I visionari che rivoluzionarono il cinema: Light and Magic, recensione

Light and Magic è una serie che parla sia agli amanti di Star Wars che del cinema stesso, toccando la storia del mezzo in più punti.

Avatar di Nicholas Massa

a cura di Nicholas Massa

È inutile negarlo, la Industrial Light and Magic è un’istituzione nell’ambito cinematografico, e l’idea di costruire una serie tv in cui vengono approfondite le dinamiche dietro alla sua nascita e sviluppo resta affascinante sotto moltissimi punti di vista. Quando si nomina una compagnia del genere non ci si limita a parlare semplicemente di un gruppo di persone che hanno lavorato a film leggendari, ma a veri e propri innovatori della materia cinematografica stessa. L’attenzione nell’approfondire le radici di quest’azienda apre la strada a una marea di approfondimenti di settore, estremamente tecnici, che hanno influito enormemente sul cinema come lo conosciamo e come lo abbiamo conosciuto. Questo 27 luglio quindi, su Disney Plus, ci attende non soltanto un vero e proprio viaggio nel tempo, ma nella storia stessa del mezzo cinema e di tutti i passi in avanti che ha compiuto negli ultimi 40 anni. 

Il tutto si sviluppa in una docuserie in sei episodi che parte raccontando i primi germogli della leggendaria azienda di effetti speciali suddetta, con l’apporto di interventi autorevoli, di filmati di repertorio provenienti direttamente dai lavori che hanno compiuto negli anni, e di una marea di citazioni e curiosità che faranno sicuramente battere il cuore a tutti gli amanti del cinema. 

Light and Magic: un gruppo leggendario 

Siamo nel 1979 e il cinema verte in una situazione, almeno dal punto di vista degli effetti speciali, che dai nostri giorni sembra lontana anni luce. I mezzi a disposizione non sono moltissimi e il settore stesso sembra abbastanza cieco e sordo verso il silenzioso cambiamento che si sta approcciando all’orizzonte. George Lucas, regista tornato sulla bocca di tutti per il suo ultimo film American Graffiti, sta cercando di realizzare qualcosa che in molti gli anno respinto per svariate ragioni, una di queste è da ricollegarsi al discorso suddetto. Il suo non è un semplice obiettivo però, si tratta piuttosto di un sogno e di un bisogno artistico, così decide di rimboccarsi le maniche cercando altre vie. Investendo parte dei ricavati di American Graffiti costruì quindi un primordiale team composto da artisti, ingegneri e studenti universitari, con l’idea di realizzare qualcosa che avesse superato tutte le possibilità espressive di quel periodo storico. Fra questi salta fuori il nome di John Dykstra, all’epoca assistente di Douglas Trumbull (celebre per il suo apporto a 2001: Odissea nello spazio), e guida di questo neo gruppo di giovani impegnati a cambiare la storia del cinema. 

Nel 1977 il loro duro lavoro e sudore darà vita a uno dei film più famosi di sempre: Star Wars (potete acquistarlo su Amazon). Light and Magic quindi parte proprio da questo primissimo periodo facendo intervenire, nel presente, parte di coloro che vi presero piede, raccontando attraverso anche immagini di repertorio l’enorme successo che ebbe il film, e l’impatto mondiale che ebbe il lavoro del suddetto team. Con i progetti verso L’impero colpisce ancora abbiamo la prima considerevole svolta, seguita dalla fondazione ufficiale del gruppo, successivamente nominato Industrial Light and Magic. Il team riconfermato non era lo stesso ma manteneva a grandi linee i nomi dei primi artisti più noti, aprendo la strada a tutto quello che verrà in seguito. Da ciò si sviluppa la narrazione alla base di Light and Magic, raccontando il viaggio di questa azienda all’interno dei meandri di un nuovo tipo di cinema pronto a sperimentare sempre di più, lasciandosi alle spalle i fasti tecnici di un periodo in cui tutto veniva reso più complicato. 

Non solo, la serie attraverso le vicissitudini dell’azienda stessa getta le basi di un resoconto tecnico e relativamente accurato in cui viene centralizzata una particolare evoluzione del medium stesso. Con approfondimenti che affrontano periodi distinti della storia del cinema, parlando quindi di stop-motion, degli effetti speciali più tradizionali e dell’avvento della computer grafica. Tutto ciò con l’apporto di nomi quali: George Lucas, Steven Spielberg, Ron Howard, James Cameron, Ken Ralston, Richard Edlund, Dennis Muren, Phil Tippett, Steve Gawley e molti altri.

Testimonianza e progresso

Come scritto anche sopra uno dei valori più grandi di Light and Magic risiede nel modo in cui affronta specifici momenti storici del mezzo cinema. Ogni intervista rappresenta non soltanto una testimonianza diretta del progresso avvenuto, ma un vero e proprio sguardo diretto su un tipo di film che sembra lontano anni luce. La serie però va anche oltre, entrando direttamente negli studi in cui lavoravano gli artisti della ILM, mostrandoli all’opera e presentandone carriera e biografia nel dettaglio. Vederli mentre lavorano a qualche modellino, o progredire coi mezzi a disposizione è affascinante nella visione d’insieme del settore, ed offre sicuramente spunti interessanti approfondendo dinamiche oggi anche obsolete.

Parlando di dettagli, Light and Magic non si risparmia affatto da questo punto di vista, con episodi che superano tranquillamente la cinquantina di minuti, pregni di un’amore verso il cinema quasi tangibile. Non si parla soltanto dei film cui quest’azienda lavorò o delle collaborazioni che fecero con i grandi registi del momento, ma soprattutto degli sforzi, singoli e di gruppo, che fecero passo passo, cercando d’innovarsi sempre più, di volta in volta. Questo resta uno degli elementi più affascinanti della serie stessa, in un viaggio che parla direttamente all’appassionato servendosi comunque di un linguaggio facilmente comprensibile da tutti.

Un sogno che diventa tangibile 

Si deve comunque e sempre ritornare a George Lucas per comprendere il cuore di Light and Magic e la visione principale alla base degli eventi raccontati. Il suo apporto è stato ovviamente sempre centrale, plasmando l’ombra di una figura sempre presente in qualche modo, e pronta a sostenere i suoi artisti, cercando di ispirarne le possibilità creative verso i suoi stessi obiettivi. A lui si deve questa spinta verso la modernità che ad oggi sembra scontata, ripercorrendo quindi anche i passi principali della sua carriera, coadiuvato da quelli che erano i suoi amici e colleghi. Così questa docuserie si apre davanti agli spettatori offrendo un vero e proprio spaccato storico quasi tangibile, a tratti nostalgico ma comunque fondamentale per comprendere non soltanto le potenzialità creative del cinema stesso, ma tutte le possibilità che potrebbero ancora essere rintracciate al suo interno, proprio come avvenne allora.

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