The Offering, recensione: un horror "intelligente ma non si applica"

Dal 23 febbraio arriva in sala The Offering, esordio di Oliver Park. Un horror che cerca di essere diverso, ma resta bloccato dalle ombre.

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a cura di Livia Soreca

Nonostante la comodità dello streaming, l'esperienza guardare un film dell'orrore al cinema ha da sempre tutto un altro sapore. Immagini inquietanti avvolte dal buio, suoni raccapriccianti a tutto volume... E la paura di voltarsi e di notare uno strano ghigno sul volto del vostro vicino di poltrona. Che sia anche il caso di The Offering? Il film horror scritto da Hank Hoffman e diretto dall'esordiente Oliver Park arriva nelle sale italiane il 23 febbraio 2023.

Prodotto negli Stati Uniti e girato in Bulgaria, il nuovo prodotto di Millennium Media e Nu Boyana Film Studios è tratto da un racconto dello stesso Hoffman, scritto insieme a Johnatan Yunger. Spicca la firma del compositore Christopher Young, che vede una grande fama nel panorama cinematografico e televisivo dell'orrore: Nightmare on Elm Street 2, The Grudge, Sinister, Pet Semetary e tanto altro. Se si vuole dare una risposta alla domanda inziale, per capire se The Offering valga la pena di un'esperienza d'orrore in sala, essa la si potrà trovare esattamente nel mezzo.

The Offering: un mondo che conosciamo poco

Il soggetto di Hoffman si basa sulla storia popolare ebraica di Abyzou, demone femminile soprannominato "ladra di bambini". Si dice che questa creatura, in quanto sterile, provi invidia verso le donne incinte e voglia a tutti i costi impossessarsi della prole. Ambientato nei giorni nostri, The Offering racconta la storia di Arthur (Nick Blood) e di sua moglie Claire (Emily Wiseman) in dolce attesa. Il protagonista torna alla sua casa natale da suo padre Saul (Allan Corduner), praticante ebreo ortodosso ed impiegato funebre. La vita della giovane coppia è molto diversa da quella della comunità di Saul, e nel tentativo di conciliare i due mondi la ladra di bambini è in agguato.

Non è la prima volta che l'oggetto di un racconto horror sia la vita e la religione ebraica; c'è già The Possession di Ole Bordedal con Jeffrey Dean Morgan, prodotto da nientemeno che Sam Raimi, uno dei padri di Spider-man, e al momento disponibile solo in versione Blu-ray. Eppure quella pellicola del 2014 si affaccia su questo mondo poco alla volta, solo alla fine, senza mai entrare troppo nel merito; qui allo spettatore, invece, sono mostrate numerose pratiche religiose di una comunità che, magari, non conosce abbastanza.

Il lavoro di Park e del suo team consiste in una meticolosa ricerca nella religione ebraica, trasponendola poi sul grande schermo: dai rituali alle credenze, dalle tradizioni alla quotidianità, come un cibo tipico cucinato da Saul per sua nuora. Da questo punto di vista, dunque, non si tratta della solita "americanata", ma di un attento documentario.

Tanti modi per raccontare un horror

La vicenda si svolge quasi interamente nella grande casa di Saul, che è anche luogo di ritrovo e di culto. L'attenzione per il ricco props design è incredibile, con una preferenza per tutti quei suppellettili capaci di dare l'idea di un ambiente vissuto, che possa raccontare una storia. Anche l'obitorio è parte integrante dell'abitazione, luogo in cui, simbolicamente, la vita e la morte si incontrano.

È qui che la sfera demoniaca dà i primi segnali, e Oliver Park, insieme al direttore della fotografia Lorenzo Senatore, cerca di visualizzarli con scelte stilistiche precise. Prima fra tutte, l'uso della soggettiva. Frequentemente Arthur, intento ad aiutare suo padre, guarda un cadavere, ma la macchina da presa si pone proprio negli occhi di quest'ultimo, rivolta verso il volto del "figliol prodigo" come se il corpo potesse osservarlo dall'aldilà, come fosse una creatura ancora viva, ma riposta in un altro mondo.

Fatte poche eccezioni, The Offering non abusa dell'utilizzo di jump scare, e questo è senz'altro un complimento. Spesso l'atmosfera d'orrore è resa attraverso il suono, più che la vista. Sussurri intensi e sinistri, grida di aiuto sommesse: allo spettatore pare quasi di sentirli nella testa, proprio come succede ai personaggi. Un frequente stato di raccapriccio che pone la mente tra la realtà e l'allucinazione.

The Offering è successo a metà

Potremmo dire che The Offering emerga tra luci e ombre. Nonostante le sue peculiarità, alcuni elementi non giocano esattamente a favore. Benché si apprezzi la scelta di concentrarsi su un mondo ancora poco indagato nel cinema, alcuni espedienti narrativi non sono estremamente originali, ad eccezione del colpo di scena finale realmente in grado di lasciare a bocca aperta e di provocare quei tanto attesi brividi dietro la schiena, quasi assenti fino a quel momento.

Il ritmo narrativo è stimolante, specialmente nella prima metà della pellicola, tuttavia è come se mancasse qualcosa, come se alcuni snodi fondamentali non fossero esplorati appieno. Occasionalmente, e per precisi motivi, si ricorre all'uso della CGI che, purtroppo, rompe l'illusione scenica, rendendo l'horror troppo "finto", senza la possibilità di immergersi totalmente o di spaventarsi per davvero. Quasi tutti i personaggi suscitano poca empatia ad eccezione di Saul, forse l'unico davvero interessante, di cui se ne coglie la caratterizzazione psicologica.

Conclusioni

The Offering è un esperimento che non tende verso né il bene né il male. Parte da intenti diversi dal solito, con una regia che si distingue per alcune trovate davvero interessanti, eppure il film finisce con il perdersi in un bicchiere d'acqua, penalizzando aspetti che invece avrebbero dovuto essere rafforzati, come quello più importante: incutere paura. Se ne apprezzano alcune scelte stilistiche simboliche ben rese a livello tecnico, ma evidentemente esse non sono abbastanza per parlare di The Offering come un prodotto appagante. Insomma, l'esordio di Oliver Park sulle parole di Hank Hoffman sta esattamente nel mezzo: un prodotto che vuole essere intelligente, ma che non sfrutta appieno le proprie potenzialità.