Intervista a Pierfrancesco Favino: "Realizzare un noir di qualità è possibile"

Abbiamo intervistato Pierfrancesco Favino in occasione dell'uscita del suo film, L'ultima notte di Amore, in sala dal 9 marzo.

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a cura di Luca Carbonaro

Dopo aver interpretato in maniera camaleontica personaggi del calibro di Tommaso Buscetta e Bettino Craxi, per citarne alcuni, Pierfrancesco Favino torna in sala calandosi nei panni di un personaggio ordinario: Franco Amore, poliziotto prossimo alla pensione dopo 35 anni di onorata carriera. Dal suo nome il titolo del film L'ultima notte di Amore, presentato fuori concorso alla Berlinale ed è proprio in occasione della sua uscita che abbiamo avuto modo di parlare, in esclusiva ai microfoni di Cultura Pop, con Pierfrancesco Favino.

Intervista a Pierfrancesco Favino

L'ultima notte di Amore. In breve, senza fare spoiler, perchè i lettori di Cultura Pop dovrebbero andare al cinema a vederlo? Per me è un film che merita la sala

Perchè vi chiamate così (ride). Più pop di questo c'è poco, si tratta di un thriller e di un grande film d'intrattenimento girato in pellicola. Ci sono sequenze girate in elicottero e non col drone, pochissimi effetti digitali e tanti effetti dal vivo. Una dimostrazione del fatto che quando si fa un film per il pubblico alla fine il pubblico ci sta ed era propria l'intenzione mia e di Andrea di Stefano sin dall'inizio. Volevamo fare un film per far sì che il pubblico stesse seduto in sala, non per vanti personali. Dai risultati in sala e dalle opinioni della critica sembra proprio che ci siamo riusciti, quindi siamo molto contenti e come hai detto tu questo film merita di essere visto al cinema per tanti motivi. Uno di questi è che non puoi mettere pausa. 

Quando hai letto per la prima volta la sceneggiatura quale è stato l'elemento che ti ha attratto di più e ti ha fatto capire che questo film poteva essere un successo?

Il fatto che mi dava fastidio se mi arrivavano dei messaggi quando stavo leggendo e mi dava fastidio se avevo voglia di andare in bagno. Molto banalmente era la promessa del fatto che se avessimo fatto questo film con la giusta ambizione e in un certo modo poteva essere un qualcosa di bello da vedere, un'avventura emozionante e divertente. Noi facciamo un pò fatica a fidarci del fatto che il cinema italiano riesca a fare questa cosa però nelle nostre ambizioni c'era proprio questo e quello che sta succedendo è che il pubblico se ne sta accorgendo. Dobbiamo scavallare quella sfiducia che c'è inizialmente, ma una volta che si va in sala il pubblico rimane sorpreso. Dico purtroppo sorpreso perchè mi piacerebbe non fosse così ma qualcuno deve pure iniziare, quindi speriamo di esserci riusciti noi.

Sei stato un attore camaleontico nel corso degli anni, ma questa volta ti sei calato nei panni di un personaggio ordinario. Che tipo di registro linguistico e fisico hai dovuto cambiare e come è stato il rapporto con gli altri colleghi? Perchè penso il film abbai funzionato proprio per via della sua coralità

Un bel film è proprio fatto di questo. Se tu esci dalla sala dicendo bravo lui o brava lei, oppure bella la fotografia e la musica è interessante, vuol dire che il film nella sua totalità non ti ha preso. A me non interessa primeggiare anche perchè forse ne ho già avuta l'occasione e sono molto felice del fatto che tu sottolinei le performance di Antonio, di Linda, di Francesco Di Leva, anche di tutti gli attori cinesi che ci sono dentro. Soprattutto in un film di qualità qualsiasi nota stonata sarebbe veramente forte, invece il fatto che sia veramente un film d'insieme rappresenta la garanzia del fatto che siamo riusciti a farlo. Probabilmente è molto più difficile interpretare un uomo comune rispetto a un uomo celebre piuttosto che un uomo conosciuto dal resto del mondo perchè comunque c'è una memoria collettiva di quegli uomini che resiste a te. Riuscire a fare un uomo comune, senza giudicarlo e senza attaccarci sopra il proprio giudizio forse è la cosa più complicata. Penso che Franco Amore dovrebbe essere in sala mentre il film va avanti. Franco è il tipico poliziotto che tu incontri quando vai a mettere il timbro sul passaporto, non è un eroe alla Bruce Willis. E se fosse quel tipo di eroe forse quella storia non ti interesserebbe molto, invece il fatto che lo faccia un Pierfrancesco Favino di turno vuol dire che può fallire e quindi rappresenta un aspetto più intrigante per un thriller.

Volevo parlare con te dell'inquadratura finale, molto ambigua. Ci sono stati dei finali alternativi in mente, come spesso accade in questi frangenti, o Andrea Di Stefano ha sempre avuto in mente il finale visto in sala?

Come spesso accade, mentre si gira un film poi si inizia a fare un altro film. Questo perchè la vita del girato di un film inizia a cambiare la tua visione rispetto alla storia che hai scritto. In questo caso la sceneggiatura, curata interamente da Andrea Di Stefano, è proprio un orologio svizzero. Abbiamo girato finali alternativi e alla fine Andrea ha deciso di lasciare il finale visto al cinema per consentire al pubblico la possibilità di gestire da solo la sua vicenda. Non penso sia un finale ambiguo, ma non è nemmeno un finale aperto. Detesto quando al cinema fanno queste cose, mi fa sempre incavolare da morire. Comunque andrà, non potrà mai essere un finale aperto. Non dico altro per non fare spoiler. 

Pensi che questo film possa fare da apripista ad altri filoni del genere? Ti piacerebbe partecipare ad altri spaghetti noir, polar, magari anche in formato televisivo?

Mi sto tenendo stretto il cinema. Non so se possa essere l'inizio di un filone, ma credo che i filoni siano abbastanza sterili. Se però c'è una dimostrazione che questo film può dare è che se si fanno i film con alta professionalità e dedizione, senza raccontarsi balle quando lo si promuove, vuol dire che siamo sulla strada giusta. Andare al cinema non è un obbligo e non è un dovere, non può esserlo. Il pubblico lo sa quando il film è fatto in un modo o in un altro. Penso si debba avere ambizione e accompagnarla con estrema professionalità e serietà. Poi sai, fare un film non ha mai una logica matematica. 

Dove vedere L'ultima notte di Amore

Il film è in sala dal 9 marzo ed è distribuito da Vision Distribution. Si tratta della terza opera diretta da Andrea Di Stefano dopo Escobar e The Informer.