine e martello: devono allentare la morsa oppressiva del califfato sul popolo, ma altresì sono impegnati a smascherare le ombre sfuggenti che sfruttano il caos per servire un piano folle. Basim su questa scacchiera politica gioca un ruolo oltremodo fondamentale. Il suo fervore e l’innata astuzia che lo caratterizzano sono gli ingredienti unici che gli permetteranno di far crollare i burattini di questi nemici impalpabili. Sfortunatamente, l’evidente evoluzione psicologica di Basim non trova mai modo di raggiungere la sua meritata ascesa. Il nostro eroe ha, purtroppo, le ali tarpate da un narrativa inizialmente troppo frettolosa, che non permette al giocatore di metabolizzare con calma gli eventi ed empatizzare con la situazione mentale opprimente del protagonista. 

Gli elementi cardine che lo caratterizzano appaiono luminosi ed evidenti, ma manca quella parentesi iniziale pensata per creare contatto tra noi e Basim, egregiamente costruita in passato con altri protagonisti della serie. Ciò che abbiamo tra le mani è una figura cresciuta per vestire il costume da eroe, ma che fatica a fare breccia nel nostro cuore per come è stata data in pasto alla macchina degli eventi narrativi. Il ritmo, in tal senso, svilisce il lavoro fatto sulla caratterizzazione di Basim e premia un contesto ludico rodato per essere sistematicamente adrenalinico. Tuttavia, non è da bocciare in toto, poiché mantiene un’evoluzione personale costante e credibile. 

Una città moderna e colorata

Tutt’altra storia invece quando parliamo della Baghdad di Assassin’s Creed Mirage. Una città vibrante e seducente che, adornata di argilla, irrompe dinnanzi a noi in una veste apparentemente caotica e rumorosa. La sua eredità storica è però proprio nella sua essenza dinamica e variopinta, poiché rispecchia l’intreccio culturale che stava avvenendo in quegli anni proprio lì. Camminare per le sue strada ha un fascino innegabile. È facile lasciarsi incantare dai tessuti sgargianti per le strade, tendere l’orecchio a qualche canto solenne o rimanere impreparati dinanzi ai tramonti che ammantano le case. 

L’atmosfera rapisce per serenità e diversità, seconda solo a una ricostruzione storica ricercata e certosina. Da anni ormai marchio di fabbrica della serie Assassin’s Creed, non ricordo che sia mai stato frivolo un lavoro di ricostruzione ambientale. Si percepisce di stare al centro di un micro mondo in espansione, si avverte di far parte di un momento storico traboccante di creatività e non manca di lasciarsi trasportare dai suoi scorci. Questo vale, ovviamente, anche per le aree fuori dalle zone abitate, dove troneggiano deserti indomabili e giganteggiano manifestazioni naturali che ci fanno sentire piccolissimi. Manca, se volessimo migliorare ancor di più l’esperienza, ancora più anfratti segreti e leggendari in cui imbattersi, una volta abbandonate le mura della città.

Storie di argille e strade di fango

Ci sono punti di interesse e attività, ma affogano in un’area forse leggermente più vuota del necessario. Sul fronte ludico, purtroppo, Assassin’s Creed Mirage vive una situazione qualitativamente altalenante. Se da un lato si esulta per la qualità artistica ostentata, dall’altro si rimane amareggiati dall’uso che si è fatto degli spazi eretti. La mappa di gioco è disseminata di punti di interesse ma, come accade tristemente ormai da anni, non rendono onore all’ambientazione e finisco per non valorizzare quanto costruito. Ci sono tante attività secondarie da svolgere tra un impiego e l’altro, ma sono sempre legate a meccanismi ludici che già conosciamo e che sono indigesti alla lunga. 

Sono rare le missioni extra in grado di impreziosire la storia socio-culturale del luogo, che spesso si esprime meglio nei vari documenti disseminati sulla mappa. Manca un sistema di attività parallele in grado di sollevare il telo su una società che ha moltissime sfaccettature e che, invece, si trova ad averne lasciate diverse in penombra. La poliedricità creatività in moto in quegli anni a Baghdad poteva dare benzina a un ventaglio di storie curiose, surreali e anche travolgenti, ma invece si è optati per una narrazione ludica passiva, impigrita da un gameplay poco ambizioso. 

