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Il Confine 7: Chi non ha paura?, segreti e rivelazioni

Il Confine: Chi non ha paura?, settimo capitolo della serie di Mauro Uzzoe e Giovanni Masi, lascia emergere nuovi segreti della vicenda

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a cura di Manuel Enrico

In sintesi

Il Confine: Chi non ha paura?, settimo capitolo della serie di Mauro Uzzoe e Giovanni Masi, lascia emergere nuovi segreti della vicenda

Un titolo, è più di una semplice chiave di lettura per comprendere al meglio una storia. Il Confine: Chi non ha paura?, settimo capitolo della saga bonelliana creata da Mauro Uzzeo e Giovanni Masi, vuole essere la conferma di questo assioma, non se ne fa solo perfetta incarnazione, ma lo trasforma in una colonna portante degli eventi di questo episodio. All’interno di una trama come quella de Il Confine, a esser onesti, la paura è una costante, ma non è quel panico da horror movie basato sulla cruenta spettacolarizzazione dell’orrore, è una nota graffiante in sottofondo, serpeggiante e paziente, che si prende ogni istante necessario per avvelenare l’animo dei protagonisti.

Non solo delle vittime o dei loro parenti, ma di ogni attore di questa tragedia. Perché la paura è una sensazione personale, ognuno la vive a modo proprio, tra chi la subisce e chi invece ne viene guidato, sino a commettere errori fatali. In Il Confine: Chi non ha paura? è questa presenza a diventare il motore di una serie di eventi apparentemente minori, rispetto alla trama orizzontale della serie, ma che in un’ottica umana sono segnali importanti per comprendere scampoli di verità nascosti nella vita di questa comunità dal passato torbido. Una promessa mantenuta, possiamo dirlo con tranquillità, visto che Uzzeo e Masi, durante un’intervista, ci avevano confidato la loro passione per la narrativa di maestri come Lynch, di cui dimostrano di non avere solo colto il gusto narrativo, ma di averne compreso anche i dogmi visivi, rielaborandoli secondo uno stile proprio, personale.

Il Confine: Chi non ha paura?, la verità è una maledizione

Giocare su un sottile filo narrativo come quello del Confine non è certo semplice. Detective story o thriller paranormale? Orrore disumano o ferocia umana? Il confine, nomen omen, è tutto in questo caso, nessuna delle due o entrambe. Il Confine: Chi non ha paura? è la quintessenza della complessità di dover gestire questi diversi tratti della storia, che da racconto di una tragedia con al centro un gruppo di ragazzi innocenti si è pian piano aperto a un racconto più complesso, tinto di diverse sfumature, capace di passare con apparente disinvoltura dal realismo degli atteggiamenti giovanili, ritratti con una spettacolare e cruda quotidianità nel quinto volume Quella notte di dicembre, alla costruzione di un proprio folklore, centrale negli eventi alla base della saga.

Chi non ha paura? si fa interprete di questi presupposti, li raccoglie per farsi voce di un contesto narrativo e sociale che inizia a far emergere la propria natura, andando oltre le piccole ipocrisie che hanno fatto da contrappunto alla trama di Uzzeo e Masi. Il ritrovamento dei corpi dei ragazzi, evento che potrebbe concludere l’indagine di Laura Denti e dare risposte ai genitori disperati, diventa al contrario un elemento dissonante, non è più una straziante fine del dramma per le famiglie, ma si profila come l’ennesimo enigma di un mistero insondabile. Centrale, in quest’ottica, il contrasto tra la Denti e il suo capo, due punti di vista diversi che arrivano a un insanabile contrasto durante una conferenza stampa in cui il palpabile clima di sfiducia tra istituzioni e popolazione non tarda a manifestarsi, nuovamente.

A dare il ritmo a questo capitolo del Confine non è solamente la paura, forze motrice di reazioni improvvise e leva su cui operano attori ancora ignoti, ma anche il sovrannaturale, elemento su cui i due autori hanno costruito un intero folklore per il loro paesino di montagna. La particolarità de Il Confine è l’aver utilizzato questo aspetto come scintilla vitale di una religione ibrida, celebrata in luoghi abitualmente associati alla celebrazione religiosa che diventano altari di un credo locale, segreto e i cui dogmi sono gelosamente custoditi. Una religione che ha le sue regole, con le sue contrapposizioni e che affonda le sue radici nel passato del paesino, come visto nei precedenti capitoli.

