Giochi da tavolo e musica: le passioni di Marco Coti Zelati dei Lacuna Coil

Giochi da tavolo e musica, le due passioni più grandi di Marco Coti Zelati, bassista della band metal dei Lacuna Coil. Scopriamo che tipo di gamer è e cosa ne pensa del mondo del gioco in generale.

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a cura di Fabio Caliceti

Qualche settimana fa rubando un po' di tempo a Marco Coti Zelati, bassista storico della band metal Lacuna Coil che stava trascorrendo le vacanze nelle zone dell'appennino reggiano, e conoscendo la sua passione per i board game ci siamo incontrati e abbiamo cercato di esaminare con lui i vari aspetti legati al gioco da tavolo e alla socialità.

Ne è così nata una bella intervista assieme a Emanuele Canovi, vice presidente dell'associazione La Gilda dei Bardi - Tana dei Goblin Reggio Emilia, sul tema del gioco e di come questa passione sia importante per Marco.

Siamo qui con Marco Coti Zelati, per gli amici Maki, bassista dei Lacuna Coil.
Iniziamo con il chiedergli qual è il suo pensiero rispetto ai board game, al mondo ludico e di raccontarci cosa risiede nel suo "animo nerd". Come è nata questa passione e come riesci a conciliare il tuo lavoro di musicista con questa passione per i giochi da tavolo.

 Ciao a tutti! Iniziamo con una roba semplice: giocare a un board game sul tour bus è impossibile, perché sei sempre in movimento. Prova a metter giù un gioco qualunque e a rimanere, mentre stai andando in autostrada, a giocare a dadi. È un po’ un casino (risate). A parte gli scherzi, a me piace tantissimo giocare a tutti questi giochi anche grazie ad Emanuele, che praticamente fin da bambini mi proponeva “Dai, giochiamo a questo, giochiamo a quest’altro!” e da lì che è nata la mia passione.

Poi mi è sempre piaciuto dipingere e disegnare, anche se non sono assolutamente bravo come Emanuele, ma ci provo. Purtroppo, unire la musica con i board game è assai complesso, non ho mai abbastanza tempo libero. Magari devo iniziare a fare dei lavori di grafica, dobbiamo iniziare a fare il disco nuovo, dobbiamo partire per il tour, e con tutti questi impegni mi perdo e non ho mai un momento per intavolare una partita.

Anche perché se iniziassi a fare queste cose, poi non mollo più, perché c’è sempre stata la passione. Riesco a giocarci quando vengo qui in associazione, perché ci siete voi, che mi spronate a venire alla Gilda dei Bardi a giocare, che poi non vedo l’ora di provare giochi nuovi e a Milano non conosco molta gente appassionata di "questa roba".E poi c’è sempre il fattore gatti…

I gatti sono fondamentali, li vediamo sempre nei tuoi video… ovunque.

Sì, i gatti sono fondamentali ma in un gioco tipo Warhammer, quando tu sei lì che stai facendo la tua bella battaglia ed arriva Bonnie che distrugge tutto in due secondi tipo un "summon", sono decisamente deleteri! E allora tu metti via, fai da mangiare o accendi la Play Station che al massimo ci passa sopra e te la spegne..  è successo anche quello, eh!

Quest’anno, Marco e Cristina (Scabbia) sono diventati nostri soci onorari!

 Grazie Ragazzi!

 E' sempre un piacere ospitarvi ed è sempre un piacere giocare e coltivare insieme questa passione. E poi la cosa divertente che posso dire, è che il Marco che conosciamo come giocatore da tavolo e amico è lo stesso Marco che potete incontrare anche quando suona.

Sì, purtroppo è sempre quello! (risate)

Nel gioco, quando fai una partita con amici, il tuo spirito di competizione è forte?

 Onestamente, no. Non è uno spirito forte perché non avendo mai la possibilità di giocare, quando riesco, per me è sempre un piacere, e mi diverto. Come è capitato l’altra sera con Horse Fever gioco per divertirmi, non per vincere.

 Come hai vissuto la tua esperienza da noi, in Gilda? E con Horse Fever appunto?

La situazione alla Gilda è stata bellissima, perché avere uno spazio del genere a disposizione per trovarsi con dei ragazzi al posto di stare al bar a bere è bellissimo. Prima di tutto, perché c’è della connettività umana con altre persone, e non tramite il telefono o device, il ché è una cosa già fighissima. Secondo, avere a disposizione uno spazio così è quasi un miracolo, non è facile da ottenere e voi ce l’avete fatta, quindi tanto di cappello.

È proprio organizzata bene: quando entri dentro, tanta gente potrebbe vedere uno stanzone con un bagno, dei tavoli, e un muro di giochi, invece io l’ho vista proprio come la taverna dell’amico, dove tutti si ritrovano a giocare, ed è una cosa bella, veramente stupenda. Ragazzi fantastici, quelli che ho conosciuto. Per quanto riguarda la scoperta di Horse Fever, al primo impatto (a me piace tanto l’aspetto visivo), ho visto il tabellone: spettacolare, le carte bellissime e i disegni dei cavalli strepitosi.

Poi, il gioco in sé è bellissimo, perché ti diverti di più a fare il brutto ceffo durante il gioco, un po’ come si vede nei film, che a ottenere gli obiettivi finali, che sono poi gli ultimi cinque minuti di gioco. È stata una scoperta fantastica. E questo grazie alla Gilda, perché tu vai lì, vedi, provi dei giochi che, magari, di tuo non proveresti (come al Lucca Comics and Games, o in qualunque fiera, dove tu vedi questi tavoloni con migliaia di giochi da tavolo. Sei lì, vedi tutta sta gente seduta a giocare a "sti giochi", ma rimani lì, perché ce ne sono troppi, e non sai cosa fare). Da voi li guardi, hai la scelta magari fra due giochi nuovi, e dici “proviamo questo, oppure quello”, oppure li provi tutti e due e scopri che sono stupendi.