Nelle sabbie mobili del cambiamento

Il gameplay di Assassin’s Creed Mirage è paurosamente ancorato al passato e pericolosamente derivativo verso se stesso. Ciò non vuol dire che occorreva stravolgere tutto, perché tanti elementi sono stati ripresi con successo e ci sono richiami a meccaniche apprezzabili del passato. Ciò che sicuramente fa vacillare di più la valutazione di quest’opera in sede critica è la sua desertica originalità in termini di innovazione. Dopo Valhalla ci si aspettava un consapevole ritorno alla moderazione di contenuti in gioco, accompagnato da qualche scelta originale, che potesse svecchiare l’iter ludico ormai cadenzato del franchise.

Era il capitolo per osare, anche senza stravolgere, magari promuovendo nuove direzioni in ambito di game design, invece ci si è rinchiusi in una conchiglia creativa spessa e rassicurante. Ciò non toglie che quanto messo insieme sia armonioso. Cosa riprende Assassin’s Creed Mirage dagli capitoli passati o generi simili? Innanzitutto, il sistema stealth è stato ragionato vedendo il passato, ma si è optato per una semplificazione in fase di esecuzione. Ci sono molti più modi per valorizzare un approccio silenzioso come soluzione a una missione. 

Riciclare troppo

Potremmo usare una particolare moneta ottenibile completando missioni secondarie per assoldare mercenari, corrompere gruppi di persone o ottenere scontistiche varie. Si può sfruttare il caos dettato dalla situazione per creare diversivi, oppure sondare le lamentele della gente per soverchiare l’apparente quiete del momento. Gli approcci sono stimolanti ed intelligenti, quindi bisogna dire che se apprezzate questo stile avrete una buona varietà di soluzioni. 

Una meccanica che torna in auge è l’ausilio di un’aquila per analizzare complesse situazioni dall’alto e, quindi, tracciare un piano strategico attuabile, conoscendo la posizione di entrate, uscite e ronde nemiche. Talvolta tale approccio potrebbe essere essenziale nel caso di missioni stealth in zone tremendamente affollate o con una planimetria apparentemente criptica. Il sistema di combattimento a tratti mi ha ricordato i primi capitoli della saga, poiché ironicamente tanto punitivo e incline a valorizzare approcci più silenziosi. Purtroppo in questo caso si tratta di fumo negli occhi.

Una danza mono nota

È vero che lo stealth è ben curato ed incentivato, ma una volta appresso il ritmo del sistema di combattimento, il tutto risulta goffamente ripetitivo. Un nemico arriva e lampeggia di bianco? Parate e colpo critico. Un nemico lampeggia di rosso? Schivata direzionale e si ricomincia. Metteteci anche che i nemici non offrono neanche tutti questi stimoli sul fronte delle tecniche usate e il dado è tratto. Complice un’intelligenza artificiale che sembra far di tutto per rendere i nemici ridicoli e prevedibili, la magia del combattimento si rompe dopo poche ore di gioco, lasciando il fatto imprevedibilità solo al comparto stealth. Da sottolineare la presenza di piccoli bug grafici che non minano sensibilmente l’esperienza ludica, ma che di certo non garantiscono la continuità armoniosa offerta dal lato artistico, andando a tagliare le gambe a un gameplay già di per sé vecchio. 

Non se la passa benissimo neanche il comparto ruolistico invero, anche se marginale in Assassin’s Creed Mirage. In questo caso il team di sviluppo ha cercato di riesumare e accorciare quanto elaborato per Odyssey, semplificando all'osso molte cose. La differenza maggiore durante gli scontri la potrebbe fare giusto l’arma principale che può essere potenziata per migliorare i danni inflitti e, magari, ottenere bonus aggiuntivi. Quest’ultimi non hanno una declinazione tattica molto creativa e sono perlopiù un miglioramento del bonus primario dell’arma. 

Un combattimento (troppo) silenzioso

Potrete anche modificare abbigliamento per ottenere qualche miglioria marginale, ma il grosso del lavoro è comunque nelle mani dello sviluppo del vostro albero abilità. Dopo aver completato attività secondarie, principali e richieste d’aiuto extra, Basim potrà spendere punti abilità per migliorare alcuni aspetti del suo combattimento, come le sue performance da assassino, le sue doti curative o tecniche belliche. In questo caso è stato fatto un lavoro ben equilibrato e le scelte fatte per far progredire i vari rami degli stili hanno risvolti positivi sin da subito e migliorano sensibilmente la qualità del gameplay.

