Libia: Oscar Ink racconta la crisi libica che non conosciamo

Con Libia, Oscar Ink Mondadori ci invita a conoscere la verità dietro una crisi sociale che opprime una popolazione intera

Avatar di Manuel Enrico

a cura di Manuel Enrico

Può un medium come il fumetto essere un modo maturo per trattare temi complessi e forti, che colpiscono duramente coscienze e cuori dei lettori? Nonostante permangano ancora voci contrarie a questa potenza narrativa del fumetto, esistono opere come Maus, March o Kobane Calling che sono segnali evidenti di quanto anche il mondo delle nuvole parlanti sia un perfetto strumento di analisi della società e della storia contemporanea. A ribadire questo aspetto del medium fumetto è un volume di Oscar Ink Mondadori, Libia.

Il volume della collana di Mondadori non è un’opera semplice, ma si presenta come una finestra diversa su un tema molto complesso e da anni al centro di una feroce lotta sociale e politica che sembra avere dimenticato un aspetto centrale: le persone. Eppure, sono proprie le persone al centro delle tanto odiate rotte degli scafisti, sono le persone che fuggono da situazioni che pensiamo di conoscere, ma che son il più delle volte delle sofisticazioni ad hoc per imporre un pensiero politico. In una simile congiuntura, un volume come Libia non è solo una lettura diversa, ma necessaria.

Libia, viaggio in una nazione disperata

A firmare questo ottimo esempio di graphic journalism sono due nomi che potrebbe risultare poco noti, ma che hanno svolto un lavoro continuo e onesto nel cercare di raccontare la situazione libica.

Francesca Mannocchi è una giornalista d’assalto, di quelle che non hanno paura di scontrarsi con verità scomode pur di raccontare il mondo per com’è realmente. La sua missione la ha portata a confrontarsi con scomode realtà, per fornire una visione pulita e umana della quotidianità, scevra di strumentalizzazioni. Un approccio alla verità che spesso viene dimenticato, ma che alla Mannocchi ha fruttato meritati riconoscimenti per il suo impegno nel portare alla luce gli elementi necessari per avere un’opinione ragionata e priva di preconcetti.

Libia si basa proprio su questa sete di verità di Francesca Mannocchi. Attraverso un viaggio della giornalista nella Libia di oggi, ci viene presentata una realtà sociale che noi europei non abbiamo modo di conoscere. Attraverso i sei brevi reportage presenti in Libia ci viene raccontata una nazione diversa da quella che conosciamo, soprattutto negli occhi dei sui abitanti, invitandoci a prendere coscienza di quanto siano colpevoli gli stessi europei che oggi vorrebbero isolare la Libia.

La Mannocchi non cerca di puntare il dito contro qualcuno, non vuole uno schieramento volto a demonizzare politici o figure oscure. Il suo scopo è quello di raccontare la crisi libica vista dall’altro lato del Mediterraneo, presentata dalle parole di chi vive in questa nazione allo sbando, governata dai signori della guerra locale e resa un inferno da interessi europei che hanno concorso a rendere questa popolazione disperata e sottomessa ad una classe dirigente violenta e oppressiva.

Dalle ombre della dittatura di Gheddaffi sino all'intervento armato europeo, un viaggio nelle macerie di una nazione preda di una lotta del più forte, in cui contano solo armi e dominio economico, con un continuo sfruttamento della disperazione, che diventa quasi un'eredità tra generazioni.

Anche la figura degli scafisti viene presentata priva degli artifici imposti dalla stampa occidentale, ma descritta per ciò che è realmente, disperati tra i disperati, mostrando la verità dietro questa tratta disumana che ammorba il Mediterraneo.

Graphic journalism, alla scoperta di una tragedia attuale

I sei racconti contenuti in Libia non solo offrono, attraverso la vita dei cittadini incontrati dalla Mannocchi, un ritratto della quotidianità dei libici, ma serve come monito agli europei a non dimenticare la loro responsabilità nella situazione attuale della Libia. Che non è solo scafisti e guerra, ma anche difficoltà a poter accedere al proprio denaro, dolore nel vedere generazioni di giovani uccisi da continue guerre intestine e lotte per il potere.

Particolarmente convincente è l’impianto visivo di Libia, realizzato da Gianluca Costantini.

Costantini riesce a creare un impianto narrativo unico, privo di una gabbia ma libero di creare un insieme di immagini che coglie in pieno le tensioni raccontate dalla Mannocchi, lasciando spazio a dettagli che si intrecciano ad immagini più coinvolgenti, in cui le didascalie si inseriscono con delicatezza, portatrici di un dialogo tra realtà e lettore che viene esaltato dai disegni di Costantini. Interessante scelte, considerata la quantità esigua di dialoghi tra i personaggi, che lasciano spazio ad una narrazione visiva coinvolgente, capace di colpire duramente il lettore con una realtà che finalmente viene raccontata in modo sincero, senza artifici.

Con Libia, Oscar Ink ha scelto di mantenere fede al suo impegno nell’offrire ai propri lettori storie a fumetti che siano capaci di lasciare una ricchezza interiore che consenta di andare oltre i limiti imposti da società e credo politici, offrendo gli strumenti necessari per maturare una coscienza critica individuale, primo passo verso una società diversa.