Non paghi di avere messo in moto questo complesso meccanismo, Uzzeo e Masi creano un secondo tipo di fede, quella che anima Antoine, il suo rapporto con la natura. Se nei precedenti episodi questa sua affinità era considerata una peculiarità sul piano investigativo per ritrovare i ragazzi scomparsi, in Il Confine: Chi non ha paura? suscita una sensazione differente, vibrante. Difficile non trovare una sinergia tra la convinzione di Antoine che gli eventi in corso abbiano già ferito la natura del luogo e l’immagine della montagna innevata su cui campeggiano tre solchi, come un’artigliata ferina che sia manifestazione fisica della sofferenza della natura locale.

Un capitolo centrale nella serie

Leggere Il Confine: Chi non ha paura? riconferma la complessa dialettica della narrativa di Uzzeo e Masi, che fanno propri i linguaggi di diversi generi, come thriller e racconto sovrannaturale, dando vita a una nuova dimensione narrativa che ne sia una sintesi pura e coesa, avvolgendo il lettore in un’atmosfera unica e inconfondibile. Merito anche di un cast artistico capace di farsi interprete delle complesse dinamiche ordite dai due autori, che per Il Confine: Chi non ha paura? mostra il talento di Emanuele Contarini e Bruno Cannucciari, all’opera in uno dei momenti più intensi della serie.

I due disegnatori colgono le tensioni emotive dei personaggi con un racconto visivo impeccabile, fatto di espressioni rivelatrici e posture che esasperano l’interiorità di queste anime oppresse dalla situazione, valorizzando piccoli vezzi gestuali o affidandosi a pose quotidiane. In Il Confine da sempre si utilizza con particolare attenzione il linguaggio corporeo come specchio di una vitalità complessa e autentica, una consuetudine che Cannucciari e Contarini preservano nelle loro tavole, cogliendo i personaggi nella loro naturalezza.

Centrale, ad esempio, il momento di domestica sincerità in cui una famiglia ringrazia di non esser tra quelle che piangono una scomparsa, dando vita a una sequenza visiva che, se privata dei balloon che veicolano le parole dei personaggi, manterrebbe la propria potenza emotiva grazie al perfetto ritratto delle posture di questa famiglia.  Un impianto visivo impreziosito dalla colorazione di Adele Matera, che avvolge le tavole di Cannucciari e Contarini con una valorizzazione cromatica che esalta il contesto emotivo dei disegni, ampliando la sinergia di tutte le componenti narrative de Il Confine.

Come per i precedenti volumi, anche in Il Confine: Chi non ha paura? abbiamo una cura editoriale impeccabile, che seguendo una tradizione mutuata dalla serialità televisiva ci presente un recap e un’anticipazione tramite alcune vignette. Ad esser particolarmente gradito è il familiare comparto di extra, che consente di assistere idealmente al procedimento creativo di una serie complessa e ricca di sfumature. L’unica pecca de Il Confine è la tempistica di uscita, dilatata negli ultimi tempi per varie contingenze, che spinge a una rilettura dei precedenti volumi per esser sicuri di non perdersi nessun dettaglio di una serie dai toni unici e dal grande fascino.

Voto Recensione di Il Confine 7: Chi non ha paura?



Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • - Continuity della serie perfettamente rispettata

  • - La trama della serie si arricchisce di nuovi misteri

  • - Emotività dei personaggi perfettamente sviluppata

  • - Disegni suggestivi

  • - Cura editoriale impeccabile

Contro

  • - Non pervenuti

Commento

Leggere Il Confine: Chi non ha paura? riconferma la complessa dialettica della narrativa di Uzzeo e Masi, che fanno propri i linguaggi di diversi generi, come thriller e racconto sovrannaturale, dando vita a una nuova dimensione narrativa che ne sia una sintesi pura e coesa, avvolgendo il lettore in un’atmosfera unica e inconfondibile. Merito anche di un cast artistico capace di farsi interprete delle complesse dinamiche ordite dai due autori, che per Il Confine: Chi non ha paura? mostra il talento di Emanuele Contarini e Bruno Cannucciari all’opera in uno dei momenti più intensi della serie.

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