Immagine di Mistborn - Il Pozzo dell'Ascensione, recensione: il mondo dopo la ribellione
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Mistborn - Il Pozzo dell'Ascensione, recensione: il mondo dopo la ribellione

La nuova Luthadel è il teatro di Mistborn - Il Pozzo dell'Ascensione nella nuova edizione Mondadori all’interno della collana dei Draghi

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a cura di Manuel Enrico

In sintesi

La nuova Luthadel è il teatro di Mistborn - Il Pozzo dell'Ascensione

Oggi siamo portati a vedere Brandon Sanderson come uno dei massimi esponenti del fantasy contemporaneo, grazie a una straordinaria produzione che ha consentito al romanziere americano di presentare ai lettori diverse declinazioni del genere. Dal suo esordio con Elantris sono passati anni, eppure, volendo cercare un ambito in cui la sua crescita autoriale è evidente, è con il ciclo di Mistborn che si può apprezzare al meglio la vena creativa più autentica di Sanderson. Non stupisce quindi che all’interno della valorizzazione dell’opera dello scrittore, Mondadori abbia deciso di pubblicare nuovamente il ciclo dedicato agli allomanti di Sanderson, dando seguito Mistborn – L’ultimo Impero con una bella edizione di Mistborn – Il Pozzo dell’Ascensione.

Non una prima assoluta, considerato che l’editore milanese ha rilevato i diritti di pubblicazione di Sanderson da Fanucci, che in passato aveva mostrato di avere colto l’importanza della narrativa dello scrittore americano. Tuttavia, la nuova edizione proposta da Mondadori, presentata all’interno della collana dei Draghi, punta a offrire non solamente una lettura appagante, quanto a presentare il ciclo di Mistborn in una vesta ricca e di grande impatto. Le grafiche che dominano la copertina rigida di questo Drago Mondadori mantengono l’impostazione del precedente volume, una continuità che si ritrova anche con l’immagine che ci accoglie aprendo il volume, realizzata appositamente da Howard Lyon.

La nuova Luthadel è il teatro di Mistborn - Il Pozzo dell'Ascensione

Ad essere particolarmente interessante, al fine di comprendere l’evoluzione della saga, è la prefazione in cui è l’autore stesso a svelare le difficoltà nello scrivere un secondo capitolo. Dare vita a una saga non è 98semplice, come confessa Sanderson, soprattutto quando ci si ritrova a dovere operare su un orizzonte temporale ampio, in cui le conseguenze degli avvenimenti si propagano di capitolo in capitolo. Si potrebbe rimanere stupiti dallo scoprire come Sanderson, noto per la cura maniacale con cui incastra i dettagli dei suoi mondi immaginari, possa essersi trovato in difficoltà nell’evolvere l’universo di Mistborn, ma la sincerità con cui il romanziere confida ai propri lettori le piccole e grandi traversie personali rende ancora più intrigante la lettura di Mistborn – Il Pozzo dell’Ascensione.

Se da buon primo capitolo Mistborn – L’Ultimo Impero aveva puntato principalmente sul world building, presentando ferruchemisti e allomanti, il suo seguito si ritrova a dover dare seguito a quanto avviene dopo la caduta dell’Impero. Come facilmente intuibile, il crollo di una società basata su una rigida suddivisione in caste non può che generare una turbolenza sociale, in cui i precedenti beneficiari di questa disparità, ossia la nobiltà, mal tollera il nuovo assetto, rimpiangendo i tempi andati. D’altro canto, chi per secoli è stato soggiogato non intende certo perdere l’occasione di sovvertire la situazione, cercando una rivalsa che trascende, in taluni casi, la concezione di giustizia.

Ambientato un anno dopo il finale di Mistborn – L’Ultimo Impero, il secondo capitolo della saga vede uno scenario completamente diverso. Alla caduta dell’Ultimo Impero, le Dominazioni si sono frammentate, conseguenza dell’apparente mancanza di un controllo centrale, svanito quando Kelsier e la sua banda hanno raggiunto il loro obiettivo. La capitale imperiale, Luthadel, affronta una difficile transizione, faticosamente guidata da Lord Elend Venture, il nobile che ha sposato la causa dei ribelli, dopo essersi innamorato di Vin, la Mistborn addestrata dallo stesso Kelsier. Mentre il nome di quest’ultimo è divenuto quasi un simbolo stesso della ribellione, tramutandolo in una sorta di divinità, le tensioni sociali in seno a Luthadel rischiano di far crollare il nuovo ordine.