Nel mio caso specifico ho speso tanti punti sul lato stealth e inventario, così da perfezionare sensibilmente le serie di uccisioni silenziose e l’ampliamento della borsa. Tutto questo discorso però risente della fragilità dell’estrema semplificazione dei combattimenti, lasciando la più alta gratificazione all’approccio strategico. Il problema di tale disamina è che il gameplay ha una parte sostanziosa che quindi crolla per il mancato fattore sfida, capace di galvanizzare i giocatori più esperti e far ripensare alle proprie strategie i novizi. 

Caro utente, mi pento perché mi sono divertito

Al di là degli aspetti vitali del confronto critico tra passato e presente, mi ritaglio questo paragrafo per raccontare la mia esperienza da utente, scevra dall’analisi fatta prima. Assassin’s Creed Mirage è un gioco che riesce a trattenerti davanti allo schermo con la sua narrativa avvincente e riesce ad intrattenerti con i suoi paesaggi mozzafiato, tuttavia manca di profondità. Da anni gli Assassin’s Creed mi hanno fatto sognare per le leggende nascoste e riscritte al lavoro interno, che spesso hanno anche appannato gli altri problemi visibili. 

Avrei gradito una maggiore cura nei dettagli, specialmente in quelle parentesi narrative che volgono lo sguardo alla mito e al non detto. D’altronde per me le ballate epiche del credo degli Assassini sono delle melodiose menzogne edulcorate con un pizzico di follia creativa. Qui ho avvertito un cortocircuito in tal senso. Sul fronte ludico il gioco potrà sembrare a tratti vetusto, banale, quasi caparbio per certe scelte da sembrare recidivo, ma risulta essere una crasi coerente tra il passato e il presente del franchise. Volevo tanta esplorazione, ma non eccessivamente annacquata. Volevo elementi stealth, ma non ripetitivi. Volevo ariosità nella scelta del mio viaggio. Sono stato accontentato, ma serviva originalità per bucare lo schermo. 

Voto Recensione di Assassin's Creed Mirage


7.5

Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • Atmosfera ricca, vibrante con una ricostruzione storica affascinante

  • Ottimo approccio Stealth

  • Tante attività

  • Personaggi coinvolgenti…

  • Non troppo dispersivo come lo erano i predecessori

  • Gli antagonisti sono ben scritti

Contro

  • Il combattimento classico è banale

  • …che però faticano a farci empatizzare

  • Carente di originalità

  • Frivolezze legate al comparto tecnico

  • IA non all’altezza

Commento

Veleggiamo oltre la sabbia e giungiamo al verdetto di Assassin’s Creed Mirage. L’opera svolge il suo mero compito, senza mai osare troppo o promuovere zampillante originalità. Il tutto è però dipinto all’interno di una cornice storica ben studiata e armoniosa, intrisa dei sogni e della cultura di un popolo quasi cristallizzato nel tempo per quanto ben rappresentato. L’atmosfera è vibrante passo dopo passo tra le mura gonfie di argilla e una città che è sinonimo di conoscenza. Si avverte una meticolosa ricostruzione storica, che fotografa a colori vivaci uno scorcio di un mondo perduto e in ascesa. In questo crocevia di emozioni e creatività, si percepisce il caos che, come sabbie mobili, fa collassare silenziosamente  ed inesorabilmente il potere del califfato. A far frantumare questa magia è un comparto ludico anacronistico, incapace di reinventarsi e preferisce accontentarsi di cucire gli elementi vincenti di alcuni titoli passati. Manca, pertanto, il mordente che solo l’originalità in alcune meccaniche avrebbe potuto conferire. Le attività secondarie non saziano a dovere la sete di conoscenza del giocatore per quel mondo lontano e non risultano stimolanti alla lunga. Bug grafici e un’IA che non riesce a stare al passo con i tempi tagliano, tristemente, le gambe a un’atmosfera quasi da cartolina. Il gameplay, infine, sebbene sia sin da subito capace di trasportarvi nell’azione e sia alla portata di tutti, finisce per banalizzare tremendamente il combattimento fisico, facendo boccheggiare quello stealth, che ha l’onere di prendersi sulle spalle il gameplay. Un mondo comunque che riesce a stimolare il player per diverse ore, anche edulcorato dalla presenza di molti posti visitabili e consultabili. Il tutto si riassume in un gioco che doveva essere il vascello del franchise di una nuova Era, ma che finisce per essere un buon titolo senza sporcarsi le mani. Un vacuo miraggio delle sue stesse ambizioni.

Informazioni sul prodotto

Immagine di Assassin's Creed Mirage

Assassin's Creed Mirage