 Parlando di un’altra esperienza che hai avuto con noi l’anno scorso, con “Le case della follia”, ed essendo questo un gioco un po’ più originale, ambientato, con un’applicazione che gestisce le cose, quali sono state le tue sensazioni?

 Prima di tutto, sensazioni uniche davvero e puoi giocare anche da solo, parlando delle Case della Follia Seconda Edizione. Il gioco mi ha davvero coplito. Le miniature sono incredibili, bellissime, giocare con quelle invece che con i "classici" segnalini è davvero tutta un’altra storia.

Poi, il fatto di giocare ed avere il master sul computer è geniale. Ti gestisce tutto, ti velocizza il gioco, ti mostra delle immagini e delle musiche che fanno tanto. Poi, il fatto di poter giocare anche da solo, che sicuramente non è divertente come giocare in gruppo.. però se ami giocare e non hai "amici sotto mano" puoi farlo, ed è una cosa grandiosa. È un gioco bellissimo!

 Come è cambiato secondo te il panorama ludico, anche a livello di costume di persone nuove che si approcciano al gioco da tavolo piuttosto che al mondo fantastico o al giocare di ruolo eccetera, da vent'anni a questa parte?

 In questo caso, la vedo più da esterno, non avendo mai avuto la possibilità di esserci dentro a pieno e posso dire che, onestamente, non è cambiata tantissimo, ed è una cosa stupenda. Io da piccolo giocavo a pallone in cortile, tornavo a casa e giocavo ai lego, poi andavo a letto.  Adesso però al di fuori del mondo del "gioco" il ragazzo di quell'età mi sembra che si svegli la mattina e ha il cellulare in mano, al pomeriggio ha l’iPad in mano, o il computer o la play, la sera va a letto ancora con il cellulare in mano.

Io, andando a giocare a pallone, stavo in compagnia. Andavo in casa e giocando ai lego usando il cervello, l’ingegno e le mani, e poi andavo a letto. Questo è sicuramente cambiato tanto. Ma ai tempi, essendoci solo Risiko, Monopoli e altre due cose, quel "lato lì" dovevi farlo in compagnia.

E quello non è cambiato, e vedere che ci sono dei ragazzi che al posto di fare mattino cellulare, pomeriggio play e la sera cellulare fanno ancora il "gioco dell’oca", che adesso si chiama Arkham Horror, Le case della Follia o come vuoi, è stupendo. Il fatto che, adesso, ci sono ancora dei ragazzi (e non solo) che fanno i cosplayer e che in tanti considerano come roba da ragazzi, ma invece è una roba stupenda, perché si costruiscono abiti da soli, e li fanno da Dio, usando la testa, le mani e le loro abilità e vanno a queste manifestazioni dove hanno delle interazioni con altre persone è fondamentale.

Ci sono persone che non hanno la possibilità di fare tutte queste cose.. e poi magari arrivano a fare gesti sconsiderati ed addirittura a togliersi la vita  perché si sentono soli ed abbandonati.. quindi è una gran fortuna quella della condivisione sociale del mondo ludico.

In questi contesti, tu non vedrai mai risse e c’è un motivo. Tutti dicono “sono dei ragazzini, guardali: hanno vent'anni e si vestono ancora come dei pirla”. Queste sono le frasi delle persone che sono fuori da questo mondo, e vogliono fare le “adulte”. Intanto, queste persone invece sono felici, sprizzano gioia da tutti i pori mentre magari gli altri sono depressi dal mattino alla sera ed arrabbiati con il mondo. E questo non è mai cambiato, in vent'anni, anzi, è aumentato! In generale, anche a Milano, il mondo del gioco sta prendendo sempre più piede, ed è stupendo. Vuol dire che c’è sempre più gente che segue questo al posto di seguire il resto.

O magari li segue entrambi, però sempre usando la testa, perché la vita reale è sempre questa. Io mi auguro che vada avanti così, perché far questo (ad esempio dipingere miniature) richiede del tempo, della pazienza, della tecnica e della calma interiore (altrimenti ti viene una schifezza).

Sono perfettamente d’accordo con te. Infatti, il lato culturale e sociale della cosa è importantissimo. Ne parliamo sempre anche noi, ed è un po' anche lo scopo per cui è nata la Gilda dei Bardi: promuovere la cultura e la socialità.

In una realtà relativamente isolata come questa (montagna reggiana), cosa potrebbe fare un giovane senza queste iniziative? O vai giù a Reggio, o vai al bar a berti le tue cose. Noi facciamo lo stesso qui ma mangiamo il salame, e intanto stiamo giocando in compagnia.

Riallacciandomi al discorso fatto prima e citando uno psicologo con cui abbiamo avuto a che fare ad un evento, ci diceva che il gioco da tavolo è un “farmaco sano”, nel senso che non ci sono contro indicazioni e ha questa capacità di integrare la gente, quindi di toglierla da questa solitudine tecnologica che effettivamente ci sta catturando, la Gilda dei Bardi è nata anche per questo, per mettere insieme ragazzi, per farli divertire e per fargli usare il cervello! Perché è quello che, soprattutto al giorno d’oggi, serve tanto.