Mentre voci della presenza di un misterioso deposito di atium, il raro metallo che alimenta i poteri dei Mistborn, spinge eserciti di oppositori del nuovo governo ad assediare la capitale, ben più preoccupanti voci di misteriosi eventi legati alle Nebbie giungono a Luthadel, spingendo Vin e i suoi sodali a cercare risposte ad alcuni grandi interrogativi che risalgono all’origine stessa dell’Ultimo Impero.

Nonostante Mistborn – Il Pozzo dell’Ascensione sia annoverabile tra le opere della prima fase della produzione di Sanderson, è comunque percepibile come l’autore avesse comunque già chiaro come realizzare una storia che sapesse mantenere un equilibrio tra la parte politica e quella più spiccatamente fantasy. Se da un lato è intrigante il modo in cui Sanderson sviluppa le macchinazioni e gli intrighi, creando dei presupposti che si evolvono in modo avvincente e sorprendente, dall’altro è innegabile che il suo approccio alla creazione di una mitologia legata alla figura del Campione delle Ere e alla nascita dell’Ultimo Impero riesca ad ampliare quanto presentato nel precedente volume, offrendo maggior spessore a questo mondo fantasy sui generis.

Il fulcro della prima trilogia di Mistborn

Il doversi nuovamente cimentare con personaggi che hanno fatto presa sui lettori ha spinto Sanderson a imbastire una meccanica narrativa in cui ogni figura potesse avere il giusto risalto, intrecciando la loro evoluzione alle necessità del racconto, che prevede una serie di colpi di scena che coinvolge direttamente il gruppo di eroi guidati da Kelsier.

La particolarità di Mistborn – Il Pozzo dell’Ascensione è di esser il capitolo centrale della prima trilogia del Ciclo di Mistborn, che viene a completarsi con Mistborn – Il Campione delle Ere. L’universo degli allomanti creato da Sanderson, infatti, si sviluppa ulteriormente dopo questa prima trilogia, abbracciando un diverso periodo storico che ricorda il nostro ‘800, con una particolare propensione alla frontiera cara alla narrativa western. La speranza è che Mondadori prosegua la traduzione e pubblicazione dei successivi capitoli del ciclo, mantenendo anche la medesima cura editoriale.

Al netto della pregevole fattura della copertina, è apprezzabile la cura interna dei volumi, con la sempre gradita di una mappa che aiuta a seguire gli spostamenti dei personaggi, e la consueta presenza delle appendici che consentono una rapida consultazione degli elementi tipici del mondo di Mistborn. Pur trattandosi di un Drago Mondadori, formato che tradizionalmente mostra il fianco ad alcune piccole criticità a causa delle sin troppo generose dimensioni, Mistborn – Il Pozzo dell’Ascensione risulta invece perfetto in questo formato, che consente di racchiudere la ricca avventura di Sanderson in un tomo corposo e al contempo maneggevole.

Voto Recensione di Mistborn - Il Pozzo dell'Ascensione



Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • - Evoluzione interessante della saga

  • - Intrigante costruzione del post-rivoluzione

  • - Componente fantasy e politica ben congeniata

  • - Edizione di Mondadori impeccabile

Contro

  • - Non perventui

Commento

Nonostante Mistborn – Il Pozzo dell’Ascensione sia annoverabile tra le opere della prima fase della produzione di Sanderson, è comunque percepibile come l’autore avesse comunque già chiaro come realizzare una storia che sapesse mantenere un equilibrio tra la parte politica e quella più spiccatamente fantasy. Se da un lato è intrigante il modo in cui Sanderson sviluppa le macchinazioni e gli intrighi, creando dei presupposti che si evolvono in modo avvincente e sorprendente, dall’altro è innegabile che il suo approccio alla creazione di una mitologia legata alla figura del Campione delle Ere e alla nascita dell’Ultimo Impero riesca ad ampliare quanto presentato nel precedente volume, offrendo maggior spessore a questo mondo fantasy sui generis.

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Mistborn - Il Pozzo dell'Ascensione