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L'Orda: gli incubi dell'anima

L'orda, quando i nostri incubi diventano un'ossessione

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a cura di Manuel Enrico

In sintesi

L'orda, quando i nostri incubi diventano un'ossessione

Utilizzare l’orrore per raccontare l’animo umano è una tentazione particolarmente forte. Che si tratti di utilizzarlo per evidenziare brutture sociali, come accaduto con il lovecraftiano Miskatonic, o affidarsi a una narrativa più concreta e popolare sullo stile di Murder Ballads, trovare il giusto equilibrio tra ritratto psicologico e suggestioni orrorifiche non è semplice. Eppure, questa sfida non ha spaventato Marguerite Bennet, che ha visto proprio in questa sinergia la chiave di lettura del suo L’Orda, toccante e inquietante storia pubblicata in Italia da Edizioni BD. A dare indizio di quanto questo racconto sia caratterizzato da una narrativa opprimente e dai tratti grotteschi, basterebbe segnalare che oltreoceano è stata presentata da AfterShock Comics, etichetta che si è contraddistinta per una selezione di storie dai torni particolarmente graffianti, come American Monster, o Animosity, serie creata proprio da Marguerite Bennet, edita in Italia da saldaPress.

La Bennet sceglie proprio l’horror, o meglio le sue potenzialità, per dare vita a una storia profondamente umana, che indaga nelle difficoltà dei rapporti familiari e nelle recriminazioni per le strade non percorse.

L'Orda, gli incubi che vivono in noi

In primis, la critica sembra andare verso l’ossessione del possesso, una piaga emotiva intima che estrania dal resto del mondo, privando chi ne soffre della possibilità di vivere pienamente i rapporti con gli altri. Parlando con The Hollywood Reporte, Marguerite Bennet aveva espresso chiaramente il suo punto di vista:

“Credo che i mali del mondo siano tutti nati dal trattare le persone come oggetti. Anche in questo ritratto grezzo di melodramma familiare, questo è il fulcro di tutta la sofferenza, della frenesia, della follia, da cui scaturisce anche il climax emotivo. Astratta dalla tragedia della malattia mentale, è la volontaria disumanizzazione degli esseri umani”

La preminenza dell’oggetto, visto come corrispettivo fisico di una delusione, è centrale nella narrazione de L’Orda. La storia di Marguerite Bennett, partendo da questo presupposto, sviluppa un intenso dramma familiare, che anima una storia di rimpianti e recriminazioni, che vedo in una morte l’elemento scatenate di questa vicenda.

Alla morte del padre, Ruby Ando, si ritrova a dover gestire forzatamente i rapporti con Mia, la madre da cui si era allontanata con il padre anni prima. Donna dal carattere volitivo e legata morbosamente alla propria vita idealizzata, Mia ha sempre detestato la figlia, rea ai suoi occhi di aver sconvolto la sua altrimenti perfetta vita, costringendola a rinunciare ai suoi sogni e privandola dell’amore esclusivo del marito. Un odio che culmina con la distruzione involontaria di una preziosa bambola di porcellana, a cui Mia reagisce aggredendo fisicamente la piccola Ruby, spingendo il marito ad abbandonarla pur di proteggere la figlia.

Anni dopo, con il decesso del padre, Ruby è costretta a tornare nella sua casa d’infanzia, dove la madre vive ancora. All’interno della villetta, la donna ha costruito una prigione emotiva fatta di oggetti datati conservati gelosamente, memorie perenni delle sue aspirazioni infrante e dei rimpianti delle occasioni perdute. A Ruby, per volontà paterna, spetta il compito di costringere la donna a disfarsi di gran parte di questa massa di cianfrusaglie, condizione inderogabile affinché la donna possa rimanere nell’abitazione.

Tra Mia e Ruby emerge subito un rapporto astioso, fatto di rabbia e di separazione. Se la giovane pare voler rinfacciare alla madre l’aver preferito i suoi oggetti all’amore per la figlia, Mia, che rifiuta sdegnosamente di farsi chiamare ‘mamma’, vede in Ruby l’incarnazione di tutto ciò che nella sua vita non si è mai realizzato. Ad ogni tentativo di Ruby di eliminare un pezzo dell’angosciante collezione di detriti del passato, Mia si oppone ricordandone l’origine e l’importanza, non mancando di far emergere lo sdegno nei confronti della figlia. un’accusa che la donna palesa alla figlia:

“Ogni cosa qui è perfetta. Un ricordo perfetto in ogni singolo oggetto, da cui non voglio separarmi. Perché li amo, e amo ciò che sono stata… prima che nascessi tu. Li considero i miei figli”

Marguerite Bennet non si limita a rendere Mia un personaggio odioso. Le sue battute al vetriolo e l’atteggiamento spiccatamente possessivo nei confronti dei suoi oggetti la caratterizzano come l’elemento oscuro de L’Orda, ma è quando subentra l’elemento orrorifico, sovrannaturale, che anche Mia si rivela una vittima.

Odio, rimpianti e rimorsi

L’orda a cui fa riferimento il titolo, infatti, è la personificazione dei rimpianti della donna, il suo sofferente mondo interiore, scaturito da una vita vissuta sempre alla ricerca di un’approvazione, che la ha spinta a crearsi una visione differente di empatia e familia, un mondo perfetto la cui mancata realizzazione ha trovato sfogo in una patologia che, infine, ha portato Mia ad allontanarsi dai suoi affetti.

Con L’Orda, Marguerite Bennet riesce a trovare una felice sinergia tra il racconto emotivo di questa angosciosa interiorità, tramite una sentita interpretazione grafica di Leila Leiz. Nella prima parte de L’Orda, è apprezzabile la costruzione delle tavole, semplice ma capace di veicolare graficamente il rapporto astiosa tra le protagoniste, tramite una comunicazione corporea sottile ma evidente. Dove la Leiz eccelle è nella creazione dei mostri della parte onirica, in cui oggetti di uso comune assumono mostruose sembianze che, pur preservandone la natura quotidiana, evidenziano una mostruosità palpabile, ulteriormente valorizzata dalla colorazione di Guy Major.

Edizioni BD pubblica L’Orda in un volume cartonato semplice, che premia il lavoro di disegnatrice e colorista con una carta che valorizza il loro operato, dando al lettore la possibilità di scoprire il lavoro preparatorio della Leiz grazie a una ricca galleria di extra in cui sono raccolti i suoi bozzetti.

Voto Recensione di L'Orda



Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • - Storia emotivamente ricca - Personaggi ben concepiti - Visivamente affascinante

Contro

  • - Non pervenuti

Commento

La preminenza del possesso visto come corrispettivo fisico di una delusione, è centrale nella narrazione de L’Orda. La storia di Marguerite Bennett, partendo da questo presupposto, sviluppa un intenso dramma familiare, che anima una storia di rimpianti e recriminazioni, che vedo in una morte l’elemento scatenate di questa vicenda.

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